Con una personalità del calibro di Antonio Imborgia ci sono stati tanti retroscena svelati durante la diretta Instagram in cui è stato nostro ospite. L’ex direttore sportivo granata, che ha vissuto i momenti più complicati della storia recente della Salernitana, ha però avviato il discorso dalle complicazioni attuali, quelle che dipendono dal Covid-19. “Secondo me bisogna iniziare ad allenarsi e vedere che succede in queste settimane – sostiene Imborgia – i professionisti non possono stare fermi troppo tempo. Il virus potrebbe essere meno aggressivo, secondo me e secondo quello che leggo sta perdendo intensità, anche le temperature dovrebbero aiutare. Poi non è solo un fatto economico, come hanno detto il capo della Uefa e il ministro dello sport è un fatto sociale. Ricominciare aiuterebbe a far ripartire tutti, è un segnale. Se c’è la possibilità di dare questo segnale in sicurezza sarebbe doveroso farlo“. Il calcio però è l’unico sport per cui si sta insistendo così tanto per la ripresa: “Ogni presidente trova una soluzione ma è sempre una soluzione che gli leva le castagne dal fuoco. Non voglio portare l’acqua al nostro mulino, ma se fanno vedere un gran numero di partite a settimana e su cinque canali di sport quattro sono di calcio, è chiaro l’impatto che questo sport ha nella nostra società, lo rende unico. Io guardo tutti gli sport se c’è una competizione importante, ma l’emozione e l’imprevedibilità che dà il calcio non ci sono in nessun altro sport. Forse solo il basket crea situazioni simili, ma solo se gioca uno come Michael Jordan. Nel calcio invece succede anche in una partita di Lega Pro“. Ma tra gli ostacoli, oltre ai rischi per la salute, c’è anche il costo che la messa in sicurezza comporterebbe: “Sicuramente la Serie A ha la possibilità per ripartire perché ha i mezzi economici per seguire i protocolli. Se hai i soldi puoi permetterti tutto, ma non è il caso di Serie B e Lega Pro. In Serie B poche squadre possono avere i mezzi economici per adeguarsi ai protocolli, penso a Benevento, Frosinone, Perugia, Empoli e Salernitana“.
Proprio le ultime due sono quelle che l’ex direttore individua come le più pericolose dopo un eventuale ripresa: “Penso che se si dovesse ripartire Salernitana e Empoli sono le maggiori candidate a fare meglio. L’Empoli perché ha una rosa lunga che la favorirebbe soprattutto se si gioca più volte in pochi giorni. La Salernitana perché ha una grande proprietà, sono molti a non avere un rapporto idilliaco con Lotito ma è un grande imprenditore del calcio. È uno che il calcio lo sa fare e ha i mezzi e le opportunità per farlo. Poi ha un buon allenatore che io avevo proposto a varie squadre in Serie B prima che fosse la Salernitana ad avere l’intuizione. ha anche una una buona squadra, a cui la sosta permette di rimettere insieme i cocci. Infine l’Arechi pieno vale tantissimo e chissà che magari a fine luglio o agosto, per i playoff, gli stadi saranno di nuovo aperti“. Anche Imborgia è uno di quelli a non avere un rapporto idilliaco con il patron granata: “Con Lotito non c’è più stato un buon rapporto in seguito a un episodio. Dovevamo incontrarci, ma lui ha il problema di essere abituato a farsi aspettare, dopo ore di attesa non arriva proprio perché ha altro da fare. Poi di mattina dorme perché non lo fa la notte. Ne parlo anche con simpatia perché è un personaggio unico, però fa il presidente. Litigammo riguardo una trattativa per Behrami, mio assistito, dopo tantissimi incontri finì male. Da lì tentò sempre di crearmi problemi, ma io quando ho problemi cambio strada, quindi il rapporto si interruppe. Comunque Lotito è talmente bravo e forte da essere in grado di cambiare anche le N.O.I.F.. Poi credo che lui voglia vincere, il valore della Salernitana in Serie A triplicherebbe, 30000 abbonati, televisioni, qualche Sky Box, un ristorante e ha fatto bingo“.
E qui inizia il racconto della sua storia con il Cavalluccio: “Bombardini fu il mio migliore acquisto. Ricordo che non poteva camminare a Salerno, in ritiro gli ultras mi vennero a dire che lo dovevo portare via e un’altra volta a un incontro dove era presente anche Breda l’aria si fece pesante. Non me ne vogliano quelli di adesso, ma quelli erano anni in cui gli ultras erano veri e facevano sentire la loro presenza. In tanti fecero bene, Lanzaro, Polenghi, Rubino, Shala, Coppola, Ambrosio. Invece Brunner e Terni che avevano fatto bene con me a Como non resero, fui anche costretto a vendere Di Vicino, ma fu per sistemare varie situazioni. Borgobello lo voleva tutta Salerno, però aveva problemi fisici e questo non lo dovevo sapere io ma lo staff medico. Fare errori è normale, credo di averne commessi tanti ma di aver fatto anche tante cose buone e c’era una difficoltà economica bestiale, con Aliberti facevamo fatica a pagare gli stipendi ripetutamente. Devo dire le cose come stanno, ma sono rimasto amico di Aliberti nonostante lui ci rimase male che andai a lavorare con Lombardi. Facemmo degli errori però furono degli errori necessari, senza i quali la Salernitana non avrebbe potuto iscriversi al campionato. Quella Salernitana dopo tanti problemi fece una seconda parte di stagione incredibile“. Era un calcio diverso da quello di oggi: “Nel 2014, in una cena dopo aver interrotto il rapporto con il Parma capisco che il calcio sta cambiando. I presidenti e il sistema cambiano in maniera profonda e i direttori sportivi hanno meno potere. L’ultima squadra in cui ho fatto davvero il direttore sportivo è stata il Grosseto, dove c’era un presidente vulcanico come Camilli che però faceva calcio e mi lasciava lavorare. Al Parma con Leonardi non era la stessa cosa. Ma inutile dilungarsi sugli altri, parliamo di Salernitana. Salerno è diversa, in tutto quello che ti dà e come te lo dà. In Serie C ricordo che era una squadra in difficoltà, iniziammo male, poi la squadra fu corretta. All’inizio non avevo capito Salerno, non avevo capito come rapportarmi, poi con Aliberti era difficile“.
