ROMA. Danilo Iervolino e Guglielmo Stendardo in una lectio all’università Luiss Guido Carli di Roma. La sede di giurisprudenza dell’ateneo di Confindustria ha ospitato ieri pomeriggio un convegno su “La radiografia del sistema sportivo italiano”, tenuto, per l’appunto, dall’ex calciatore granata nonché oggi avvocato Guglielmo Stendardo e con il dottor Federico Cinti. Un ritorno al passato per Iervolino, che ha costruito la sua fortuna proprio nel settore dell’istruzione e che oggi rimane presidente dell’Università Telematica Pegaso, da lui fondata a Salerno nel 2006. Guglielmo Stendardo è oggi allenatore della squadra di calcio dell’ateneo Luiss, che milita nel campionato di Eccellenza del Lazio. Ma nel mentre il telefono dell’imprenditore di Palma Campania è caldo ed è costretto a lasciare l’aula dell’incontro, probabilmente notizie dagli avvocati del club del cavalluccio, che ieri hanno ottenuto l’ennesima vittoria nelle aule di tribunale. Poco dopo l’annuncio di Iervolino, “Sì, abbiamo vinto”. Ovviamente sul Venezia, perché la Corte Sportiva d’Appello ha rigettato il ricorso dei lagunari sulla gara fantasma del 6 gennaio.
La lectio
Al centro della lectio c’è il sistema sportivo, che produce annualmente 40 miliardi di euro ed è pari al 2,5% dell’intero pil italiano. Ad oggi, però, ci sono molte criticità e l’analisi di nuove prospettive è d’obbligo. Ma non solo, un Danilo Iervolino a tutto tondo si presenta agli studenti, a partire dalle idee che vuole trasferire nel mondo del calcio, nonostante una battuta iniziale, “la Lega è un luogo litigioso e chiassoso” dopo aver chiuso la telefonata con il collega Cairo per l’elezione del nuovo presidente di A. “Investo nel calcio per guadagnare, non di certo per perdere soldi e disperdere il mio patrimonio”, mette in chiaro subito l’imprenditore di Palma Campania, quasi a ribadire il binomio tra lo stakeholder (portatore di interessi economici) e la figura di presidente-tifoso. E’ presente all’incontro anche Edoardo De Laurentiis e il numero uno della Salernitana abbraccia l’idea del presidente del Napoli, che tanto ha fatto discutere nella città partenopea: “L’industria del calcio è un’industria dello spettacolo, la media economy, è tutto etereo e non c’è niente di materiale. Si può creare uno stadio virtuale nel metaverso e creare le pubblicità lì”.
È notizia di pochi giorni fa l’acquisizione dal gruppo Gedi della rivista L’Espresso, ma non sono mancate polemiche come sottolinea Iervolino: “A volte una pacca sulla spalla me la meriterei. Sulle polemiche sorrido e me ne frego.Il popolo vuole il sangue, quindi il fatto che ci sia sempre qualcuno che ti voglia accoltellare e vedere il tuo sangue a terra. I giornalisti sono dispiaciuti non perché l’abbia preso io, ma perché non hanno partecipato ad un progetto di rilancio e sono stati mortificati nella riqualificazione che non c’è mai stata dalla vecchia proprietà. Ce l’hanno con Gedi e non nei miei confronti, forse c’erano link con la vecchia gestione Gedi che io non so. Ci voglio mettere però tanto entusiasmo e tante idee. Per quanto riguarda la società granata, invece di essere considerato come un cavaliere bianco per averla salvata dal baratro, come poi sono stato giudicato dalla mia città, dall’altra parte ho dovuto sentire qualche giudizio“. Così l’imprenditore ritorna sulla decisione di rilevare la Salernitana a poche ore dalla possibile scomparsa: “La stessa mattinata del 1 gennaio leggevo commenti che mi associavano a Lotito dicendo fossi suo amico, mentre altri dicevano che lo stesso patron della Lazio mi avrebbe voluto denunciare in quanto 10 milioni non corrispondevano alla sua valutazione della società”.
Le idee
“Il settore sportivo italiano macina non utili, ma ha perdite di 5 miliardi all’anno. È un settore piatto. A me piace la sfida”. Così esordisce il presidente granata nell’analizzare le criticità del sistema sportivo italiano. Ma nel suo discorso abbraccia l’intero tessuto sociale: “Oggi stiamo vivendo il più grande conflitto generazionale, i giovani ne sanno di più, però si dice che manca loro l’esperienza. In Italia c’è un tappo in tal senso. Bisogna superare il pregiudizio. L’omologazione in Italia dà consenso sociale. La cosa fondamentale è scoprire nuovi solchi non calcati da altri, l’omologazione spegne la vita e l’entusiasmo. Sono stato un rivoluzionario fondando un’università, un settore così refrattario all’innovazione”.
