Sette partite in trenta giorni. Se il Coni confermerà l’orientamento della Lega Serie A di far disputare i recuperi contro Udinese e Venezia rispettivamente il 20 e il 27 aprile, per la Salernitana il prossimo mese – oltre che naturalmente decisivo in termini di risultati – sarà anche sfiancante dal punto di vista fisico: si giocherà in media ogni quattro giorni, soprattutto nella seconda metà del mese. Si partirà domani con Salernitana-Torino, il 10 aprile granata di scena a Roma per la 32^ giornata, sabato 16 aprile ci sarà Sampdoria-Salernitana. Quattro giorni dopo il primo recupero contro l’Udinese, il 24 aprile gli uomini di Nicola riceveranno la Fiorentina, per poi giocare tre giorni dopo, ancora all’Arechi, il recupero col Venezia. L’estenuante tour de force si concluderà nel weekend del 1 maggio con la trasferta di Bergamo contro l’Atalanta. Trenta giorni di partite importanti e decisive dove a fare la differenza saranno le motivazioni, ma anche la condizione fisica per andare più forte degli avversari. “Con sette partite in un mese è come se la Salernitana giocasse anche le coppe; i cinque cambi saranno di grande aiuto. Sarà importante fare bene il recupero post partita, mediamente le fatiche di una partita si recuperano in 48 ore – spiega ai nostri microfoni Alessandro Innocenti, fidato preparatore atletico dell’ex tecnico granata Gian Piero Ventura – I giocatori non dovranno fare lavori intensi, le partite saranno gli allenamenti. Chi è un po’ in ritardo di condizione, la riprende giocando. Non si dovranno avere carichi importanti negli allenamenti, il recupero dovrà avere poca intensità. Anche i viaggi, per quanto riguarda le trasferte, saranno un fattore per il recupero. Andrebbero evitati i viaggi lunghi in pullmann, treno e aereo sono l’ideale. Magari fermarsi in loco, dopo la partita, per la seduta di scarico è un’ottima soluzione. Ovviamente il lavoro sui calciatori dipende anche dagli infortuni avuti in passato e dal ruolo che ricoprono in campo. A Salerno sono stati fatti grandi passi avanti per quanto riguarda le strutture. Ricordo che durante l’annata con mister Ventura spesso ci spostavamo per permettere i lavori al Mary Rosy e i miglioramenti si sono visti. Le condizioni dei campi incideva purtroppo sui calciatori con infortuni; il problema della fascite plantare di Djuric derivava anche da ciò”.
Le caratteristiche dei singoli
Innocenti, che ha da poco concluso l’esperienza all’ACR Messina, ha seguito Ventura in svariate esperienze, Cagliari, Genova (sponda Samp), Udine, Napoli, Messina, Verona, Pisa, Bari, Torino, in Nazionale, al Chievo e infine alla Salernitana. Il trainer conosce bene quindi alcuni calciatori presenti nell’attuale rosa granata: “Djuric ha una struttura fisica importante, ma è un professionista esemplare e conosce bene il suo corpo. Verdi l’ho avuto giovanissimo a Torino e poi in Nazionale. Ovviamente si fa un lavoro diverso con uno e con l’altro. Con Djuric si lavora molto con la forza, a Verdi serve mantenere la rapidità e l’esplosività per il ruolo che ricopre. Ho lavorato anche con Radovanovic a Pisa, la sua arma migliore è la resistenza, ha anche un buon passo; non è un giocatore appariscente, ma in campo fa tanti chilometri e un lavoro oscuro importante, sa tenere bene la posizione. I calciatori vorrebbero giocare sempre, ma l’occhio esterno del preparatore deve capire se il calciatore sta bene, se non è così è importante parlarne e discuterne”.
La delusione nazionale e la parentesi Salerno
Innocenti ha vissuto anche la cocente delusione della mancata qualificazione al Mondiale di Russia 2018, un episodio purtroppo ripetutosi per gli azzurri di Mancini: “C’è un grande dispiacere. La delusione del 2017 me la porto ancora dentro. Lo ha detto già mister Ventura, è un problema di sistema che ha bisogno di cambiamenti – dice Innocenti – In Italia quando le cose vanno male non siamo pronti a dare supporto. La vittoria dell’Europeo è stata un’eccezione, un momento in cui si è andato oltre le aspettative e che ha camuffato altri problemi. In Italia giocano troppi stranieri e pochi giovani italiani, in azzurro servono i campioni che vanno formati nel tempo. Confermare Mancini può essere una cosa positiva”. Chiosa sulle speranze salvezza dei granata e sul ricordo della stagione 2019/20, caratterizzata dall’inizio della pandemia: “La speranza salvezza è sempre bene averla finché c’è la matematica. Anche se servirebbe un miracolo, i granata dovranno giocarsi tutte le partite. Per il calore del pubblico Salerno meriterebbe di restare in A. La mia Salernitana era in crescita e probabilmente non era pronta per salire, cosa poi successa l’anno seguente. Lo stop Covid non ci aiutò, senza il lockdown forse sarebbe andata diversamente. Non ci aspettavamo di rimanere tanto tempo fermi, da marzo a giugno. Fu una scelta della società farci restare a Salerno e con lo staff organizzammo dei gruppi di lavoro online. Fu però un errore non staccare la spina, i ragazzi avrebbero avuto bisogno di ritrovare le famiglie, così forse al ritorno in campo li avremmo riavuti diversi”.
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