L’esperienza con Lombardi invece terminò nel peggiore dei modi: “Negli anni con Lombardi l’aria s’era fatta pesante, mandai via la mia famiglia e io andai a vivere a Vietri. Con Lombardi il rapporto alla fine si era strappato dal punto di vista personale. Capii che non mi veniva raccontata tutta la verità, quindi ci fu un confronto educato in cui gli dissi quello che pensavo e credevo che vincere il campionato mi avrebbe potuto mettere in condizione di trovare qualcun altro per guidare la Salernitana. Lui era un presidente che non poteva permettersi di fare investimenti, era uno che insieme ad altri poteva fare le cose fatte bene. Arrivammo alla partita col Genoa da separati in casa, sapevo anche che lui aveva già preso Coscia e che tra noi era finita“. Poi la semifinale playoff col Genoa finita con un’incredibile delusione: “Col Genoa preparammo bene l’andata, ma loro prepararono altrettanto bene il ritorno. Loro erano una squadra forte e entrambe le squadre sapevano che quella era la finale e non la semifinale. Però le partite vivono di episodi. Noi abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare per andare in Serie B e loro hanno fatto lo stesso, poi la fortuna ha girato per loro. Il ritorno è fatto di particolari, tante cose che sono andate verso di loro invece che verso di noi. Araboni? Non puoi indovinare tutto, lo ripeto, quando ti occupi di tante cose è normale fare anche errori. Araboni era un errore ma magari è un errore anche la sua gestione. Forse in quella partita doveva essere titolare qualcuno più pulito sotto porta, come Magliocco o De Cesare, ma Cuoghi lo vedeva bene perché nessuno faceva il suo stesso lavoro in campo, un po’ Ferraro ma aveva quel problema alla caviglia“.
Tornando al presente l’ex dirigente, calciatore e procuratore, si confronta con l’attuale direttore sportivo granata: “Fabiani vince 4-0 contro di me, va a Genoa e vince, viene a Salerno e vince. È quello che ha vinto più di tutti a Salerno. Però secondo me continua a non capire com’è il posto. Non è il luogo dove andare testa a testa e a dire che comanda lui e gli altri non sono nessuno. Non dico che deve essere ruffiano, ma più partecipe. Poi magari Salerno è cambiata, quindici anni fa tante cose dette e fatte non sarebbero state permesse. Ho visto Aliberti con la faccia bianca, a Fabiani non credo sia mai venuta. Lui comunque sa fare il suo lavoro e lo fa a modo suo, ma secondo me deve essere più paziente. Io ho litigato con tutti i giornalisti a Salerno, ma tutti hanno un buon ricordo di me perché ero sincero. Con i giornalisti non facevo interviste, ma li chiamavo al Volpe e gli spiegavo le mie idee. Non ce l’ho con Fabiani, anche se non ne ho mai parlato bene. Però tutto quello che gli dovevo dire gliel’ho detto di persona. Lui è simpatico e sa gestire bene le situazioni, deve solo essere più paziente“.
Sulla squadra invece commenta e consiglia: “È la più competitiva degli ultimi anni. C’è molto di Ventura in questa Salernitana e nel modo in cui è stata fatta la squadra. Secondo me dovrebbero ascoltare un po’ di più Tare, su tutto, sulle scelte futuribili, sulle scelte tecniche, in questo momento è il direttore più ispirato d’Europa insieme a Paratici. Non tutto quello che arriva dalla Lazio non va bene, se arriva per vincere, anche se resta di proprietà della Lazio, ben venga. Secondo me se si crea sinergia tra Lotito, Ventura e Tare il futuro della Salernitana sarà roseo“. Infine Imborgia rivela il calciatore a cui si è legato di più e il momento peggiore con la Salernitana: “Il giocatore che ho più nel cuore è Bombardini, tutta la vita, me ne avevano parlato tutti male, ma a parte il giocatore straordinario che era ho trovato un uomo giusto e leale. Il ricordo più brutto è la semifinale di ritorno a Genoa, ancora piango e ho gli incubi la notte. La Salernitana meritava di superarla ma il Genoa era arrivato prima di noi in classifica e quindi col risultato pari andò avanti“.
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