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Fisicità, rosa profonda e difesa bunker: la ricetta della felicità. E se Di Gennaro e gli attaccanti iniziano a girare…

La ricetta della felicità ha un coefficiente di difficoltà abbastanza alto. Vanno ricercati gli ingredienti giusti, ma in campo come in cucina questo non può assolutamente bastare. Quello che fa la differenza, infatti, sono le dosi ed il giusto mix. Stefano Colantuono non vanta stelle Michelin o cose del genere e magari ai fornelli non sarà nemmeno Carlo Cracco, però non curante di ciò ha comunque indossato la toque blanche e dall’alto della sua esperienza sta shakerando a dovere gli ingredienti che la società e la dirigenza gli hanno piazzato sul tavolo ad agosto. Se oggi la Salernitana è la squadra col miglior rendimento interno casalingo ed una delle più continue del torneo, lo si deve a tre grandi fattori. O…ingredienti: fisicità, profondità della rosa e difesa bunker.

La prima è stata un mantra in sede d’allestimento della rosa e rappresenta una vera e propria ossessione per il tecnico Colantuono. Però una squadra fisica difficilmente riesce poi a sprigionare estro e qualità, si potrebbe asserire. Tutto vero, ma la caratura tecnica della Salernitana non è indifferente e, dunque, col duro lavoro quotidiano e la giusta applicazione si può scollinare anche questo “problema”. Tra tante virgolette, poichè la fisicità offre una mano tesa nei momenti in cui le gambe non girano come dovrebbero o, in particolar modo, sulle palle inattive. Sia a favore sia a sfavore. Vi siete chiesti il motivo dei sei gol all’attivo su calcio piazzato? Ecco, la risposta è tutta qui.

La profondità della rosa è un altro elemento cardine. E con esso anche la forza del gruppo. L’esempio lampante sono i minuti trascorsi in campo da Antonio Palumbo, centrocampista al quale prima della gara di mercoledì col Livorno erano stati riservati soltanto spiccioli di gara a Lecce, alla seconda giornata. Per il resto, solo panchina. Ma questo non l’ha frenato e col Livorno è entrato in campo con le motivazioni alle stelle e con la voglia di spaccare la partita. Risultato? In 5 minuti ha sfoderato una sassata che è valsa il calcio d’angolo – battuto dallo stesso Palumbo – dal quale è scaturita la rete del definitivo 3-1. E poi, basti guardare le prestazioni dei vari Di Gennaro, Djavan Anderson e Pucino, rispolverati dopo settimane di panchina. Eppure sembravano titolari da una vita.

E, si sa, quando la squadra gira per il verso giusto anche la difesa ne trae beneficio. Prima dell’incornata a tempo quasi scaduto di Simy, nello scorso weekend a Crotone, la Salernitana non subiva gol su azione addirittura da un mese. Ovvero dalla débâcle di Benevento. Successivamente aveva subito soltanto gol su palla inattiva: punizione di Ninkovic con l’Ascoli e rigore trasformato da Vido con il Perugia. In totale sono 10 i gol subiti da Mantovani&Co. Una difesa quasi di ferro, al netto dei 4 ceffoni ricevuti nel Sannio, che deve rendere grazie anche e soprattutto ad Alessandro Micai. L’estremo difensore granata è, al momento e per quanto mostrato in questo primo scorcio di stagione, l’innesto più importante dell’intera campagna estiva, oltre che uno dei portieri più forti dell’intera categoria.

Cosa manca per un piatto da leccarsi i baffi? Il definitivo rilancio di Di Gennaro e la consacrazione, anch’essa definitiva, degli attaccanti. Ma le gesta del meneghino nell’ultima gara e le tre reti in quattro giorni siglate da Riccardo Bocalon, lasciano pensare che ben presto alla ricetta dello chef Colantuono verranno aggiunti altri due ingredienti capaci di rendere davvero unico il suo piatto. E poi sì che sarà davvero pronto per la stellA.

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