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VIDEO. Anche i nomi di Saracino e Di Bartolomei sul wall of fame del Vestuti: i ricordi di amici e memorie storiche

Anche i nomi di Agostino Di Bartolomei e Mario Saracino, da oggi, sono presenti sul wall of fame dello stadio Vestuti, le cui mura (purtroppo in declino) sono sempre custodi della memoria della storia granata fino al 1990.

L’apposizione delle targhe dedicate all’ex anche di Roma e Milan e a colui che dapprima giocò e poi allenò prima squadra e settore giovanile del cavalluccio è stata fortemente voluta dall’associazione Macte Animo 1919, presieduta da Umberto Adinolfi, e si è tenuta questo pomeriggio alla presenza del sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli, dei rappresentanti della Salernitana (Gianluca Lambiase, l’addetto stampa, in compagnia del team manager Salvatore Avallone), della tifoseria organizzata, del presidente Ussi Gianfranco Coppola e dell’associazione Salernitani Doc di Massimo Staglioli. Nel vecchio tempio cittadino sono già presenti targhe dedicate a Elio Onorato, Antonio Valese, Carmine Iacovazzo, Matteo Santucci, Bruno Somma, Fulvio De Maio, Geza Kertesz, Bruno Carmando e Robert Anthony Boggi.

Di Agostino Di Bartolomei si sa tutto. Portò per mano la Salernitana al ritorno in B nel ’90 e poi decise di ritirarsi. Quattro anni dopo, quella decisione invece molto più crudele. Domani cadrà il trentennale della sua scomparsa. Decise di togliersi la vita nella sua San Marco di Castellabate, dove oggi alcuni suoi ex compagni di squadra e la vedova, Marisa, hanno voluto ricordarlo con una cerimonia privata al cimitero. Al Vestuti si sono poi recati Matteo Mancuso, Enrico Coscia, Fabio Vulpiani e Antonio Capone. Presenti anche i due campioni d’Italia con la berretti granata nel ’69, Gigino Sica e Luciano Guida, nonché la delegata Coni Paola Bernardino. Peraltro, “DiBa” è stato ricordato oggi anche da Milan e Roma sui social con un bel post che vede protagonisti Calabria, Bonera, De Rossi e Smalling.

 

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Meritato riconoscimento anche alla memoria di Mario Saracino, autore di 81 partite ufficiali con la casacca della Bersagliera tra il 1935 e il 1946. Fu allenatore in seconda ininterrottamente dal 1950 al 1977: in diverse occasioni gli toccò traghettare la prima squadra come allenatore. Insomma, vero e proprio uomo società attraverso anche più presidenze. Dal 1967 assunse anche la guida della formazione Berretti in contemporanea, con la quale vinse il campionato di categoria nel 1969, tuttora l’unico titolo nazionale giovanile nella bacheca della Salernitana. Ha guidato anche la formazione femminile negli anni Settanta. Negli anni successivi continuò a lavorare solo per il settore giovanile fino al 1980. È scomparso nel 2002 all’età di 85 anni.

Il ricordo

Dopo l’inaugurazione della targa, Gianluca Lambiase, addetto stampa della Salernitana, ha letto ai presenti la lettera scritta dall’a.d. Maurizio Milan: “Le storie, quelle emozionanti, non si cancellano. Se si dovesse ritrarre una delle immagini più belle della nostra storia, non ci sarebbe il minimo dubbio che fra queste vi sia quella di Agostino Di Bartolomei, l’uomo simbolo del ritorno in Serie B dopo più di vent’anni. Sceglie i nostri colori dopo una carriera gloriosa soprattutto alla Roma, dove è stato indiscusso leader per dodici stagioni, vincendo lo scudetto nel 1983. Agostino non è stato soltanto un capitano, una bandiera, ma un signore del calcio. Anche a Roma, dove è stato capitano indiscusso, ha saputo sopportare una delle più grandi delusioni che un calciatore può avere, la sconfitta in finale di Coppa dei Campioni all’Olimpico contro il Liverpool. In fondo, come ci ha insegnato anche De Gregori, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. A Salerno, Ansaloni gli consegna le chiavi della squadra e Agostino contraccambia con trenta presenze, impreziosite da nove gol fondamentali per la storica promozione. Indelebile, nel cuore più che nella mente dei nostri tifosi è la rete decisiva nella partita giocata a Brindisi vinta per 1-0 e, poi, da maestro di calcio, la dedizione e l’attenzione rivolta ai giovani quando ha deciso di smettere con il calcio giocato. Quegli stessi giovani di cui un salernitano purosangue, come Mario Saracino, che ha dedicato oltre quarant’anni ai colori granata, è stato perseverante allevatore e scopritore di talenti. L’U.S. Salernitana 1919 ringrazia l’associazione Macte Animo per questa bellissima iniziativa, che omaggia due protagonisti della storia granata, in questo luogo ricco di ricordi, che è stata la loro casa per tanti anni. Un omaggio doveroso a due figure che sono e saranno per sempre un esempio per le future generazioni”.

