Poteva essere una settimana decisiva verso la partita di ritorno dal valore inestimabile per agguantare la salvezza, invece è tutto in un limbo molto strano. Chi si aspetta novità a breve resterà deluso perché non prima di fine mese il quadro sarà più chiaro su cosa succederà nella questione play-out. Ipotesi, congetture, posizioni anche opposte in queste ore si confrontano sul web con tanti interventi ed iniziative. La certezza è solo una, la Salernitana si è messa al lavoro con il pool legale (clicca qui per leggere l’articolo), rivolgendosi al Collegio di Garanzia del CONI e farà lo stesso al Tribunale Federale Nazionale della FIGC, poi potrebbe ancora continuare con i successivi gradi che porterebbero alla giustizia amministrativa, per far valere le proprie ragioni. La strada che le istituzioni calcistiche sono intenzionati a prendere sembra chiara, FIGC e Lega si sono allineate con l’avallo del Governo (emblematiche le parole del ministro Andrea Abodi) e intendono andare fino in fondo, facendo giocare il play-out dopo che sarà risolta la questione Brescia, se non in primo grado, comunque aspettando una risposta difficilmente ribaltabile. Comunque, tutto prima del 30 giugno. Ora il tridente Fimmanò-Sica-Chiacchio, già protagonista di vittorie importanti a livello legale in passato, è chiamato ad uno sforzo extra per tutelare la Salernitana ed anticipare mosse e contromosse delle controparti.
La Salernitana ha dichiarato di voler giocare il play-out contro il Frosinone, come recita la classifica attuale. L’ipotesi, però, oggi sembra molto lontana, perché potrebbe diventare concreta soltanto grazie ad un improbabile mancato deferimento del Brescia (giovedì l’udienza in Procura Federale) o una decisione di prosciogliere le rondinelle da ogni accusa nell’udienza del possibile procedimento al Tribunale Federale Nazionale che si aprirebbe dopo il deferimento (quindi, con il calendario alla mano, si può pensare all’inizio della prossima settimana). Con queste tempistiche, considerando l’idea di una penalizzazione di 4 punti plausibile al Brescia e che la responsabilità della Lega Serie B di far giocare il playout Salernitana-Sampdoria solo con una sentenza di primo grado sembra troppo grande per essere presa, si aspetterà il secondo grado (Corte Appello Federale) e poi eventualmente il terzo al Coni (Collegio di Garanzia). Il livello successivo sarebbe il TAR del Lazio. A occhio e croce, considerando i precedenti già noti come quello del 2019, se la penalizzazione ci sarà e sarà confermata e quindi i granata dovranno sfidare la Samp nello spareggio, non se ne parlerà prima del 5-10 giugno, o forse anche oltre.
A proposito di precedenti, nel 2019 il Foggia si affidò alla giustizia amministrativa per chiedere la sospensiva del documento con cui la Lega aveva decretato una classifica finale con il Palermo ultimo e senza necessità di fare i playout, ottenendola e mandando tutto ai tempi supplementari di una infinita querelle che poi si concluse con lo spareggio Venezia-Salernitana. Stavolta la Lega si basa proprio su questo, non confermando quanto contestato sei anni fa dal TAR e svoltando verso la necessità, da regolamento, di disputare il play-out per decidere la quarta retrocessa in Lega Pro. Ora per la Salernitana non è possibile andare direttamente alla giustizia amministrativa, deve procedere per gradi sportivi prima. Le recriminazioni principali sono molteplici: la prima è che la regolarità del campionato tanto decantata come primario obiettivo della Lega di B nel suo comunicato di rinvio a data da destinarsi dei play-out, non potrebbe essere preservata giocando gli spareggi per non retrocedere un mese dopo la fine del campionato per diversi motivi, in primis quello legato alle convocazioni in nazionale che penalizzerebbero qualsiasi squadra