Al termine di una partita dominata dal tatticismo, contrassegnata dalla volontà delle due squadre di uscire dal campo con punti da aggiungere alla classifica, il risultato di parità è stato la logica conseguenza di novanta minuti che non hanno regalato momenti calcistici particolarmente entusiasmanti. Non sono mancati, però, i contenuti temperamentali ed atletici, così come molto interessanti sono apparse le strategie tattiche adottate dai due allenatori.
Sul fronte granata, da salvare la ferrea volontà di tornare a casa con un risultato positivo. Cospicue dosi di applicazione tattica, anche attuando movimenti non semplici dal punto di vista difensivo. Nelle prossime settimane, però, bisognerà lavorare con coraggio, convinzione e creatività sulla fase offensiva. Perché nel calcio le sbavature ci saranno sempre ed a quel punto, inevitabilmente, una prestazione attenta rischia di trasformarsi in un bagaglio di frustrazione da portare a casa.
SALERNITANA SCHIERATA CON IL 3-5-2, LA CREMONESE SI AFFIDA AL 4-3-3
Colantuono conferma l’undici schierato contro il Verona, con la sola novità rappresentata dalla presenza di Vuletich al posto di Djuric. I padroni di casa rispolverano l’esperienza di Greco e Croce nella zona nevralgica del campo, con Castagnetti ed Emmers costretti ad accontentarsi di un posto in panchina.
ODJER FATICA AD ARGINARE L’ASSE RENZETTI-CROCE. COLANTUONO SE NE ACCORGE, CAMBIA SPARTITO E LIMITA UNA CREMONESE CHE SVILUPPA IL SUO GIOCO SOPRATTUTTO A SINISTRA
Il centrocampista granata deve effettuare la prima copertura sulle avanzate del terzino sinistro Renzetti, lasciando a Croce, mezzala grigiorossa, la possibilità di guadagnare libertà sulla trequarti oppure alle spalle del mediano ghanese. Se, invece, Di Tacchio stringe al centro oppure Casasola aggredisce alto sulla fascia, la Cremonese può puntare con il giro palla a guadagnare campo sul fronte opposto oppure ad allargare la difesa granata con improvvise verticalizzazioni alla destra del terzetto centrale. Colantuono intuisce il giochetto, non vuole smarrire la compattezza difensiva, ed allora escogita una soluzione tattica molto interessante, ordinando ai centrali difensivi Mantovani e Gigliotti di accorciare immediatamente su Croce ed Arini, mezzali che provano a trovare agibilità tra le linee granata. Allo stesso tempo, per intralciare sul nascere le fonti di gioco lombarde, il trainer granata chiede a Di Tacchio di aggredire tempestivamente la regia di Greco. I padroni di casa, nonostante gli accorgimenti del mister granata, insistono sulla catena di sinistra, riuscendo in qualche circostanza ad eludere i meccanismi difensivi dei calciatori campani. Accade soprattutto quando Perrulli taglia dalla fascia sinistra al centro del campo, costringendo Casasola ad essere in inferiorità numerica a causa della sovrapposizione di Renzetti. Odjer, a quel punto, dovrebbe essere rapido nella lettura tattica e nel tamponare le incursioni del terzino lombardo, ed invece spesso non riesce a rispettare i compiti difensivi imposti dal match. Accade anche ad inizio ripresa, quando Renzetti approfitta di una sponda di Perrulli e della distrazione tattica del mediano ghanese (subito dopo sostituito da Akpro) per sfondare a sinistra e dare il via alla circolazione di palla che produce il cross intercettato dalla testa di Paulinho, la cui conclusione viene ottimamente respinta da Micai. Però, nonostante il grande movimento prodotto, si tratta dell’unica occasione realmente pericolosa scaturita dall’asse Renzetti-Croce-Perrulli (l’altra, sugli sviluppi di una palla inattiva e ancora più ghiotta, sarà malamente sprecata da Carretta, a tempo ormai scaduto). Per il resto, i centrali difensivi granata sono sempre molto attenti nel presidio dell’area di rigore.
