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Ivan-Salerno, che amore: “Al sud è diverso, canto i cori della curva con le mie figlie!”

Ivan Radovanovic, ospite di Dazn Talks, ha parlato questo pomeriggio della sua carriera e dell’esperienza con la maglia della Salernitana. Salerno, il sud, il calore della torcida granata: tutte cose di cui l’ex centrocampista del Genoa ormai non può fare a meno. Non sono mancati riferimenti anche alla sua vita privata e alla salvezza storica della scorsa stagione e del rapporto con Bradaric

Il rapporto con Salerno

“A Salerno fa molto caldo, anche oggi ci siamo anche lamentati con il mister. Ho una casa spettacolare con la vista sullo stadio e noi ci alleniamo davanti al mare – ha confessato il calciatore, messo a suo agio da Barbara Cirillo e Ilaria Alesso – L’ultimo bagno ce lo siamo fatti la scorsa settimana io e Bradaric. Forse domani, invece, andrò a mare con il croato e con Piatek. L’esperienza al Sud è molto diversa rispetto alle altre che ho fatto. La gente di Salerno è molto affettuosa e trovo molte cose in comune tra il mio popolo e quello del Sud: mi sento a casa! I tifosi, lo scorso anno, credevano alla salvezza e la cosa che più mi è piaciuta è il coro “Comunque vada”. 

La tifoseria

ll centrocampista serbo ha parlato anche dell’accoglienza dei tifosi granata dopo la vittoria con la Lazio: “Dopo la vittoria il team manager Avallone ci ha detto che a Salerno ci avrebbero aspettato i tifosi. Quelli che stanno qua dall’anno scorso conoscono il calore della piazza: sembrava che avessimo vinto lo scudetto. Ieri, io e le mie figlie abbiamo cantato tutte le canzoni della Salernitana ed abbiamo anche trovato un inno vecchio. Alle mie figlie piace moltissimo, proprio come a me, il coro del “Comunque Vada”. Quando arriviamo allo stadio, l’Arechi è pieno già nel riscaldamento e canta tutto lo stadio”.

Ribery ed il futuro

Inoltre, Radovanovic ha parlato dell’addio al calcio di Ribery e del rapporto con il francese e degli obiettivi futuri: “Franck sta bene e si sta calando bene nel suo nuovo ruolo. Parla molte lingue, nella mia conosce solamente le parolacce. È molto partecipe perché quest’anno ci sono molti stranieri. Franck quando stava in campo faceva tutto con decisione. Per me è un esempio per tutto quello che ha fatto in campo ed anche per quello che ha fatto fuori. Quando sono entrato nello spogliatoio mi ha rattristito non vedere la maglia numero 7. Ho pianto molto il giorno dell’addio. In questo momento spero ancora di giocare qualche anno. Ho una certa età, ma in futuro mi piacerebbe essere un allenatore. Vorrei trasmettere molta energia ai ragazzi. Vorrei continuare a giocare per un po’, mi sento bene. Magari a Salerno, visto che Iervolino è un presidente vincente e ambizioso”.

Il rapporto con gli allenatori

Il giocatore granata ha dichiarato di avere un “Diario di bordo” in cui ci sono i vari segreti degli allenatori che ha avuto nella sua carriera: “Antonio Conte, che ho avuto per tre mesi all’Atalanta, è stato un allenatore molto importante nella mia carriera. Ha dimostrato che per vincere ed essere sempre ai massimi livelli bisogna lavorare molto. Anche Maran a Verona è stato molto importante, anche perché l’ho avuto molto tempo. Anche Nicola l’ho avuto non solo a Salerno, ma anche nell’esperienza durante il Covid a Genova. Io ho una specie di diario di bordo in cui sono scritte le varie qualità degli allenatori e gli allenamenti che ho svolto. L’allenamento più folle l’ho fatto con Ballardini, a Genova, due anni fa con una partita 7 vs 7 tutto campo. La partita era a livelli molto intensi ed avevamo venti secondo per fare gol”.

