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Gustavo si racconta: “Voglio vincere in Romania e completare gli studi. Tornare a Salerno sarebbe bellissimo”

È in Inghilterra dal fratello Bruno, aspetta – come tutti – che la pandemia possa arrestarsi presto e non vede l’ora di cominciare la sua seconda avventura con il Craiova, nella massima divisione romena. Ma Gustavo Vagenin non dimentica la sua Salerno, la città che l’ha accolto in Europa e che gli ha fatto vincere anche tanto: un campionato di Serie D col Salerno Calcio, uno di Seconda Divisione (con Supercoppa) e una Coppa Italia Lega Pro con la Salernitana tra il 2011 e il 2014. Il talentuoso brasiliano ha parlato di sé, del suo passato e del suo futuro nel corso di un interessante live su Instagram con la nostra redazione.

“Dovevo cominciare con il Craiova in Romania, ho firmato un mese fa, ma dopo 14 giorni hanno sospeso tutto e ho scelto di tornare in famiglia per non stare da solo in quarantena. Ho tanta voglia di giocare lì, voglio aiutare la squadra a vincere. Ora dobbiamo solo aspettare, non sappiamo se riusciremo a riprendere o meno. Va visto come andranno le cose, io penso sia giusto magari riprendere, quando sarà possibile, terminare il campionato e ripartire subito con la prossima stagione, senza troppa pausa”, ha esordito Gustavo, classe 1991 e tanta buona volontà nell’allenarsi anche in casa: “Sono fortunato perché sia mio fratello che la moglie si allenano con me e mi aiutano. Facciamo palestra e poi c’è un parcheggio privato sotto casa per fare anche qualcosa di aerobico. Oltre ad allenarmi leggo libri, gioco alla playstation e guardo film. È il massimo che si può fare in questo momento. Mi piace giocare a Fifa, ci sfidiamo con mio fratello. In questa quarantena sto vincendo io”.

Gli scrivono dalla Cina, dalla Romania. Ovunque sia stato, ha lasciato un bel ricordo. “In tutti i posti in cui sono stato ho stretto rapporti importanti, con componenti dello staff e tifosi. In Romania vinsi la Coppa di Romania e si è creato un bel legame. – dice l’ex granata – Col Craiova ho giocato le coppe europee, a San Siro contro il Milan con 60mila persone, fu un’esperienza unica. Se penso a dove sono partito, dalla Serie D, è stata una bella soddisfazione. Sono stato costretto ad andar via dall’Italia per calcarne i grandi palcoscenici, paradossalmente. Anche in Cina è stato bello, ho conosciuto una nuova cultura e anche lì ho sentito l’affetto dei tifosi. Sono preoccupatissimo per la situazione, è cominciato tutto lì. Sentivo spesso i miei amici lì e mi dicevano che non era facile. Ora lo sta vivendo l’altra parte del mondo e loro sono in miglioramento. La strada giusta è stare a casa e avere pazienza”. Positività.

Il suo gol allo scadere contro il Selargius, in Serie D, salvò la panchina di Perrone. “Era il primo anno a Salerno, non avevo mai segnato ed eravamo sotto nel punteggio e a pari punti in classifica col Marino. Partii dalla panchina, poi entrai e feci un assist a Caputo, prima di segnare di testa su un bel cross di Mounard. Da lì partì una cavalcata bellissima per vincere il campionato. La partita dopo giocai titolare contro il Sora all’Arechi perché Biancolino era squalificato. Segnai ancora e ballai sotto la Siberiano, tutto fantastico. – ricorda Gustavo – In C2 ho fatto tanti bei gol, per esempio quello col Fondi, contro la Vigor Lamezia segnai da fuori con un gran tiro, con L’Aquila segnai a giro; anche quell’anno vincemmo il campionato. Nella seguente stagione il cambio continuo di allenatori sicuramente non ci fece bene, eppure la squadra era fortissima. C’erano Foggia, Mendicino, Ginestra, Guazzo. Dico che anche noi calciatori avremmo dovuto fare di più. Di quell’anno ricordo il gol contro il Benevento, la curva era qualcosa di pazzesco, scene epiche”.

In un momento in cui la maggior parte delle persone è costretta a casa, è naturale trovare anche il tempo per riflettere e provare a vedersi negli anni futuri. “Ovviamente vorrei continuare a giocare, dovunque andrà continuerò a dare il massimo per migliorarmi. Spero di vincere in Romania per il momento, poi mi piacerebbe giocare in Spagna o tornare in Italia. Non ho concluso gli studi, ma c’è tempo e vorrei completarli, non so dove, ma credo lo farò. Salerno? Mi piacerebbe tantissimo tornare, perché lì sono stato benissimo e ho lasciato tanti amici. È molto gratificante ricevere ancora messaggi d’affetto”. Del resto, le sue origini italiane lo legano particolarmente al nostro territorio: “Mi sento sia italiano che brasiliano, ho il rimpianto di non aver giocato le Universiadi nel 2013 con gli azzurri, feci la preparazione a Coverciano e a Roma. Fu bellissimo indossare quella maglia, anche se solo in amichevoli di allenamento. Quando arrivò la convocazione fui felicissimo. Purtroppo ci furono problemi burocratici e non riuscii ad andare in Russia”.

 

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