partecipante. Non si può fare a meno di notare che nel corso del campionato si osserva una sosta anche in B, quando ci sono gli impegni delle nazionali. Perché allora, in una doppia sfida così importante, si dovrebbe far finta di niente? La FIGC potrebbe anche superare questo ostacolo spostando tutto al termine degli impegni delle nazionali: la finestra è dal 2 al 10 giugno, ma in mezzo ci sono i viaggi, in alcuni casi molto lunghi, come quello dell’australiano Hrustic che dovrebbe volare dall’altra parte del mondo per giocare contro Giappone e Arabia Saudita le qualificazioni ai mondiali 2026. Più vicini Bronn (Tunisia-Burkina Faso, Marocco-Tunisia), Lochoshvili (amichevoli della Georgia contro Far Oer e Capo Verde in casa) e Stojanovic (Slovenia contro Lussemburgo e Bosnia). Giocare tra il 15 e il 20 giugno, filtra da ambienti federali, sarebbe comunque possibili perché la FIGC fa leva sulla norma che prevede che la stagione sportiva termina il 30 giugno. Ma come si fa a mantenere la forma mentale e fisica per un mese? La regolarità del campionato sarebbe irrimediabilmente intaccata da uno scenario simile.
E poi c’è la questione burocratica che riguarda le iscrizioni ai prossimi campionati, che la FIGC in tempi non sospetti ha voluto anticipare come scadenze proprio per dare sempre meno tempo alle società e premiare quelle più virtuose. A prescindere dalla categoria, serie B o C, entro il 6 giugno va presentata la domanda di iscrizione, con la fidejussione di 800mila euro per la B e di 350mila euro per la C. L’unica proroga è assegnata alle finaliste dei playoff di Lega Pro che hanno tempo fino all’11 giugno. Sarebbe impossibile iscriversi al campionato entro i termini per la Salernitana e le altre società investite da questo pasticciaccio, anche se certamente la FIGC in caso di slittamento del play-out concederebbe una proroga ad hoc, per mettere a posto la situazione. Come potrebbe una squadra (vale anche per la Sampdoria o il Frosinone) programmare con serenità la stagione 2025-2026 senza sapere la categoria di appartenenza il 15 giugno, quando altre squadre la conoscerebbero da un mese? Anche la regolarità del prossimo campionato sarebbe squilibrata. Tutte osservazioni legittime che la giustizia sportiva, e nel caso anche ordinaria, dovranno tenere obbligatoriamente in considerazione.
Viene spontaneo chiedersi, poi, se Papa Francesco fosse ancora tra noi, cosa sarebbe accaduto. Infatti, la 34^ giornata non sarebbe stata rinviata, il campionato non si sarebbe fermato e sarebbe finito il 9 maggio, con l’andata play-out prevista il 17 maggio e ritorno il 22, quindi si sarebbe giocato prima di ricevere la famosa comunicazione di conclusione delle indagini che ha portato il presidente di Lega Bedin a rinviare tutto a data da destinarsi. Un altro aspetto da tenere a mente è proprio questo, insieme all’altra contestazione che il pool legale ha notato, cioè che il provvedimento firmato Bedin è preso senza una sentenza, senza perfino un procedimento contro il Brescia già iniziato davanti alla giustizia sportiva. Le anomalie sono troppe, una soluzione che non penalizzi nessuno va trovata e anche alla svelta. L’assemblea di Lega di venerdì a Milano sarà luogo di discussione importante per provare a trovare un’intesa comune e portarla alla FIGC. Non da escludere che si tenti la strada della B a 21 squadre, evitando una coda play-out di metà giugno che toglierebbe altre pagine al già scarno libro della credibilità del calcio italiano. Allo stato attuale delle cose però l’aria che si respira è quella di far giocare comunque il play-out, anche tra un mese, comunque prima del 30 giugno. Marino e la squadra si allenano senza avere un orizzonte certo, un avversario, una data, niente di niente. E questo non è giusto.
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