I GRANATA SONO DISCIPLINATI E CONCENTRATI, MA COMMETTONO QUALCHE SBAVATURA SULLE SPONDEDELL’OTTIMO PAULINHO
Il centravanti brasiliano, pur non essendo molto alto e particolarmente robusto, riesce spesso ad avere la meglio sulla difesa granata quando viene servito per giocare di sponda a favore dei compagni che gli gravitano accanto e di quelli che agiscono alle sue spalle. I difensori granata riescono raramente ad anticiparlo e, soprattutto, non sempre sono compatti nel mantenimento della linea difensiva. Difficoltà acuita dalle distanze tutt’altro che ridotte esistenti tra centrocampo e retroguardia. Le conseguenze di questa frattura si traducono nell’ammonizione guadagnata da Odjer per impedire a Castrovilli di scavallare nella prateria. Ma anche nella penetrazione centrale di Croce che, però, è impreciso nel fornire l’assist finale a Castrovilli, oppure nell’uno contro uno di Perrulli ai danni di Schiavi e, infine, nel taglio di Carretta che viene fermato fallosamente da Vitale. Nulla di particolarmente insidioso, ma è evidente che in futuro bisognerà lavorare con maggiore attenzione su questo aspetti.
COLANTUONO INGENEROSO CON JALLOW, CHE RESTA L’UNICA LUCE OFFENSIVA DELLA SQUADRA
Le critiche rivolte dal tecnico all’attaccante gambiano, spesso argomento principale dell’analisi post partita, sono piuttosto discutibili ed ingenerose. La Salernitana, al momento, non possiede un gioco corale offensivo, è carente nella ricerca delle giocate imprevedibili e necessarie per creare difficoltà alle difese avversarie. Al tirar delle somme, a regalare un minimo di vivacità e pericolosità alla squadra ci pensa soprattutto l’ex attaccante cesenate. Anche ieri è accaduto, in una gara che ha confermato il grigiore espresso dalla fase offensiva granata nei primi sette cimenti stagionali. Tutt’altro che condivisibili anche le accuse di eccessivo egoismo piovute addosso al generoso Lamin. Sul nostro taccuino abbiamo annotato due tempestivi passaggi dettati dal gioco senza palla di Castiglia, un ottimo pallone fornito ad Akpro ai diciotto metri romagnoli, uno scambio rapido a destra con Casasola, prima di sfondare sulla fascia ed arrivare al cross. In sostanza, nelle uniche occasioni in cui ha intravisto la presenza di altre maglie granata nei suoi pressi, il ragazzo non ha esitato a smistare il pallone nei tempi giusti. Quando Jallow ha provato a ripartire, affidandosi soprattutto alla sua velocità, non aveva accanto a lui compagni con cui fraseggiare o imbastire azioni in grado di generare apprensioni alla retroguardia grigiorossa. Emblematica l’azione in cui è stato circondato da ben sette calciatori della Cremonese, evidentemente rassicurati dall’assenza di altre maglie granata. Per il resto, la punta africana si è resa protagonista di una bella sforbiciata ad inizio match, ha quasi bruciato Renzetti su una palla che sembrava persa, si è sacrificata anche in fase difensiva (rubando la sfera all’arrembante Mogos e ripartendo). Se la Salernitana non gioca bene e punge poco, non è certamente colpa di Jallow.
POSITIVO L’APPROCCIO PROPOSITIVO DELLA SQUADRA AD INIZIO RIPRESA
Una traccia che Colantuono deve provare a sviluppare con maggiore convinzione. Quando la squadra sposta il baricentro in avanti, porta i centrali difensivi ad impostare il gioco, le mezzali più vicine agli attaccanti (Castiglia calcia e trova l’ottimo intervento di Micai) e gli esterni a fornire punti di riferimento offensivi, l’iniziativa risulta meno scontata e sterile (cambi di gioco e circolazione di palla più veloce) ed il controllo della partita è conteso all’avversario di tutto. Una mentalità che ci auguriamo di verificare con continuità nel prosieguo della stagione. Un passaggio indispensabile, per conferire al gruppo un’identità vincente e, soprattutto, per gettare le basi su cui costruire una manovra caratterizzata dall’efficacia del collettivo che incontra la giocata estrosa del singolo.
Katia
09/10/2018 at 18:12
Se “Castiglia calcia e trova l’ottimo intervento di Micai” uno dei due ha sbagliato porta. 🙂