A margine dell’incontro al Vestuti, il presidente Ussi Gianfranco Coppola ha ricordato Agostino Di Bartolomei: Un capitano per sempre mi verrebbe da dire, pensando anche al mio secondo libro, l’unico che ha due capitoli: Roma e Salernitana. Una giornata molto toccante con gli ex compagni, ma anche con chi lo ha solo incrociato in carriera o ci ha giocato contro, come Capone. È stata una mattinata a Castellabate, dove riposa, con grandi momenti toccanti”. Coppola ha soprattutto ricordato lo stile che ha contraddistinto l’ex capitano granata: “È stato un calciatore che ha subito anche molte ingiustizie, gestendole con stile, rigore, professionalità, senza scendere in stupide polemiche, mai mostrando la sua grandezza. In ogni colloquio non diceva mai chi era stato, prima di subire l’onta di alcune esclusioni. Poi, ha accompagnato la squadra trionfalmente in Serie B dopo venticinque anni, essendo il capitano riconosciuto dal gruppo. È stato un calciatore esemplare sul campo per qualità tecniche, ma anche per la voglia di vincere l’ultima scommessa della sua carriera in una maniera così limpida, letteralmente trascinando la squadra verso il traguardo sognato. Ultimo tocco di stile: nessuna fanfaronata nell’addio al calcio, nessuna partita ufficiale né all’Olimpico né al Vestiti né all’Arechi. Ha lasciato in punta di piedi e a noi adesso piace pensare sia sereno, pensando che tanto ha dato ai suoi tifosi”. 

Così Rino Avella, presidente della commissione sport, durante l’incontro: “Ho avuto il piacere di conoscerli entrambi, soprattutto Mario Saracino che negli anni ’70 assieme a Settembrini tenevano le sorti della Salernitana, affinché questa potesse raggiungere degli obiettivi sempre più importanti. Lo ricordo come fosse adesso, don Mario faceva allenare i suoi atleti facendoli palleggiare sul muro. All’epoca davvero si facevano gli allenatori”.

Anche i figli di Mario Saracino si sono concessi ai microfoni. Così Antonietta Saracino: “Mio padre ha dato tanto per la Salernitana, per lui era tutto, siamo contenti e ringraziamo i promotori di cuore. Tornare in questo stadio? C’è un po’ di commozione, all’epoca eravamo piccoli. Ho ricordato che frequentavo la casa di Carmando, con le sorelle eravamo amiche”. Tanti i ricordi legati al Vestuti anche per il fratello, Rosario: “Entrando in quel cancello mi ha assalito la nostalgia, perché ci venivo da bambino. Entrare qui e vedere che quasi nulla si è mosso fa sempre piacere. Oggi ci vorrebbe un’attrezzatura diversa qui al Vestuti, ma con l’esperienza del sindaco, gli amici addetti sicuramente questa struttura potrebbe migliorare di tanto”.

Massimo Staglioli, presidente dell’associazione Salernitani Doc, ha proposto delle novità a margine dell’evento: “Bisogna premiare i salernitani calciatori che hanno dato lustro alla piazza, ma non solo quelli protagonisti nel calcio. Pappalardo, ad esempio, ha conquistato il titolo italiano di box, Germano, oppure Enrico Gualante medaglia d’oro. Dobbiamo mettere altre targhe, lo dico al sindaco, sta quasi diventando un cimitero qui. Possiamo fare una piramide, che comprenda tutti i protagonisti salernitani negli sport”. 

Per l’occasione, il consigliere comunale Pino D’Andrea ha letto ai presenti il messaggio di Luca Di Bartolomei“Grazie a Salerno, ai tifosi tutti e alla società, che non perdono occasione di ricordare Agostino. ‘Mi piacerebbe che i bambini imparassero da piccoli a imparare il calcio, ma non prendendo a modello alcuni dei miei capricciosi colleghi’, disse una volte in un’intervista. Agostino adorava i bambini, eppure questo non gli bastò per travolgere la mia vita con una scelta scellerata, perché se oggi a trent’anni di distanza siamo qui a ricordarlo e non a celebrarlo è per averne un’immagine nitida non un santino. Agostino va ricordato affinché sia monito di amore, di cura e di perseveranza, perché la vita è ciclica e sta a tutti noi impegnarci i momenti di difficoltà di quanti sono più sensibili. Perché c’è un giorno nel quale siamo tutti più sensibili. Il mio augurio è che sotto questa targa, tra queste strade e questi vicoli, che ricordo con gli occhi di me bambino, tanti ragazzi e ragazze possano divertirsi con un pallone e diventare grandi, diventare amici. Vi ringrazio per tutto quello che ci siamo detti in questo tempo, per la forza che ci siamo fatti e per aver capito che il coraggio non ruggisce sempre, a volte è un fiato sottile che dice: riproverò domani”.

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Ha collaborato Elio Barrella

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