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Filotto e rimpianti: striscia di X record, importante non perdere. Ma un colpetto esterno…

Mancano otto partite alla fine del campionato, “una in meno e la distanza dalla terzultima resta invariata, la salvezza è più vicina”, per dirla con parole dello stesso Paulo Sousa al termine di Torino-Salernitana. L’1-1 di ieri entra nella storia perché segna il record assoluto di pareggi consecutivi nella storia dell’ippocampo, che in quasi 104 anni di storia si era fermato massimo a cinque in tutte le categorie. Solita tiritera del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto: quanto c’è da prendersi l’innegabile positività della continuità di risultati e del non perdere? Quanto invece rammaricarsi per l’occasione, anzi le occasioni sprecate per piazzare qualche colpetto che avrebbe portato Candreva e compagni a giocarsi partite contro avversari anche impegnativi senza affanni? Le riflessioni sono aperte, argomenti sul tavolo.

I crucci

Paulo Sousa ha vinto soltanto una delle otto partite vissute da tecnico della Salernitana. Ma ne ha anche persa una sola. Nove punti il bottino totale. “Ne meritavamo qualcuno in più”, ha giustamente sottolineato l’allenatore prima e dopo la sfida contro gli uomini di Juric. Il cavalluccio marino ha il cruccio di non aver gestito come avrebbe potuto e dovuto i vantaggi nelle partite contro Spezia e Toro, senza riuscire a sfruttare le difficoltà soprattutto psicologiche degli avversari di turno. I liguri erano impauriti e il vantaggio trovato a fine primo tempo avrebbe potuto spingere la squadra a una ripresa più autoritaria per trovare il colpo della chiusura, mentre in Piemonte la squadra di casa, contestata dai tifosi (a torto o a ragione), dopo il gol a freddo ha faticato a reagire e proprio l’atteggiamento della Salernitana è stato d’aiuto. “In vantaggio e poi troppo bassi, questione di mentalità; non crediamo nelle nostre potenzialità”, il commento di un Sousa amareggiato per questo. Già. Sampdoria, Spezia e Torino sono state tre trasferte da cui la squadra avrebbe dovuto raccogliere di più, alla luce di quanto prodotto. Paradossalmente, discorso squisitamente matematico, perdendo contro due big (Milan e Inter) e vincendo due delle tre partite su citate la Salernitana avrebbe avuto due punti in più in classifica, a braccetto con l’Empoli. Punticini che oggi, con il +7 sulla terzultima, non tolgono e non aggiungono nulla al buon lavoro del mister portoghese ma che avrebbero consentito di guardare al rush finale con più tranquillità.

Il percorso verso la bandiera a scacchi

Il calendario si fa più insidioso. Il Sassuolo è il prossimo avversario e l’ippocampo tra le mura amiche dovrà cercare un ritorno alla vittoria. I neroverdi hanno dimostrato contro la Juventus di essere tutt’altro che scarichi o in vacanza. E poi ci sarà il Napoli, intenzionato a non lasciare nulla per strada. Molto dipenderà anche dal fattore Champions. La successiva partita con la Fiorentina all’Arechi – a proposito di fattore Europa – sarà decisamente complicata, alla luce dello stato di forma importante della squadra di Italiano, lanciata verso la semifinale di Conference League. Seguiranno l’Empoli in trasferta, partita simile sulla carta alle “X” di cui sopra, poi Atalanta e Roma. Insomma, partite toste che comunque la Salernitana ha mostrato di poter prendere di petto. Il match interno contro l’Udinese e quello esterno dell’ultima giornata a Cremona potrebbero essere più abbordabili ma il passato, anche recente (0-4 contro i friulani nella pazza partita del 22 maggio), insegna che non si può mai stare tranquilli. Proprio mai. Per questo il filo di rammarico aumenta, senza per questo cancellare l’importanza del filotto: per una squadra che deve salvarsi e ha già un pizzico di vantaggio sulle concorrenti, che peraltro non vanno a velocità siderale, non perdere è già un passo importante. Ma quanto avrebbe fatto comodo un colpetto esterno…

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