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Delio Rossi, cuore a metà tra Salernitana e Lazio: “Per la salvezza serve istinto di sopravvivenza. Magari un hurrà rubato…”

Un tecnico che ha simboleggiato tanto nel passato di Salernitana e Lazio sabato vedrà il match facendo il tifo per… entrambe. Delio Rossi ha allenato i granata nei ruggenti anni ’90 portandoli per la prima volta dalla Serie C alla Serie B e poi, durante il secondo corso, dalla cadetteria alla Serie A. Il “profeta” ha allenato i capitolini dal 2005 al 2009 riuscendo a vincere anche il suo primo trofeo nazionale: la Coppa Italia.

Mister, sabato la Salernitana dovrà fare i conti con tante assenze: che partita prevede?

“La partita della Salernitana dovrà essere quella di una squadra che vuole tornare in una posizione consona al suo valore e che non si aspettava di trovarsi in questa situazione. Si vedrà soltanto con il tempo se prevarrà quella voglia di sopravvivere e di vivere necessaria”.

Dall’altra parte un Immobile “riposato” dalla mancata convocazione in Nazionale potrebbe fare la differenza: quali le contromosse per fermarlo ? 

“È colui che, insieme a Zaccagni e Felipe Anderson, ha fatto la differenza durante lo scorso anno. Quest’anno sta rendendo meno per motivi fisici. Immobile è il capitano della Lazio e fermandolo si blocca il suo potenziale avversario. Spetta naturalmente a Inzaghi trovare le giuste misure per fermarlo”.

SuperPippo da giocatore ha segnato 4 volte alla Salernitana quando lei era alla guida dell’ippocampo. Il tecnico è l’uomo giusto per la Bersagliera ?

“Non è importante quello che penso io ma quello che pensa la società. Essendo stato scelto in maniera convinta per il dopo Sousa è sicuramente considerato quello giusto da Iervolino”.

Però da quando è sulla panchina dei granata ha utilizzato in ogni partita un modulo diverso: qual è quello giusto per questa rosa ?

“Per dare un giudizio veritiero dovrei vedere gli allenamenti e la squadra con costanza. Un allenatore che subentra deve partire col presupposto di trovare i quei quattro o cinque giocatori fondamentali e scegliere un modulo per fargli fare la differenza. Il gap tra le squadre di vertice e quelle più basse in classifica è rappresentato dal numero di eccellenze presenti in rosa. Con tre punte forti bisogna giocare con due uomini sulle fasce e con due buoni centrali devo utilizzare la difesa a quattro”.

Centrare la permanenza in Serie A quest’anno, con una situazione di classifica peggiore rispetto a due anni fa con il “miracolo” targato Sabatini-Nicola, può essere più difficile nonostante la rosa sia qualitativamente molto migliore sulla carta?

“Ogni anno è diverso dall’altro. Io penso che di solito quando si centrano gli obiettivi accade perché tutto l’ambiente rema verso la stessa parte. A Salerno non è facile essere equilibrati. La società presente adesso è importante ed ha una stabilità maggiore rispetto al passato. Adesso può fare anche di più rispetto alla salvezza avendo anche un futuro. Sarà una lotta fino all’ultima partita e la differenza sarà fatta anche da pochi punti. Soprattutto bisogna ragionare partita per partita senza fare tabelle con previsioni sulle prossime partite. Se si vuole avere un futuro bisogna vivere il presente e quindi l’obiettivo è salvare la categoria, è troppo importante”.

È più legato alla promozione in Serie A con i granata o alla conquista della Coppa Italia con i biancocelesti?

“Sono due cose diverse anche se parliamo sempre di calcio. Se devo essere sincero una delle più grandi soddisfazioni è stata la promozione a Salerno dalla C alla B. La Lazio mi ha dato visibilità in campo nazionale ed internazionale, tant’è che vivo ancora a Roma. Sarebbe come chiedere se si vuole più bene a mamma o papà”.

Un personaggio molto importante nel recente passato dei due club è stato ed è Claudio Lotito, sostituito in Campania da Danilo Iervolino. Si è fatto un’idea sul presidente dell’ippocampo ? Quali sono le differenze con quello della Lazio?

“Lotito è una persona capace ed ambiziosa in qualsiasi ambito. Quello che apprezzo di Iervolino è che è un imprenditore che ha avuto molto successo e che mette la faccia davanti alla propria gente: gli va dato atto di questo. Non posso dire altro perché non lo conosco di persona”.

Cosa serve ai granata per conquistare la permanenza in Serie A ?

“Alla Salernitana serve fare qualche risultato che dia autostima, magari anche “rubandolo”. Non bisogna perdersi d’animo e provare anche a fare anche risultati su campi difficili. Magari si può perdere in casa con una diretta concorrente e fare punti su un campo di una big, chi può dirlo. Bisogna fare come Ulisse: seguire sempre l’obiettivo senza stare a sentire nessuno. Chi fa il mio mestiere dovrebbe sempre pensare a parlare poco e fare di più”.

L’anno scorso la promozione a Foggia è sfumata solamente in finale playoff con il Lecco: tenterà di rifarsi o reputa conclusa la sua carriera?

“Io so fare solo questo e non mi so vedere in altre vesti. Se si presenterà davanti a me una situazione in cui posso dare una mano, darò il mio aiuto. Fino a quel momento, aspetterò”.

Nel corso della sua carriera ha allenato Morgan De Sanctis: pensava già ad un possibile ingresso nel mondo del calcio da direttore?

“Non è facile rispondere a questa domanda anche perché lo status di calciatore è diverso da quello di dirigente. Quando si è dirigente bisogna pensare a tutti tranne che a se stesso. Morgan l’ho conosciuto giovanissimo quando era sbarbato ed è sempre stato un ragazzo in gamba: non mi sorprende cosa sta facendo adesso”.

Come reputa il suo mercato?

“Non ho fatto io il calciomercato. Spetta alla società dare le valutazioni su cui influiranno i risultati finali”.

Un esponente dello staff granata con cui ha condiviso una grande delusione è Giulio Migliaccio: era un suo giocatore al Palermo quando perdeste la finale di Coppa Italia contro l’Inter. 

“Il percorso con Giulio è nato anche prima, all’Atalanta. Io arrivai verso Natale e lui fu acquistato dalla serie B a gennaio con molte critiche da parte dell’ambiente. A Migliaccio sono legato perché si è sempre comportato bene e lo porto nel cuore. Quanto a quella delusione (la finale di Coppa Italia, nda) basta un’occhiata e non c’è bisogno di parlare. Porto nel cuore anche Morgan. Non ho contatti con entrambi ma sanno, essendo stati sempre bravi con me, di essere persone a cui sono legato”.

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