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Ferrieri Caputi, la settimana delle prime…donne: dal club granata maglia celebrativa al fischietto di Livorno

Sulla distinta c’è scritto “signora” Maria Sole Ferrieri Caputi. Due nomi, due cognomi. Una sola missione: entrare nella storia per fare la quotidianità. Il primo arbitro donna a dirigere una gara di massima serie del campionato di calcio italiano ha la stessa “A” finale di Salernitana, genere femminile, forza motrice della passione. Una passione che non ha genere, non ha identità, ma assume i contorni di capelli lunghi, raccolti in una coda di cavallo che si muove da un lato all’altro della testa mentre si corre con forza, per tenere il ritmo, per sintonizzare battiti e fiato. Non per mettere l’accetto, non per sottolineare, sia chiaro. Dalla storia si può imparare, alla storia si può insegnare e della vita di Maria Sole Ferrieri Caputi si è raccontato tanto in questi giorni. Di quella voglia di fare, di impegnarsi, con caparbietà e senza limiti. Ma alla storia si può insegnare a non trattare – per forza di cose – la novità con i guanti, perché è l’imposizione di una società sempre più proiettata ad evidenziare che esiste un azzurro per i maschi e un rosa per le femmine. La vera straordinarietà sta nell’ordinario e oggi Maria Sole Ferrieri Caputi ha insegnato ad emozionarsi pur rimanendo normali e razionali, con un fischietto, dirigendo un match di soli uomini. Anche arrabbiandosi, senza paura e remore, senza preoccuparsi di dissentire. Come la richiesta di una verità che va faccia a faccia in uno scontro, alla ricerca di spiegazioni e motivazioni. E’ stato emozionante per le donne, sensibilizzante per gli uomini e basterebbe anche solo a mettere un punto per ripartire da capo tra le righe di una pagina nuova, fermandosi qui e rendendo tutto facile, abitudinario, così normale da diventare (anche) noioso. Nella settimana in cui una donna (leader di un partito) vince le elezioni politiche in Italia ed un’altra – sempre dipinta del tricolore – diventa comandante della stazione spaziale internazionale, Maria Sole ha aggiunto un nuovo tassello al puzzle della parità. Senza retorica, senza tabù.

Salerno, la Salernitana e i tifosi granata occupano – intanto – una posizione privilegiata nel campionato dell’eleganza con l’omaggio proprio alla Ferrieri Caputi di una maglia celebrativa e personalizzata (con il numero 1 come la prima partita arbitrata, il nome e la data), mentre dalla tifoseria del cavalluccio marino si alza a fine partita la richiesta di consegnare proprio all’arbitro un fascio di fiori.

E se da un lato vedere una donna riscaldarsi prima di sancire il fischio di inizio di una partita e di gestirla tenendone le redini, con coraggio e autorevolezza, dall’altro c’è da normalizzare anche i comportamenti e i commenti (perché no, anche le critiche) per un arbitraggio che a tratti è stato penalizzante per la Salernitana. Senza pretesa di troppa “protezione”, sarebbe stato detto ugualmente per un uomo. Il rigore “incriminato” del doppio vantaggio del Sassuolo, la scelta di non rivedere l’azione al Var, la ripresa con qualche lacuna. Tutta qui la parità: anche gli errori arbitrali sono umani e non hanno generi, almeno – adesso – non più.

 

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