A Padova, ma nel vecchio Appiani, la Salernitana collezionò una delle più grandi figuracce della sua storia. Era il 19 giugno del 1980 e, dopo aver vinto 3-1 al Vestuti, i granata persero 4-0 la finale di ritorno della Coppa Italia Serie C in casa dei biancoscudati. Addio trofeo. Una delle storie più amare, in salsa granata, andate in scena nella città veneta. Un ko da riscattare, visto che la Salernitana non ha mai vinto all’Euganeo. Solo un hurrà – nel vecchio Appiani – in 14 tentativi sul campo dei biancoscudati (clicca qui per leggere l’articolo).
Vanni Moscon, 32 presenze ufficiali e 7 gol con la maglia granata, era in campo nella doppia gara. All’andata, andò pure a segno. “Ma al ritorno, che delusione. Perdemmo una partita in modo incredibile dopo una prestazione strepitosa all’andata. Ancora oggi dico che è una delle mie più grandi delusioni della mia carriera da calciatore, perchè mi avrebbe fatto piacere alzare un trofeo che sembrava già in tasca. Eppure ci sfuggì”, ricorda l’oggi 63enne ex giocatore, che in carriera ha vestito anche le casacche di Reggiana, Cavese, Rende, Sambenedettese, Piacenza e Taranto. “Fino a quel punto avevamo condotto una stagione di sacrifici in un anno tribolato, si partiva in ritardo per le trasferte, c’erano degli scioperi e minacce nelle messe in mora per via di ritardi nei pagamenti da parte della società – ricorda Moscon ai nostri microfoni – Quel giorno la porta dell’Appiani per noi fu stregata, avremmo meritato di fare almeno un gol ma fummo frenati da grandi interventi del loro portiere. Poi, ne subimmo tre su episodi rocamboleschi. Fu brutto non vincere almeno un trofeo dopo tutte quelle difficoltà: non presi un centesimo all’inizio, la società però liquidò tutto entro l’anno successivo, riuscì a iscriversi al campionato e ci pagò, cosicché noi firmammo le liberatorie”.
Oggi Moscon allena il Conegliano, squadra di Promozione, e vive a Treviso, non lontano dall’Euganeo. “Non ho seguito molto da vicino il Padova, viso che alleno e devo badare ai miei ragazzi – continua l’ex granata – Sicuramente si è trovata a vivere alti e bassi incredibili finora, perché l’intento iniziale era diverso dalla classifica attuale. Si parlava di squadra competitiva per poter puntare ai playoff ma tante cose non sono andate: da qualche infortunio, ai cambi in panchina a grosse problematiche di gruppo, sebbene a livello individuale fosse una buona squadra. A gennaio ha cambiato tanto, vedremo cosa farà. Forse il morale non è di quelli giusti nella piazza, i tifosi padovani sono esigenti come i salernitani. Potrebbero subentrare la non tranquillità e la paura di sbagliare”.
Sulla Salernitana: “Può andare ai playoff, non sono molto distanti. Problema multiproprietà impedisce di sognare la Serie A? Intanto che ci vada ai playoff, ed eventualmente in A, poi la proprietà saprà come risolvere. Non credo che Lotito dica ai calciatori di perdere volontariamente. Mi auguro possa quantomeno giocarsela, anche se sulla carta altre squadre sono attrezzate meglio e col dichiarato in tento di salire su. Mi riferisco a Palermo, Verona e Brescia su tutte, che sono strutturate in maniera diversa”.
Bocalon-Calaiò, il cambio ha giovato? “Non so. Calaiò sempre fatto tanti gol, è uno abituato a vincere e questa è sempre una gran cosa, indipendentemente dai mesi di digiuno dai campi. Chi è abituato a lottare per certi obiettivi, continua sempre a farlo. Quando riprenderà la giusta condizione farà i gol, li ha sempre fatti. E poi ha personalità. Anche Bocalon è un buon giocatore ma Calaiò ha un’esperienza diversa, voglia e capacità. La carta d’identità è relativa”, afferma Moscon.
Meglio quarant’anni fa, squattrinati ma con voglia di sognare, oppure oggi che la società è solida ma non trova grossa sponda in una tifoseria che ha percepito un intento di galleggiare in cadetteria? L’ex granata replica così: “Non si possono fare paragoni tra le due società. All’epoca il presidente Ventura era in grosse difficoltà e solo di tanto in tanto percepivamo qualche premio per poter vivere, anche se eravamo tutti in albergo ed in pochi erano sposati. Adesso Lotito paga puntualmente, ci si metterebbe la firma e credo che le ambizioni ce le abbia. Senza di lui Salerno potrebbe tranquillamente essere come Treviso, una piazza che tredici anni fa era in Serie A e storicamente ha lanciato tantissimi calciatori poi venduti anche a cifre importanti a società di rilievo. Ha fatto tanti anni in B ma da tempo è decaduta e oggi è ultima in Eccellenza”.
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