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D.Anderson “multiruolo”: l’olandese a caccia di riscatto nel rush finale dopo una stagione anonima

Pronti, via e alla prima da titolare era andato subito a segno con il Padova, lo scorso 16 settembre in quello che resta uno dei suoi pochi lampi di una stagione grigia, al limite dell’anonimato. Giunto a Salerno via Lazio con altre premesse, Djavan Anderson dopo una prima parte di campionato in cui è sceso in campo poche volte; ha trovato nella gestione Gregucci una discreta continuità a livello di presenze dal primo minuto, ma non è riuscito ad incidere in maniera energica nei match risultando spesso evanescente, come accaduto nell’ultimo spezzone giocato da esterno sinistro a La Spezia.

Il tecnico pugliese lo ha utilizzato, sin dall’inizio della sua gestione, sulla trequarti con il compito di svariare e interrompere la prima costruzione con un pressing costante: a febbraio, in quel ruolo, è una presenza fissa nello starting-eleven per ben quattro partite. Poi una nuova panchina (contro l’Ascoli), una manciata di minuti con il Verona prima di ritornare titolare contro la Cremonese, ritornando all’antico: ossia da esterno destro, il ruolo che lo scorso anno lo ha consacrato come una delle rivelazioni del torneo cadetto al Bari. Nelle ultime gare, però, Djavan si è disimpegnato sull’altra corsia palesando qualche difficoltà nel dare manforte al compagno di squadra che gioca sul suo stesso binario. La controprova è Memolla: l’albanese dopo una buona partenza è rimasto spesso tra la morsa di Bartolomei e Vignali subendo soventemente l’inferiorità numerica.

Per caratteristiche atletiche e qualitative, il prodotto della cantera dell’Ajax può giocare anche da mezzala destra, sfruttando le sue capacità dinamiche e di movimento senza palla. Una duttilità che può essere importante in vista del rush finale dove conteranno anche le motivazioni: Anderson deve obbligatoriamente riscattare un’annata senza particolare sussulti in cui non ha inciso rispetto alle sue reali potenzialità.

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