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Casasola alla Gazzetta: “Playoff con la Salernitana, poi la nazionale argentina o…italiana”

La passione della famiglia per il camice bianco, una sorella top player ed un padre che ha sfidato Maradona. Finita? Macchè, perchè in mezzo c’è anche e soprattutto lui: Tiago Casasola, che si è raccontato in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport: “Mio padre era nella squadra del suo quartiere, Versalles, e giocò contro il Parque di Maradona – ha esordito l’esterno granata – Era dopo il 94, ovvero dopo la squalifica per doping del Pibe. Buenos Aires impazziva per quelle partite di calcio a 5 e un giorno il campo era così pieno che fece fatica ad entrare anche la squadra avversaria. Mia sorella? Non voglio dirlo io che sia la più forte giocatrice argentina di handball, ma in ogni gara che vedo fa 10-15 gol. Io mi stupisco ma dicono sia normale”.

Quindi Riquelme, che l’ha seguito da vicino nel suo percorso di crescita, ed il rapporto con l’Argentina. Senza dimenticare la possibilità di vestire l’azzurro dell’Italia: “La prima cosa che noti di Riquelme è il mate, lo ha sempre in mano. Per il resto un fenomeno, umile, tranquillo e dice le cose in faccia. Ho marcato Messi, Higuain e Aguero nel 2014 –  ha aggiunto Tiago – ma non era facile. Ero tra gli sparring dell’Argentina ma avevamo paura di alzare i ritmi, però se andavamo piano facevano quello che volevano. Ce la giocavamo, ma non troppo. E spesso a 10′ dalla fine eravamo ancora sullo 0-0. Vincemmo il Sub 20, eravamo un bel gruppo e c’erano tanti grandi talenti. Compreso Giò Simeone, che arriverà lontano. Feci l’assist a Driussi e, per come sono fatto io, mi rende più felice un assist che un gol. Ma se devo segnare io non mi tiro indietro, anche se sono un difensore. Negli ultimi 10 anni l’Argentina ha perso due finali di Coppa America e una dei Mondiali: manca un pizzico di fortuna, i campioni danno tanto per quella maglia. Io in Nazionale? Essere osservato è già un orgoglio, lavoro duro ma non è facile. L’Argentina è una delle prime 5 nazionali al mondo. Penserei anche all’azzurro dell’Italia, però, avendo un nonno di Varese. Sarebbe un orgoglio, nelle mie vene scorre sangue azzurro”.

Ed è proprio nel Belpaese che Tiago sta perfezionando alcuni aspetti del suo pedigree: “In Italia impari tanto a livello tattico e devo ringraziare Colantuono, che insiste su questo e mi fa migliorare dal punto di vista personale e nello studio degli avversari. Mi impiega in due ruoli, io mi trovo bene dappertutto in campo. Cambia poco per me, questo mi aiuta ad adattarmi ad ogni situazione. Un altro pregio di Colantuono è che noi sappiamo cosa fare già 2-3 giorni prima della partita. Devo migliorare negli assist, crosso tanto e dovrei farne di più. Ma incido anche in fase difensiva. In Italia devi stare sempre concentrato ed è importante allenarsi bene”.

Obiettivi in granata: “Siamo attrezzati per i playoff. Ma si sa, la B è lunga, tosta ed imprevedibile. La squadra c’è e questa  piazza merita i playoff. Abbiamo già affrontato le più forti ed abbiamo 13 punti: potevano essere anche di più, ma considerando gli avversari non mi pare poco”. E se non avesse giocato? “Avrei fatto il medico, è voglio ancora farlo. Studiare medicina vuol dire vivere per quello e giocando non potrei, ma quando smetto mi ci applico – conclude – Mio nonno paterno era un dottore e mio padre aveva iniziato: è la passione di famiglia”

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