In granata dal 1975 al 1979, Claudio “Keegan” Tinaglia collezionò con la Salernitana oltre cento presenze arrivando dal Perugia in compagnia di Vitulano e Petraz. Esterno di centrocampo dotato di grande dinamismo, veniva chiamato Keegan per la somiglianaza con Kevin Keegan, attaccante inglese in attività fino al 1984. Oggi Tinaglia lavora con la Polisportiva Giovanile Salesiana Don Bosco ma nonostante siano passati quasi quarant’anni ricorda benissimo la sua esperienza a Salerno: “Quando siamo arrivati a Salerno abbiamo avuto un’accoglienza fantastica. Capimmo subito l’impatto dei tifosi, al nord era difficile vedere tifoserie calde. In panchina c’era Settembrini, era una persona speciale, ma purtroppo le cose non sono andate come pensavamo. La squadra fu costruita per fare qualcosa di buono ma non riuscimmo a portare la Salernitana in Serie B, quello è il mio grande rammarico”.
Quegli anni però furono contraddistinti dai problemi societari: “Purtroppo fummo danneggiati dalle vicissitudini societarie: io non giocavo per i soldi, ho sempre amato il calcio ma quando il malumore serpeggia non è facile rendere al meglio. Ricordo che dovevamo andare a giocare a Siracusa ed i tifosi entrarono negli spogliatoi perché volevano sapere dove erano finiti i soldi degli abbonamenti. Partimmo il giorno dopo con l’aereo e vincemmo con un gol di Vitulano su un mio cross ed al ritorno i tifosi ci aspettarono per festeggiare quella vittoria. Ho vissuto quattro anni meravigliosi ed ho conosciuto tanta bella gente, ricordo che il lunedì andavo a Giovi dalla famiglia Fortunato ,li aiutavo a piantare i pomodori: può sembrare una cosa stupida ma era un gesto che mi riportava nella vita normale, quella di tutti i giorni”. Un rapporto viscerale quello venutosi a creare tra Tinaglia e la città di Salerno: “Ricordo che mi consegnarono una medaglia d’oro per le cento presenze ma mi è sempre rimasto il rammarico per la mancata promozione. Ricordo però anche bei momenti come la partita vinta col Bari, feci cross per il gol di Mujesan e a fine partita fui braccato dai tifosi. Sono cose che fanno piacere perché ho sempre dato il cuore”.
In granata Tinaglia ha conosciuto Walter Zenga, allenatore del Venezia che domani affronterà la Salernitana: “Con Walter parlavamo spesso, a volte veniva a pranzo da me. Quel giorno col Pisa avevo la febbre, arrivò un pallone bagnato che gli scivolò dalle mani: il mister lo sostituì e dagli spalti gli lanciarono di tutto. Io piansi quel giorno, non è mai bello vedere un compagno trattato in quel modo. La reazione del pubblico era comprensibile ma l’allenatore (Domenico Rosati ndr) doveva lasciarlo in campo e fargli finire la partita con tranquillità. Zenga invece fu costretto ad attraversare tutto il campo, aveva bisogna di cimentarsi di più e nella carriera lo ha dimostrato. In allenamento capii che aveva qualcosa di speciale, aveva l’istinto del portiere ‘pazzo’. Mi divertivo a vedere qualche sua bella parata sotto l’incrocio, in campo magari non è riuscito ad esprimersi al meglio ma era la sua prima esperienza lontano da casa. Con noi parlò di quell’episodio ma chiaramente provavamo a tirarlo su di morale, sono errori che possono starci nel calcio”.
Con Zenga è nato anche un rapporto fuori dal terreno di gioco: “Ci siamo incontrati un’estate a Baja Sardinia dove aveva un appartamento Ilario Castagner. Incontrai Bruscolotti, Cabrini, Rumnenigge ed appunto Zenga col quale un giorno organizzammo una partitella con lo staff dell’albergo di cui molti camerieri giocavano in Serie D. Fu una partita bestiale, vincemmo 1-0 con Castagner arbitro, c’era anche Torrisi della Lazio e Zenga quel giorno fece un paio di parate spettacolari. Lui poi andò all’Inter, io rimasi a Salerno e ci siamo un po’ persi di vista”. L’attualità vede la Salernitana quarta in classifica con 17 punti, 3 dei quali arrivati col Perugia che “non meritava da perdere. Colantuono? A Perugia era molto stimato ma purtroppo i risultati non lo aiutarono”.
Domani c’è appunto il Venezia che col cambio in panchina ha cominciato a macinare gioco e punti: “Walter ha sistemato un po’ di cose, ora vedo una squadra che aggredisce l’avversario. Anche col Verona, nel secondo tempo li hanno massacrati senza mai concedere spazi. Colantuono sicuramente ricorda ai giocatori di dover rispettare l’avversario, andranno a Venezia per fare una bella partita. Di calore lì ce n’è poco nonostante la vicinanza tra il campo e gli spalti”.
Infine un augurio in vista del centenario della Salernitana: “La speranza è che la Salernitana raggiunga i play-off dove i valori mostrati in campionato non valgono. Magari l’anno prossimo Salernitane e Perugia si ritroveranno in Serie A tornando anche a stringere quel rapporto d’amicizia tra le tifoserie”.
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