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Da domenica il rush finale: sosta utile anche per migliorare la condizione

Una sosta per recuperare energie e, nello stesso tempo, mettere altra benzina nei serbatoi con le giuste quantità in vista delle ultime e decisive otto partite di campionato. Roberto Breda e il suo staff hanno programmato la settimana di lavoro in modo certosino per non farsi trovare impreparati alla ripresa: Palermo in casa e Juve Stabia fuori saranno due banchi di prova importanti anche dal punto di vista fisico, c’è quindi da confermare le cose buone viste fino a questo momento e poi andare a migliorare su altri aspetti. Di buono c’è sicuramente che da quattro partite a questa parte la squadra appare atleticamente in crescita: dal secondo tempo contro il Frosinone, passando per gli 85′ di Cesena prima del fattaccio del rigore sbagliato da Cerri e poi i due gol subiti in poco tempo (distrazioni evitabili, evidenti, ma anche figlie dello sbandamento psicologico procurato dal penalty fallito), per l’intera partita contro il Modena e poi per la trasferta di Bari, di fatto la Salernitana ha tenuto sempre botta e Christensen ha raccolto palloni nel sacco solo nel finale del Manuzzi. Segno che la squadra corre, che gli equilibri giusti sono stati trovati anche tatticamente grazie agli innesti di elementi preziosi e di grande gamba come Zuccon in mezzo al campo e Corazza sulla sinistra, che il gruppo è compatto e fa molto bene la fase di pressing, cosa non banale anche se non immediatamente evidente agli occhi del pubblico pronto a esaltarsi nelle giocate offensive.

Il prof. Donatello Matarangolo, preparatore atletico di Breda, ha avuto di certo una settimana importante ed è anche un gran motivatore. I tifosi più attenti ne notano la verve scatenata durante il riscaldamento prepartita. Momento fondamentale, il preparatore atletico dovrà mettere tutti ancor più nelle migliori condizioni per poter fare bene nel rush finale. “Ho studiato un mio metodo contestualizzato al modello di gioco dal punto di vista fisico. Con il mio lavoro, vado ad ottimizzare i tempi dell’allenatore; vado a sviluppare tutte le esercitazioni tattiche dell’allenatore, andandole a rafforzare sotto l’aspetto fisico. Non solo: tutto ciò viene contraddistinto da lavori specifici e funzionali al modello di gioco dello stesso allenatore. Ho studiato diverse metodologie dei preparatori all’estero, cercando di creare una mia identità professionale. – le parole di Matarangolo che si leggono sul sito Chronist.it in un’intervista di un anno fa – Cerco in tutti i modi di coinvolgere gli altri e tirare fuori quella voglia di emergere. Sono molto esigente e professionale ma, al contempo, legato ai calciatori. Instauro sempre un bellissimo rapporto con loro e spesso ripeto sempre che studiamo tutti dagli stessi libri, ma è l’interpretazione che si dà che forma la personalità di una persona. Bisogna trasmettere tanti valori ai ragazzi, tra energia, sacrificio e voglia di arrivare senza lasciarsi scoraggiare. Con il sacrificio si arriva lontano, sempre”.

Un dato da evidenziare, toccando ferro e facendo tutti gli scongiuri di questo mondo, è che dal cambio tecnico in panchina gli infortuni muscolari sono diminuiti, praticamente azzerati, e alcuni giocatori, vedi Soriano, hanno cominciato a rendere molto bene. E se nei mesi scorsi i continui e multipli contrattempi fisici erano all’ordine del giorno, motivo di processi sommari e comunque di difficoltà per i precedenti allenatori che non hanno avuto giocatori importanti, è bene sottolineare il miglioramento. Cosa manca allora? Brillantezza e sprint negli ultimi 20 metri. La Salernitana bada evidentemente e saggiamente prima a non prenderle in questa fase, perché psicologicamente andare sotto oggi, da penultimi in classifica e con la responsabilità elevata che hanno tutti i protagonisti, potrebbe rischiare di far riemergere fantasmi che faticosamente vengono spinti ogni settimana negli armadietti. Per fare ciò, compattezza e linee strette inevitabilmente portano ad arretrare il baricentro e ad arrivare con più fatica, anche perché si corre tanto. Ecco che il lavoro si è concentrato prevedibilmente su questo nella sosta, a migliorare l’intesa offensiva e la brillantezza in area di rigore per trovare la giusta soluzione senza annebbiarsi al momento della verità.

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