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Il campionato buttato: quel flop interno col Genoa ultimo dei rimpianti. Con 6 punti in più a gennaio…

La quota salvezza alla fine è stata sui 36 punti, proprio come nelle previsioni. La Salernitana non è stata capace di lottare in maniera convinta, ultima sin dalla giornata numero 10. Una retrocessione che ovviamente è meritata e non può far pensare a nessuno che “se fossero arrivati quei 5-6 punti in più forse la missione sarebbe stata compiuta”. Distacco abissale dalla zona salvezza per i granata, che “quando le altre hanno rallentato, aspettandoci, ha messo la retromarcia”. Parole di Antonio Candreva.

A voler sforzarsi di trovare i momenti in cui sono state buttate dalla finestra le possibilità quantomeno per avvicinarsi e riaprire i giochi con più convinzione, la rassegna può partire dal 27 settembre ad Empoli contro gli azzurri, che fino a quel momento avevano sempre perso senza mai far gol. Alla sesta giornata, la Salernitana andò ko al Castellani 1-0 regalando l’azione del gol ai toscani; un legno di Cabral e un fuorigioco probabilmente non da fischiare sullo stesso capoverdiano in occasione di un gol annullato ai granata rendono questa partita inseribile nella cartella del “poteva starci il pareggio“. Punticino lasciato, senza dubbio. Dalla sesta alla dodicesima, Sassuolo-Salernitana. I granata, frattanto passati dalle mani di Sousa a quelle di Inzaghi, vanno sul doppio vantaggio nella prima mezzora: una squadra matura e che sa quel che vuole la controlla e la porta a casa, mentre i granata nel secondo tempo vengono raggiunti e rischiano pure di perderla. Pareggio alla fine giusto, il rimpianto è per aver buttato via un doppio vantaggio esterno. Il 22 dicembre grandissimo rimpianto per il 2-2 interno contro il Milan: granata abili a ribaltare l’iniziale vantaggio rossonero di Tomori con Fazio e Candreva, poi raggiunti al 90′ da Jovic. Una vittoria avrebbe potuto far svoltare la stagione e non avrebbe fatto gridare alla “rapina”. Due punti persi. Che dire di Salernitana-Juventus? Partita di sostanza alla prima di gennaio, 1-1 sostanzialmente meritato ed equilibrio rotto al 91′ da Vlahovic su gentile regalo di Ikwuemesi con una palla persa da brividi. Altro punto perso e si sale a 4.

Ben giocato anche il derby del Maradona, anche qui con enormi rimpianti e vantaggio di Candreva vanificato dall’irruenza in area di Fazio per il rigore nel recupero del primo tempo del momentaneo 1-1 del Napoli e ancora una volta da leggerezze unite a valutazioni arbitrali discutibili sul 2-1 del 96′ firmato Rrahmani: altro punto lasciato per strada. Stesso discorso per il successivo match col Genoa, aperto con il vantaggio dopo pochi minuti e chiuso sull’1-2 con il decisivo, goffo fallo di mano di Lovato che ha causato il rigore del sorpasso. Insomma, se alla 21ma giornata la Salernitana avesse avuto 6 punti in più sarebbe stata a quota 18 a braccetto con Cagliari e Udinese, non sicurissima ma comunque lì a giocarsela. La gara persa contro i liguri probabilmente è quella che definitivamente ha messo fine alle speranze salvezza, inconsciamente. Ancor prima della débacle interna contro l’Empoli.

Con quei 6 fantacalcistici punti in più a quel punto del torneo (a mercato di riparazione ancora in corso, cosa da non sottovalutare) probabilmente non sarebbe arrivato l’esonero di Inzaghi e la squadra avrebbe potuto giocarsela meglio in altre partite, più serena, soprattutto negli scontri diretti che erano ancora da disputare. Il 2 marzo a Udine con la gestione Liverani l’ultima chance buttata al vento: vantaggio con Tchaouna, pari subito (come al solito) nel recupero del primo tempo e incapacità di sfruttare la superiorità numerica dal 64′. Giochi praticamente fatti già prima, però un successo avrebbe potuto portare i granata a -6 dalla salvezza con qualche scontro diretto ancora da disputare a -11 dalla bandiera a scacchi.

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