In quarantena, ma sempre con le idee chiare. Gian Piero Ventura ha deciso di restare a Salerno al momento del lockdown, con la moglie attende che tutto passi e che si possa ritornare a giocare. Se le condizioni lo permetteranno.
Ventura a Salerno è rinato, tornando ad allenare, a vincere e a divertirsi. Chiudere il campionato ora è l’unico obiettivo rimasto, per il rinnovo c’è tempo per pensarci: “Il discorso è stato sfiorato ma non affrontato. Servono condizioni reciproche. Sono venuto qui per una ricostruzione, in futuro ci deve essere grande ambizione. E io ci sono”.
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l’allenatore della Salernitana è tornato a parlare toccando tantissimi temi. A cominciare, naturalmente, dal coronavirus: “Devo dare atto che il governatore della Campania De Luca con il suo rigore è stato molto efficace, qui sentiamo meno il problema rispetto a come mi dicono si viva al Nord. Ci sentiamo tutelati. Non usciamo, anche se vorrei almeno prendere gli abiti estivi, qui ci sono 24-25 gradi e ho ancora il cappotto e i maglioni. Da oggi però comincio un lavoro con il preparatore e ci colleghiamo via Skype con i giocatori per qualche esercizio”.
Ventura attende il via libera per “andare in campo e portare fuori a cena mia moglie”, intanto studia e si aggiorna: “Mi sono fatto scaricare partite di giocatori giovani, gente da lanciare, cosa che ho sempre fatto e fa parte del mio dna. Un nome? Non mi conviene, se no li prendono gli altri… Ce ne sono tanti, e qualcuno gioca troppo poco, anche in B, categoria che ho riscoperto dopo anni e che voglio conoscere meglio”.
Ma tra le sessioni di studio non ci sono le partite della Salernitana: “Ma le ricordo bene, perché so che abbiamo fatto tanto ma avremmo potuto fare di più. Quindi mi arrabbierei. Sto studiando come migliorare. Il primo step è andato bene, con tanti giocatori reduci da retrocessione. C’era da ricostruire tanto, c’erano ragazzi con poco mercato che adesso hanno ottime prospettive. Speravo in questa classifica, ma abbiamo lasciato per strada una miriade di punti. Ripartiremo da una base certa”.
E anche da Alessio Cerci, finalmente tornato in campo con una discreta regolarità: “C’è stato un attimo in cui ho temuto di non farcela. Dopo due anni senza giocare era davanti a una montagna da scalare. Però mi ha sorpreso, perché non ha mai mollato e la montagna l’ha scalata a mani nude. Nella penultima gara ha debuttato dall’inizio e fatto vedere cose importanti. Dopo un lungo stop come questo sarà dura per tutti ripartire, mi basterebbe averlo all’80%”.
Capitolo ritorno in campo. Ventura si schiera tra gli scettici: “Leggo date buttate lì, tante chiacchiere. E’ difficile parlare di calcio davanti a tanti morti. Solo i medici potranno dirci quando giocare. Senza quarantena si dovrà convivere con il virus: come si farà? Serve un protocollo chiaro, se ci fosse un positivo in una squadra cosa succede? Si ferma ancora il campionato? Una buffonata. Sento Lotito come sento Mezzaroma e Fabiani. Ma ripeto: prima serve un protocollo medico chiaro e certificato. Bisogna ricreare le condizioni di prima, con la voglia delle società e l’entusiasmo della gente, cosa che qui non manca. Se si riparte, il campionato lo devo finire. Vale per tutti. La domanda è dopo…”.
Sul taglio dello stipendio Ventura aggiunge che “deve essere una cosa soggettiva, non ci può essere solo l’imposizione dei club”, poi torna a parlare di futuro spegnendo anche le voci di un ruolo da coordinatore di un grande club (si era parlato del Torino): “Girano queste voci, me lo sono anche chiesto. Però il profumo dell’erba e la voglia di campo, il confronto con i giocatori e la loro crescita, sono cose che ho dentro. Sono ripartito per riprendermi tutto questo, ora che ce l’ho voglio ripartire”.
E la sua rinascita è stata la Salernitana: “Volevo ricominciare ad allenare come una volta, ritrovare il Ventura allenatore e riacquistare voglia ed entusiasmo che avevo perso. Non contava la categoria, contava il campo. E tutto sommato, grazie alla Salernitana, mi sono ripreso tutto. Non sono venuto qui per continuare a fare l’allenatore, ma ricominciare a fare l’allenatore. E mi è bastata una settimana di ritiro per dire che avevo ritrovato la mia vita e oggi l’entusiasmo mi esce dalle vene”.
Un Ventura…ringiovanito: “Ho 72 anni ma me ne sento 50 a esagerare. Lavoro 12 ore al giorno, ho la voglia di un ragazzo. La stessa libidine? Dieci volte di più, però, vista l’età, parliamo di entusiasmo che è meglio”. Domenica 72 anni li ha fatti anche Marcello Lippi: “Ci conosciamo da ragazzi, ma il compleanno me l’ero perso, gli ho scritto un messaggio. Con lui al mio fianco in Nazionale sarebbe andata diversamente”.
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