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L’arciere dice basta: “Stavo bene, scelta tutta mia. Potevo fare di più ma…”

Termina un ciclo, ne inizia uno nuovo, ma senza rimpianti. Così Emanuele Calaiò ha lasciato il calcio giocato ma non la Salernitana andando ad intraprendere il percorso da dirigente nel settore giovanile granata. “È una scelta che si fa arrivati ad una certa età” ha commentato l’arciere dopo ventidue anni di calcio e soprattutto gol: “Dispiace sempre smettere, sono stra-felice di tutto quello che ho fatto nella mia carriera, non cambierei nulla, nel bene e nel male, sono sempre stato me stesso in ogni città dove ho giocato. Credo di aver lasciato buoni ricordi come uomo e giocatore”.

Poi i ringraziamenti di rito: “Ringrazio tutti i presidenti, allenatori, compagni che ho avuto, finendo con Lotito, Mezzaroma e il direttore Fabiani che mi hanno dato la possibilità di intraprendere questo ruolo. Era una cosa di cui avevamo già parlato in passato e ora si è concretizzata. Ringrazio anche Ventura che mi ha dato modo di far parte di questo gruppo fino alla fine. A gennaio avevo tante richieste, non mi sono mai voluto muovere da qui, solitamente i progetti li sposo e li finisco. Magari non lo farò da giocatore in questo caso, ma in un’altra veste. Un ringraziamento a mia moglie e ai miei figli che mi sono venuti dietro in ogni città per 22 anni, grazie ai miei genitori che hanno fatto sacrifici. ù

Dispiace per mio figlio e mio padre che ci sono rimasti più male, tutti speravamo di arrivare a 200 gol, ne mancavano pochi ma sono contento di questa scelta che ho fatto perché a quasi 38 anni ho colto al volo quello che avrei fatto a giugno. Purtroppo, nella vita tutto inizia e tutto finisce. Spero di dare quello che ho dato da calciatore, la maglia sudata, l’esperienza e i consigli. Mi è sempre piaciuto stare dietro ai ragazzi, spero di farne crescere tanti e trovare talenti che in Campania sono una marea che giocano per strada. Anche io ho iniziato così e ho avuto una certa carriera”.

Negli ultimi mesi non sono mancate critiche, soprattutto sui social: “Quando c’era da metterci la faccia nei momenti bui ce l’ho messa, ho sempre detto quello che pensavo. Alcune volte vedo tramite i social di mia moglie, leggevo che qualche tifoso ha detto che sono venuto a prendere la pensione. Ognuno pensi quel che vuole, ma se avessi voluto prendere la pensione, mi offrivano due anni di contratto altrove e avrei potuto “rubarmi” lo stipendio. Ho deciso di finire. Tutti speriamo in un lieto fine, ma non è sempre così. Avrei voluto fare di più per la Salernitana”.

Una carriera in cui Calaiò ha vissuto momenti belli e non: “In ogni tappa ho sempre lasciato ricordi e fatto sul campo gol importanti. Mi porto dietro tutto. I momenti più belli li ho tatuati sul braccio, i campionati vinti in carriera. La cosa più amara è stata la squalifica di Parma, perché immeritata. Ho passato sei mesi brutti. Ho sempre fatto di testa mia, a volte litigando con mio padre e il mio procuratore. Nella mia carriera ho avuto tanti allenatori che mi apprezzavano, per altri non andavo bene, per altri no. Voglio ringraziarli tutti, indistintamente. Ho sempre fatto 30-40 partite all’anno, tutti mi hanno sempre apprezzato. Quando ho avuto allenatori che non mi hanno fatto giocare, ho sempre avuto confronti e le cose le ho dette in faccia e per questo mi hanno apprezzato. In tanti mi hanno scritto messaggi. Non penso di fare una partita di addio, giocherò a calcetto con gli amici”.

Sulle motivazioni che hanno portato all’addio: “Sono sempre stato motivato quando ho intrapreso il progetto, devi sempre averne anche quando inizi un’altra carriera. Erano quelle da giocatore, volevo finire da giocatore con tanti gol. Non ci siamo riusciti. È stata una decisione mia. Avevamo deciso di parlarne dopo il mercato, mi sono allenato perché ero sotto contratto e ci eravamo dati appuntamento a dopo. Ci siamo seduti a un tavolo, ho accettato, il treno passa una volta sola, magari a giugno sarei rimasto a casa a girarmi i pollici. Dal punto di vista fisico mi sentivo bene, potevo anche non fare una partita, questo non puoi mai saperlo. Sto bene ma a questa età si fanno altri ragionamenti, quando ti capita una proposta così e non hai 20 anni e la prendi in considerazione. Non sono né il primo, né l’ultimo giocatore che ha fatto questa scelta con un contratto ancora in essere”.

Infine anche un passaggio sulla parentesi Napoli, tra le più importanti della sua carriera: “A Napoli ho passato 4 anni e mezzo, la mia famiglia è di lì, ho trascorso anni bellissimi. Ho fatto il doppio salto e tanti gol, la gente ancora mi apprezza lì perché non ho mai detto una parola fuori posto”.

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