“Discontinuo”, poche lettere servono a descrivere la stagione di Franco Tongya che in 24 partite ha segnato 3 reti pur potendo, per capacità tecniche e fisiche, fare molto di più. È dello stesso avviso anche Andrea Bonatti che nella stagione 2019-2020 ha allenato l’ala alla Juventus Primavera prima del suo approdo a Marsiglia: “L’ho avuto per un mese perché poi è andato al Marsiglia. Per quanto l’ho conosciuto, penso che non abbia ancora espresso il suo potenziale a pieno. Potrebbe anche essere a causa del modulo utilizzato perché per le sue caratteristiche è stato penalizzato. Forse anche gli infortuni hanno influito. Se l’ex Juventus trova continuità diventa un centrocampista completo grazie alle sue qualità. Con le sue caratteristiche può essere una risorsa. Può fare molto di più”.
Parole al miele per le sue qualità da parte dell’ex tecnico del Fiorenzuola che, inoltre, ha anche rilasciato alcune dichiarazioni su una costante della stagione di Tongya: gli infortuni. Infatti, fino a questo momento l’autore della terza rete contro il Cosenza si è dovuto fermare in ben tre occasioni: “I problemi fisici hanno caratterizzato la sua carriera. Quando fai fatica a prendere continuità, poi cali. Possono cambiare allenatori e situazioni, momenti e magari fai fatica. Questo non è accaduto solamente a Tongya, ma anche ad altri giocatori. Non conosco la dinamica degli infortuni a Salerno, ma so che ebbe dei problemi di natura traumatica anche a Marsiglia. Lui è un ragazzo esplosivo, muscolare ed il modo di giocare lo predispone a degli infortuni rispetto agli altri compagni”.
Durante il campionato sono sorti molti dubbi sulla posizione del classe 2002. Piazzato come mezzala non ha mai reso eclissandosi spesso nel corso dei 90′ per poi essere sostituto, ma tutti gli allenatori hanno continuo a schierarlo in quella posizione: “Io penso che Tongya possa mantenere il campo dando volume. Se gli chiedi compiti di costruzione, però, è un problema. Ho allenato Folorunsho che è un giocatore abbastanza simile. Io l’ho utilizzato anche a centrocampo, oggi il calcio non è statico, dipende dalla funzione che gli chiedi.
Salernitana Reggiana Tongya
Al pari di Tongya, se utilizzi Folorunsho in compiti di gioco non è sicuramente il migliore. Lui deve ricevere la palla e dare peso offensivo con inserimenti alla Perotta. Poi ha anche qualità per rifinire. Dipende da una questione di compiti, non dalla posizione di partenza che poi sfruttare anche per le attitudini difensive. Se giochi a rombo, Tongya è un trequartista: per me in questo modulo è preferibile che non la faccia. Se giochi 3-5-2 può fare la mezzala avendo un giocatore offensivo in meno. Tongya dovrebbe essere alzato, non abbassato”.
Andrea Bonatti è stato anche vice di Leonardo Menichini nel corso della sua esperienza a Salerno nella stagione 2014-15, quella della promozione in cadetteria e nell’annata 2015-2016, quella della salvezza ai playout in B. Proprio come per Pasquale Marino anche in quella circostanza la Salernitana era penultima ed in grave crisi: “Noi eravamo arrivati a Salerno penultimi con il mercato chiuso. All’inizio era importante dare tranquillità perché avevamo grandi depressioni ed esaltazioni. Di ritorno da Cesena, alla prima vittoria, venimmo accolti da 2.000 persone. Dopo una giornata perdemmo in casa con il Lanciano e ci contestarono. Il rischio di Salerno che è una realtà stupenda che deve ottenere risultati diversi è il disequilibrio, noi dovevamo trasmettere positività e fiducia. Dovevamo trasmettere la consapevolezza di dover raggiungere l’equilibrio. Penso che debba esserci questo e penso che dopo tutti questi cambi tecnici ognuno debba mettere da parte la propria opinione per un bene comune”.
“Tranquillità ed equilibrio”, sono queste le componenti secondo Bonatti per raggiungere la salvezza. Il classe 1984 è tornato anche sul finale di stagione del campionato 2015-2016 sottolineando l’importanza della serenità mentale: “In B non esiste un calendario complicato perché nelle partite singole le gare hanno talmente tanto equilibrio che magari è più complicato affrontare il Cosenza invece del Pisa. I toscani hanno vinto a Brescia, ma qualche episodio avrebbe portato un risultato diverso. Nella mia esperienza di Salerno fu tutto molto complicato perché perdemmo contro il Cagliari già promosso, in Sardegna alla penultima di campionato, e, nonostante la vittoria con il Como, ci furono circostanze che ci portarono ai playout. Siamo stati due settimane al Mancini di Roma per preparare la partita e mantenere la serenità del lavoro lontano dal resto. Noi non sapevamo chi avremmo affrontato perché il Livorno era retrocesso, ma aveva fatto ricorso, e il Lanciano aveva dei punti di penalizzazione. In quattro mesi di lavoro avevamo cambiato molti moduli, ma del riscaldamento a Lanciano ricordo la tranquillità. L’esito è stata la conseguenza di quello che c’era: consapevolezza e fiducia”.
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