L’Italia

“Nel gennaio del 2008 sono arrivato in Italia e all’Atalanta c’era ancora la famiglia Ruggeri. Io sapevo che avrei giocato con la Primavera e tutta la mia carriera era programmata. Infatti già sapevo che l’anno dopo avrei fatto un prestito in Serie B, che alla fine ho svolto al Pisa – ha detto Radovanovic facendo un vero e proprio rewind della sua carriera – Mi sono innamorato dell’Italia e spero di rimanere a lungo qua. La cosa più bella dell’Italia che mi viene in mente sono le mie figlie nate a Verona. Mi piacerebbe rimanere in Italia e, perché no, diventare allenatore della Salernitana. Il caffè in Serbia è molto diverso rispetto a quello che accade in Italia: infatti per noi è un’occasione per parlare rispetto a qui dove invece dura molto poco. L’anno prossimo saranno 15 anni consecutivi in Italia”.

Il ruolo

Ivan ha parlato anche della sua disposizione in campo e di come si possa attrezzare per ogni ruolo: “Non ho consigliato al mister a Salerno di passare al 3-5-2, ma a Genova chiesi al mister di provare ad essere mezz’ala. Feci due-tre allenamenti e dopo aver vinto una partita contro il Cagliari, mi mette stabilmente mezz’ala. Però, nella partita successiva mi ruppi il ginocchio. Prima della partita contro il Torino Nicola decise di mettermi come libero e dopo la sconfitta contro la Roma, dove segnai, cominciò la rincorsa alla salvezza. Io ho giocato anche in difesa ed anche al Chievo con Maran. Nel 2019, precisamente il 23 dicembre, il mister Ballardini al Genoa mi fa giocare con Criscito e Masiello in difesa e ci salvammo a tre giornate dalla fine. Io mi sacrifico alla causa perché il calcio italiano è molto tattico ed ho molta passione per il calcio. In allenamento, quando mi trovo in un ruolo che non è il mio tento di adattarmi con intelligenza”

Vlahovic

Radovanovic ha elogiato il suo connazionale che non è in un buon momento: “Vlahovic può diventare un attaccante fortissimo. Durante le soste nazionali lavoriamo insieme e quella fame che lui ha l’hanno veramente in pochi. Questa fame, pure se non ha trovato molti gol, può portarlo molto in alto. Io non ho Instagram perché non sono molto Social e non mi piace rispondere ai tifosi. Infatti sui Social si può anche litigare con i tifosi che invece possono venire al campo”.

La famiglia

Il rapporto con le figlie e con la famiglia è fondamentale per l’ex clivense: “Guardo molte partite e questo fa innervosire mia moglie: ai social preferisco stare con la mia famiglia. La mia figlia più grande va in prima elementare mentre la più piccola va all’asilo: vado anche io a dormire presto. Sono un papà molto rigido rispetto a mia moglie: mi fa innervosire quando mi sfidano su alcuni argomenti. Però sono brave e non mi posso lamentare più di tanto. Devono andare a scuola anche se hanno difficoltà con la lingua”.

Lo spogliatoio e la salvezza

Radovanovic ha parlato anche della salvezza dell’anno scorso: “A me piace aiutare i miei compagni e poche volte mi innervosisco con i miei avversari. L’anno scorso litigai con Giulio Maggiore quando ci fu Salernitana-Spezia. Di solito ci alleniamo al mattino e l’ultima volta che siamo usciti e quando Mazzocchi ci ha invitato ad uscire quando venne convocato in Nazionale. Non mi sono mai particolarmente legato a qualcuno. In questo momento sto vicino a Bradaric con cui ho la lingua in comune. Ho un rapporto speciale soprattutto con quelli che hanno partecipato alla salvezza dello scorso anno. Infatti, quella salvezza fu frutto dell’unione che c’era all’interno dello spogliatoio e dell’ambiente. Anche prima di venire a Salerno io credevo alla salvezza e farò sicuramente un tatuaggio per ricordare la salvezza”.

Il gol alla Roma

Tornando all’Olimpico, il serbo a parlato del suo unico gol in maglia granata: “Era un periodo molto difficile e chiesi a Ribery di toccarmi la palla. Avevo fatto un gol simile con il Novara contro il Napoli. La cosa bella fu sentire solamente i tifosi salernitani e per inerzia andai ad esultare sotto il settore ospiti. Sono anche molto sfortunato visto che ho fatto pochi gol nella mia carriera. Ho fatto molte partite belle però è il gol a lasciare il segno nella storia del calcio”.

 

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