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Calciomercato

Gennaio senza botti (e coi rifiuti), tifosi delusi: Salernitana, un problema di ambizioni?

“Servono innesti a centrocampo e in attacco. La mia idea? Vorrei schierare tre giocatori in avanti, la società sa cosa penso. Per ora sul campo bisogna aggiustare la testa, occorre più coraggio. Serve gente che non abbia paura di giocare all’Arechi, altrimenti da dodicesimo uomo diventa luogo da prova da tagliola”. Così Angelo Adamo Gregucci aveva pubblicamente chiesto rinforzi dopo la sconfitta interna contro il Lecce. Con gli innesti di Calaiò e Lopez (e le partenze di Bocalon, Castiglia e Vitale, oltre a Kalombo che era di passaggio) la Salernitana lo accontenta a metà e lascia, probabilmente, qualche falla nel settore mediano, dove il tecnico aveva chiesto calciatori “in grado di coprire più fette di campo possibili: Akpa e Di Tacchio ci riescono, giocando a due. Se mancano, devo inserire un terzo per coprire tutto il campo”. Sfumato Dezi, calciatore comunque adatto preferibilmente a un centrocampo a tre, la Salernitana non aggiunge dosi di corsa e dinamismo. Odjer e Akpa sono spesso in infermeria, Minala viene da sei mesi di assenza dai campi. Non resta che sperare in un’inversione di tendenza, su questo.

In compenso, arrivano elementi che di esperienza ne hanno da vendere, abituati sicuramente a gestire le pressioni, ma con una carta d’identità che va oltre la linea verde: 37 anni per l’attaccante, 34 per il terzino mancino. Il coraggio chiesto da Gregucci non mancherà. Così come il fiuto del gol che, sulla carta, è maggiore nel DNA di Calaiò che tuttavia, rispetto a Bocalon, risulterà certamente più statico e bisognoso di tempo per riprendere il ritmo partita, visto che la sua ultima presenza ufficiale è datata 18 maggio 2018. Poi si è sempre allenato regolarmente col Parma, disputando le partitine amichevoli con la Primavera. Ma non è la stessa cosa.

La tifoseria non pare aver gradito la conduzione del mercato di riparazione. Social impazziti e toni perentori da parte dei sostenitori nel giudicare “di indebolimento” la campagna trasferimenti di gennaio. “Serviva il bomber”, il commento più gettonato, tra chi rimpiange anche alcuni partenti e chi invece invocava l’arrivo di un attaccante sulla carta più giovane e pronto. Si dirà, la Salernitana ha a lungo puntato su Ceravolo, elemento di indiscutibile valore. Ma l’ex ternano ha rifiutato, così come Dezi, lasciando col cerino in mano la dirigenza campana. Che pure un’offerta economicamente molto importante alla “Belva” l’aveva fatta, intenzionata a “fare follie” solo per uno come lui. Anche se di attaccanti potenzialmente in uscita da altri club e con un pedigree di tutto rispetto ce n’erano, come ad esempio il veronese Di Carmine. “Ma avevano funzionalità diverse, sfido a trovare giocatori di pari valore rispetto a Ceravolo sul mercato. Se poi ci hanno appioppato nomi come Cissè, è un discorso diverso”, ha ribattuto ieri sera il ds. Un Fabiani amareggiato, evidentemente arrabbiato per i no ricevuti ma che ha provato a non darlo a vedere.

Già, i dinieghi. Negli ultimi tempi Salerno non sembra essere più piazza ambita per determinati calciatori. Quelli, magari, che “hanno contratti da Serie A e vogliono tutelarsi, mantenendoli”, per usare parole dello stesso ds granata in riferimento a Dezi e Ceravolo. Perché un tempo la Salernitana, pur avendo società molto meno solide rispetto a quella attuale “che paga gli stipendi puntualmente ogni mese” – la normalità – era comunque una meta gettonata per passione, calore del pubblico e soprattutto ambizioni. “Vincere a Salerno è diverso che farlo altrove”, il punto di vista di chi in granata ha vinto campionati, in ogni categoria. Ebbene, più di un punto interrogativo sorge spontaneo nel commentare i no alla Salernitana: problemi di ambizioni, meramente economici, di calore evidentemente sopito della piazza? O ancora, malcontenti (di vario genere) di calciatori precedentemente passati per Salerno che si diffondono nell’ambiente e che rendono i colleghi restii ad accettare Salerno, se non con la voglia/necessità di rilanciarsi o trovare consacrazione, se giovani? Risposte che solo Ceravolo e compagnia potrebbero dare. Già in precedenti sessioni di mercato qualcuno aveva detto no. Alcuni avevano mantenuto le loro posizioni, altri (come Di Gennaro, precedentemente Della Rocca tra i casi più noti) le avevano ammorbidite a poche ore dal gong. Ma spesso i rifiuti venivano per motivi economici. Stavolta, la Salernitana ha messo sul piatto soldi, e tanti. Ricevendo lo stesso un “no, grazie”.

Milano si sveglia sotto la neve, a bocce ormai ferme. Resta il campo, adesso. O il mercato degli svincolati, tenendo fuori lista il portiere Russo, diciottesimo over. Resta però, soprattutto, da riconquistare la tifoseria che sembra più che mai sfiduciata dalla linea portata avanti dalla società in questo mercato di gennaio. “Dalla campagna acquisti si capiranno tante cose”, dicevano in tanti. Ebbene, l’esito dei movimenti – se paragonato a quelli messi in atto da altri club concorrenti – non sembra fare della Salernitana una squadra che vuol puntare con decisione al salto di categoria. Almeno sulla carta. Questo, nell’anno del centenario, fa male a chi ama il cavalluccio marino. Al campo la possibilità di far tornare il sereno, a tutti i livelli.

1 Commento

1 Commento

  1. MAI SETELLITE DELLA LAZIO

    01/02/2019 at 14:48

    SPALTI VUOTI.

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