Il tutto, però, tra presente e futuro. Iervolino lancia se stesso e gli studenti, analizzando le figure professionali ancora sconosciute, ma che saranno fondamentali sul mercato del lavoro tra pochissimi anni: “Che competenze servono a questo settore? Una squadra di calcio deve monetizzare l’audience dei tifosi. Dobbiamo creare servizi innovativi di community, facendo leva sulla possibilità di rendere protagonista il fan attraverso il coinvolgimento e con una tecnologia innovativa, semmai con un visore si potrà stare vicino ai giocatori negli allentamenti e nei pranzi, ovviamente tutto a pagamento. Il calcio italiano è annacquato oggi, perché mancano le personalità che sono ancora in corso di formazione. Il settore dello sport è un’industria particolare: non c’è il classico proprietario che produce i beni e servizi da vendere sul mercato, ma c’è un proprietario immerso in un’industria come quella calcistica che ha una ricaduta sociale molto forte, quindi c’è bisogno di tecniche di combinazione e distensione nei confronti dei tifosi”.
Lo stadio e i tifosi
“Lo stadio non deve essere per forza di proprietà, le infrastrutture sono sicuramente importanti, ma la cosa fondamentale è far vivere un’esperienza incredibile al tifoso. L’industria del calcio è industria dello spettacolo”, dice il patron granata. Importante, poi, l’approccio con la tecnologia, di cui lo stesso Iervolino ha fatto un marchio di fabbrica: “I tifosi sono uno dei fattori importanti, chi investe nel mondo del calcio deve essere comunicatore, poi c’è anche la questione dello stadio in cui c’è bisogno di investire. Oggi stiamo cercando un project manager per la Salernitana, non esiste ancora una professione del genere. Deve essere una persona che sappia ottimizzare dai tortelli all’accoglienza, l’accompagnamento, i video, gli annunci relativi all’evento calcistico. questo serve per fare fatturato. Noi fatturiamo 8 milioni con lo stadio, quasi il 20% per noi che fatturiamo meno di 50 milioni di euro. Oggi c’è MyTraffic, applicazione che sa in un luogo la profanazione delle persone che ci sono matchando i big data di tutte le grandi majors americane e tracciando cosa queste persone spendono e dove vanno nei successivi giorni, oggi la pubblicità è invasiva mentre un esperto manager dello stadio deve dire il contrario, ovvero pubblicità solo quando c’è un bisogno esatto e latente di quel prodotto”.
Capitolo tecnologia applicata al calcio: “Ho già parlato di rivoluzione del settore. Oggi si usa comprare i servizi di Socios.com, che è una commodity ma non un plus quindi non un valore aggiunto. Questo perché le società non hanno sviluppato dei tours interni, noi stiamo sviluppando un’applicazione grazie al metaverso, con tanti avatar dei tifosi della Salernitana, che possono scegliere il posto allo stadio, uscire e andare alla macchina o al ristorante, possono decidere di comprare la maglia match worn del loro giocatore preferito. Tutto questo per aumentare le revenues. Ma comunque l’intelligenza artificiale non può cambiare modo di lavoro dell’uomo, perché è fredda e non ha calore”.
Sulla Superlega: “E’ il tema dei temi. La squadra di calcio è mia e io la facci giocare dove voglio. Questa è la fredda idea, sicuramente possibile. Posso cancellarmi dal campionato italiano e iscrivermi a quello americano. Ma tutto questo è un’iperbole. Se calcio si considera come industria privata allora a questo scenario ci potremmo anche arrivare. Non ci sono ancora le condizioni, perché ad esempio lo stadio non è nostro e ci sono articolazioni che non permettono di pensare che noi siamo una cosa privata e separata dall’impianto comunale ad esempio. Alla fine nessuno avrà il coraggio di cambiare ciò che è cambiabile, perché sarebbe una sferzata di recrudescenza troppo forte. Le altre squadre rimarrebbero solo in campionati secondari così facendo. Cosa mi auspico? Dobbiamo capire dove andare a cambiare le cose. Comincerei a piccoli passi, questo non è il male del calcio. Il calcio è stato drogato, i contratti dei calciatori stanno scoppiando e c’è una mancanza di regole sugli agenti. Per i prestiti nella sessione invernale ho pagato quasi la stessa somma alle mediazioni dei loro procuratori”.
Retrocessione? No problem…
“Ci sono tanti imprenditori che hanno fatto bene nella storia del calcio, Berlusconi, Moratti, la famiglia Agnelli, De Laurentiis e Percassi con l’Atalanta, per fare degli esempi”, ai nostri microfoni l’imprenditore spiega la sua strada per costruire il successo in questa particolare industria. “Bisogna essere tifosi e farsi prendere dall’emozione, ma essere anche lucidi e avere strategia e lungimiranza. Questa è la ricetta ideale per guidare una squadra di calcio”. Ma Iervolino non teme la retrocessione: “La tifoseria salernitana è straordinaria. sa che c’è stato un problema e noi abbiamo cercato con ogni sforzo di fare i correttivi per restare in A. Ma se ciò non dovesse avvenire ripartiremo dalla B e cercheremo di vincerla subito per poi tornare a stare stabilmente in serie A”. L’instant team costruito per ottenere risultati nel breve termine, ovvero la permanenza in massima serie, vedrà delle modifiche inevitabilmente in caso di retrocessione, ma rimarranno i giovani di prospettiva che hanno vestito il granata da gennaio: “Non mi sono ancora confrontato con Sabatini, ma alcuni giocatori come Mazzocchi possono rappresentare il futuro della Salernitana”.
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