Ci sarà anche Daniele Balli sabato pomeriggio al “Castellani” per seguire la sfida tra Empoli e Salernitana. Due capitoli importanti del passato per l’ex portiere che ha appeso scarpini e guanti al chiodo da ormai sette anni portando però sempre nel cuore i colori delle due squadre, in particolar modo di quella granata.
“Sto soffrendo troppo per la mia Salernitana e sabato voglio rendermi conto, la voglio andare a trovare: sarò presente allo stadio Castellani di Empoli, sotto casa” ha svelato a Il Mattino nell’intervista realizzata da Pasquale Tallarino: “Quando sono un po’ depresso, prendo le videocassette e guardo due partite. La prima è Salernitana-Juventus, la seconda è Salernitana-Empoli, vissuta dall’altra parte. L’Empoli c’entra, perché io da avversario, a febbraio del 1997, parai a Salerno il calcio di rigore a Ciccio Artistico e la partita finì 1-1. L’estate successiva, mi contattò la Salernitana e passai due giorni con il mal di pancia… perché me la facevo addosso, avevo paura di venire a Salerno e ricordavo lo stadio-bolgia. Le sfide, però, mi sono sempre piaciute e decisi di provare. È stata la mia fortuna, la perla di un triennio magico, chiuso con tre promozioni. Le prime due dalla Serie C alla Serie A con l’Empoli ma il debutto in massima serie lo rimandai, perché il richiamo dei granata in B era fortissimo e decisi di ripartire nel 1997/1998 da Salerno. Vinsi di nuovo in Serie B e conquistai finalmente i guanti da titolare in A. Lo stadio una volta era semipieno. Se adesso è deserto o quasi, qualcosa non va”.
Un “qualcosa” che ostacola la crescita di un progetto e scalfisce l’entusiasmo della tifoseria: “C’è un nodo che strozza la crescita e questo nodo può scioglierlo solo la proprietà. Non credo che le faccia piacere spendere ed essere contestata ad ogni partita, sempre tra novembre e dicembre, quando i tifosi ‘annusano’ che gli altri sono più forti. Il problema è a mio avviso più profondo e riguarda innanzitutto le valutazioni della proprietà, la stessa che a Roma fa grandi cose e offre calcio-spettacolo. La società è solida, è forte economicamente, dunque faccia, agisca, investa. Lo sta già facendo ma se i risultati sono questi, deve cambiare strada e magari può un po’ copiare l’Empoli che ha Corsi sul pezzo dal 1996, dallo spareggio che vincemmo a Modena contro il Como e che ci ridiede la Serie B in Toscana, allenati da Spalletti. Non vale il solito discorso della periferia calcistica che dà serenità e della città che rumoreggia, perché Salerno sta contestando da qualche partita e la vicenda Jallow è conseguenza delle eccessive aspettative riposte nel calciatore, atteso e dipinto quasi come se fosse un nuovo Di Vaio, che non è. Per ottenere risultati – lo ha detto anche Ventura – occorrono soldini da investire oppure lungimiranza e programmazione nel tempo per costruirsi i giocatori in casa. Il Sassuolo sfonda, l’Atalanta spacca, la Fiorentina produce tanto a livello di settore giovanile, l’Empoli vende Krunic, Bennacer, Di Lorenzo e fa plusvalenza. La Salernitana, di contro, si è affidata all’allenatore che ha fatto stropicciare gli occhi anche al cassiere del Torino, ma ha fin qui ceduto alla Lazio Sprocati e Casasola. Per me è troppo poco”.
Balli dunque detta la sua ricetta: “Bisogna arrivare a gennaio con il morale alto, che è figlio dell’entusiasmo e padre del risultato. Se la squadra si compatta, non sbanda ad Empoli, prende punti e quota in classifica, arriva anche a gennaio con maggiore appeal. A quel punto servirà prendere ciò che non c’è: più sostanza, meno cognomi, giocatori che durino e che siano funzionali al progetto tecnico di Ventura. Ho avuto il piacere di osservarlo per quindici giorni quando allenava il Pisa. I suoi schemi d’attacco cominciano dal portiere che deve avere già una chiave di lettura nel far ripartire il gioco, in base a come si dispongono gli attaccanti avversari. Quello che Sarri faceva ad Empoli, lui lo aveva già fatto a Lecce, a Pisa, al Torino. Se la Salernitana non eccelle nel gioco, un motivo c’è: mancano le caratteristiche. Forse con Dziczek si accende la luce ma servono doppioni in zone clou del campo.
Serve il bomber, occorre anche l’uomo, anzi gli uomini bravi nell’uno contro uno, che crossino dieci-quindici volte a partita e che lo facciano per tutto il campionato. Insomma occorrono i Ricchetti, Ferrarese e Giacomo Tedesco di una volta. A Salerno c’erano anche Caputo e Donnarumma: contestati, lasciati partire troppo in fretta, sono esplosi ad Empoli. Ora occhio a una squadra che traballa insieme a Muzzi ma che ha grande potenziale offensivo: Mancuso e La Gumina, l’under 21 Frattesi, i bravi Dezi e Laribi”.
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