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Chance ai “vecchietti” per cambiare registro? Rosina scalpita per sfidare (il decisivo) Diamanti

“Cambiare registro” e “cercare di mettere la squadra in condizione di poter essere più incisiva, la ricetta è il lavoro, lavoro, vedremo video, e ancora lavoro. Il problema principale di questa squadra è nel cervello, non so i ragazzi da quale depressione siano assaliti”. Anche in questa settimana – stavolta in clausura – Angelo Adamo Gregucci proverà a compiere la stessa missione che si era ripresentata davanti nelle scorse preparazioni alle partite. L’obiettivo resta sempre lo stesso, con la differenza che le partite passano e i risultati non sembrano migliorare. Serve qualità, serve esperienza, serve una maggiore personalità in mezzo al campo che potrebbe consentire di non “trovare dieci persone con la testa bassa dopo aver fallito un gol”, come lo stesso Gregucci ha sottolineato nel post Salernitana-Crotone.

Gira e rigira, il materiale è quello, ormai. La Salernitana le ha provate un po’ tutte e contro il Livorno non potrà permettersi passi falsi, se vorrà evitare di doversi addirittura preoccupare di guardarsi alle spalle e non essere risucchiata nella lotta per non retrocedere. La proprietà ha investito anche tanto – tra estate e inverno – per il reparto offensivo. Evidentemente, lo ha fatto molto male tra l’acquisto del cartellino di Djuric (500mila Euro) e il riscatto di Jallow a gennaio (700mila), soldi che finora hanno fruttato la miseria di quattro gol, tutti del gambiano. “In rete si va anche in modo corale”, prova a giustificarsi Gregucci in conferenza stampa. Sarà, ma le occasioni capitano più spesso sui piedi delle punte (si veda proprio la serata col Crotone) e dilapidarle vuol dire fare harakiri. Il bosniaco Djuric è stato, di fatto, bocciato ancora una volta dall’ex mister dell’Alessandria, che nell’assalto finale contro i calabresi gli ha preferito il volenteroso Vuletich – anch’egli elemento dal poco fiuto del gol – nell’infruttuoso 4-2-4. André Anderson è… brasiliano: illumina una volta, poi scompare, poi ritorna. soprattutto, è molto giovane. Calaiò ha speso tutto, si è battuto, nel primo tempo ha mostrato una serie di importanti giocate (tra cui il filtrante al bacio per Djavan Anderson, poi vanificato col passaggio per Jallow che ha insaccato in offside al terzo minuto, nda). L’ex Parma si è mosso, venendo incontro e cercando i giusti palloni giocabili. La qual cosa, però, l’ha fisiologicamente fiaccato, tanto da farlo letteralmente scomparire nella ripresa. Il succo è sempre lo stesso: se per entrare in condizione “serve tempo e serve farlo giocare”, dopo i 7 mesi di inattività, è altrettanto vero che di tempo non ce n’è, a disposizione.

Gregucci non può che affidarsi alla qualità e ai “vecchietti“. Nelle difficoltà, gli unici che potrebbero – se gestiti, con esperienza e magari anche grazie a un episodio – tirar via le castagne dal fuoco. Il riferimento è ad Alessandro Rosina, considerato titolare solo una volta dall’allenatore attuale (col Pescara in casa a fine 2018, nda) e poi inserito a gara in corso contro Foggia, Cosenza, Padova, Benevento e Crotone per un totale – escluso il match contro i delfini – di 94 minuti. In pratica, una gara intera più recupero. Tre panchine complete (Palermo, Lecce, Ascoli), tre partite saltate (Verona, Cremonese, Perugia) per una non meglio specificata “metatarsalgia”. Insomma, un bottino decisamente inferiore a quanto sulla carta potrebbe dare Rosina, anche in relazione a ciò che aveva mostrato negli ultimi scampoli della gestione Colantuono, quand’era rientrato dal lungo infortunio. Rosina è tra i meno impiegati della rosa granata: minutaggio alla mano, dall’inizio del campionato hanno giocato meno minuti solo Di Gennaro e Orlando. Al netto delle questioni contrattuali o della carta d’identità, dunque, dopo aver provato ogni strada, sembra imprescindibile puntare sull’esperienza del 10 per una Salernitana che ormai è alle strette, praticamente all’ultima spiaggia. anche perché di fronte l’ippocampo sabato troverà Alino Diamanti, più grande di un anno rispetto all’ex Zenit, eppure decisivo nel trascinare i labronici momentaneamente fuori dalla zona rossa, dopo una rincorsa più che lodevole. A quasi 36 anni, il fantasista toscano ha messo a segno 9 gol in 24 gettoni ed è pure quasi sempre partito titolare. E dire che era reduce, la scorsa stagione, da una dozzina di presenze a Perugia dopo sei mesi di inattività.

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