La premessa è che dopo quanto accaduto nel 2022 bisogna sempre crederci fino alla fine, però non sempre i miracoli accadono. Prima di rendere la situazione miracolosa (oggi -4 dalla salvezza, domani chissà, con il calendario alle porte) occorrerà prendere provvedimenti. La piazza è in fermento e la Curva Sud ieri sera ha tappezzato la città di striscioni contro il presidente con alcuni epiteti sicuramente da evitare: la critica sì, le offese non portano da nessuna parte se non ad acuire distanze e acredine.
Il mancato confronto del post Salernitana-Bologna è un fatto. E poi vanno dette tante altre cose. Ad esempio che il piazzale di uno stadio – peraltro infuocato – non è il migliore dei luoghi per confrontarsi e che raramente in altre società di Serie A un presidente è andato al faccia a faccia con i tifosi. Non sarebbe tenuto, ci sarebbero delle figure preposte. Va pure detto, contestualizzando il tutto, che Iervolino avrebbe potuto anche solo in pochi secondi almeno ascoltare e dire un rassicurante “ci penso io” per placare il lecito disappunto della gente. Così come va aggiunto che normalmente una figura oggi assente in organico, un direttore generale carismatico e investito di pieni poteri, avrebbe potuto gestire il momento e il confronto, accettandolo e facendo da parafulmini. Lo stesso Maurizio Milan, che è amministratore ma non plenipotenziario perché nell’impresa Salernitana l’ultima parola è sempre di Danilo Iervolino, pur apprezzato per il tentativo di mediare, non è riuscito a cavare il ragno dal buco: l’ad è costantemente in prima linea su tutto, forse troppo, proprio per tappare le falle dell’assenza di un’altra figura che possa essere punto di riferimento soprattutto in situazioni di limbo tra calcio ed extra calcio. La società ha scelto la strada del dialogo costante e della disponibilità totale dell’ad e dello slo, Napoli, ad ascoltare le istanze della tifoseria, partecipando a inaugurazioni dei club, cercando di sposarne le iniziative e tenendo sempre il telefono acceso per le richieste. Il rovescio della medaglia è che se le cose vanno male, immedesimandosi nella tifoseria, è difficile non cercare un upgrade nell’interlocuzione.
Ci sarà una reazione di Iervolino alla contestazione? Nel giorno della presentazione di Inzaghi affondò contro la stampa (certamente in maniera frettolosa e generalizzando concetti da restringere a casi isolati o comunque da contestualizzare) e contro la parte minoritaria ma più rumorosa di haters sui social. Due mesi fa – era l’11 ottobre – il presidente parlava in questi termini: “Salerno resta la tifoseria più bella d’Italia ma dietro alla passione c’è una sacca di pseudo tifosi che invece strumentalizza, offende, minaccia. Ai tifosi dico che è il momento di contestare quelle persone che vogliono il male della Salernitana perché sfilacciano il legame che stiamo costruendo. Siamo al terzo anno di fila in serie A e sono convinto che ci rimarremo. Ce la metteremo tutta, però basta con le mortificazioni e con le minacce”. Nessuno può giustificare offese e minacce, tutte da condannare ed all’epoca probabilmente fatte da personaggetti dietro una tastiera e un monitor. Anche stavolta, anche in un momento oggettivamente difficile serve equilibrio in tutte le componenti perché il muro contro muro decreterebbe con più certezza la retrocessione della Salernitana già sotto l’albero di Natale. Compattezza significa misurare i toni ma anche avere l’umiltà di riconoscere gli errori e fare di tutto, anche andare in extra budget, per rimediare. Iervolino è imprenditore scaltro, non gli piace perdere. Può dimostrarlo con i fatti dando un indirizzo preciso a una società che ha bisogno di certezze, presenze, linea comune e precisa identità comunicativa in primis fuori dal campo e poi dentro il terreno di gioco, dove non c’è altro che lo specchio di una scarsa serenità che si tocca con mano. Quando, nei momenti difficili, a Salerno si ripesca dalle cantine lo scatolone con su scritto “remare tutti nella stessa direzione”, è opportuno che la società in primis dia l’esempio con tutte le sue componenti interne. Ora c’è l’Atalanta, bruttissimi ricordi. Tra quelli che saranno arruolabili per scendere in campo lunedì, Lovato, Gyomber, Pirola, Sambia, Candreva, Coulibaly, Bradaric, Kastanos e Dia c’erano. Da casa Iervolino non potrà mancare un messaggio: “Vedete quello che dovete fare”.
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