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Ventura, ritorno al passato: “Obiettivo playoff, abituiamoci a giocare per scopi importanti”

Ritorno al passato per Gian Piero Ventura. Domani sera il trainer granata rimetterà piede nell’impianto (oggi rinnovato) che trentaquattro anni fa lasciò dopo un quinto posto in C2 e il suo primo campionato professionistico da allenatore. Lo farà con la necessità di dare uno scossone alle sua Salernitana, bisognosa di un blitz esterno per poter continuare a cullare legittimamente ambizioni playoff ed evitare di insabbiarsi nell’anonimato del centro classifica da cui, pur essendoci ancora tempo, sarebbe difficile uscire con un repentino scatto, vista la fisiologica poca brillantezza di questo periodo e un calendario progressivamente in salita.

Il mister recupera Cicerelli e Micai, oltre ai rientranti Gondo e Jallow dopo le rispettive squalifiche, ma deve rinunciare a Giannetti, Lombardi e ai tre a serio rischio taglio anticipato: Cerci, Heurtaux e Mantovani (clicca qui per leggere i convocati). “Non mi scopro sul modulo che adotterò. Perché devo dare un vantaggio agli altri? Ne posso parlare dopo la partita. Se chiedo come giocano le avversarie, è difficile dare risposte. Dobbiamo fare meglio, cambiare mentalità e approccio, non sono contento del secondo tempo visto col Pisa. – dice il tecnico in videoconferenza prepartita – Cicerelli? Ieri ha avuto di nuovo un piccolo problema. Sarebbe stato probabilmente della partita e quindi l’ho convocato perché deve rientrare nel clima, poi vediamo se riuscirà a far parte del gruppo che scenderà in campo. In questo momento è più no che si, ma abbiamo ancora 24 ore di tempo per stabilirlo. Giocherà Gondo in attacco. Ha voglia ed entusiasmo. Jallow? Ha sempre suo problema che si porta dietro, anche a lui il sintetico potrebbe creare grattacapi, come per Cerci. Se gioca su quel campo, lo dobbiamo tener fuori per settimane”.

L’Entella è all’ultima spiaggia per provare a riacciuffare il treno playoff. “Mi aspetto una partita difficile, giochiamo su un campo diverso dagli altri come a Trapani, è un sintetico veloce. La squadra avversaria è abituata a giocare su quel campo ed è a un bivio, se non centra la partita si allontana dai playoff. Sotto questo aspetto la partita è molto delicata. – commenta il tecnico granata – Le avversarie hanno sempre sofferto contro l’Entella che si allena tutti i giorni lì, la palla ha una velocità completamente diversa. La squadra ligure è poi difficile da incontrare, è impostata bene e ha ambizioni. Dopo la Juve Stabia avremo tutti scontri diretti: se hai ambizioni devi avere la convinzione di potertela giocare ad armi pari. Probabilmente non c’è stata qui finora l’abitudine a giocare per qualcosa di importante, ma se vuoi crescere devi abituarti, puoi pagare pegno qualche volta ma non fino alla fine. Da Chiavari mi aspetto una partita totalmente diversa. Siamo in un mini torneo in cui può succedere di tutto”.

Anche perché la Salernitana è lì, ma per Ventura non è un dentro o fuori: Non possiamo nasconderci, il senso è che se si arriva ai playoff poi bisogna giocare per vincerli. Sono la scorciatoia per poter andare in A: questa è teoria, poi contano i fatti. Metterei una firma per perdere 4-0 domani e vincere le cinque successive. Se fossimo alla penultima avrebbe un senso parlare di bivio, mancano nove partite. Ci aspetta una gara importante al pari di quelle contro Cremonese e Juve Stabia. Noi dobbiamo dare continuità di prestazioni e risultato. I punteggi negativi devono farci arrabbiare ed essere carichi. Se avessimo vinto col Pisa potevamo essere terzi, a inizio campionato nessuno ci avrebbe creduto: per come sono fatto io, dopo aver perso due punti col Pisa perché ci abbiamo messo molto del nostro, mi aspetto una partita in cui giochiamo 90′ per vincere, sennò non ha senso. Poi possiamo non farcela ma fa parte del calcio”.

La settimana è trascorsa anche sotto il profilo della carica agonistica. “Non posso pretendere che da domani improvvisamente giocatori tirino fuori carattere che mai hanno tirato fuori. Solo chi sogna può avere ambizioni. Per vivere emozioni devi crearti presupposti per farlo. Manca ancora il tassello della personalità individuale dell’essere determinanti e protagonisti, ha commentato Ventura che si aspetta anche un salto di orgoglio dai suoi. Lui, all’ingresso al Comunale, ce la metterà tutta anche perchè si tratterà – come detto – di un ritorno al passato dopo aver guidato l’Entella in D nell’82/83 e nell’84/85, conquistando la promozione in C2 e sfiorando quella in C1 l’anno successivo. “Il ricordo è assolutamente piacevole, l’aspetto umano prevale sull’aspetto sportivo. L’Entella era una realtà piccola, rischiammo anche di andare in C1, lanciando un’infinità di giocatori. – dice Ventura con un filo di emozione – Quando andai via da Chiavari, la società si arrabbiò perché si sentì tradita, ma io volevo fare questo lavoro e accettai un’offerta di categoria superiore. Tuttavia nessuno potrà mai cancellare i miei ricordi. Il presidente Barbieri era un amico, faceva i contratti nel panificio; il direttore sportivo è un amico fraterno e facevamo mercato insieme rientrando alle 4 del mattino. Resto legato da grande affetto ai giocatori del tempo, a distanza di più di trent’anni. Tra loro anche Spalletti. Era un calcio di amicizia vera e di incazzature che duravano lo spazio di un’ora e il giorno dopo svanivano. Quel gruppo aveva ‘cazzimma’, voglia di arrivare ed emergere, c’era gente che aveva anche altri lavori al di là del calcio. Chiavari è la mia infanzia sportiva, ai tempi sorridevo più spesso di adesso. Difficilmente mi emoziono. Non sono mai più stato su quel campo, ci vado cercando di vincere la partita ma con l’emozione di rivederlo anche se è cambiato. Sono felice che l’Entella sia nelle mani di una persona seria come Gozzi”. Infine, a proposito di ricordi, quello di Pierino Prati, ex granata. Domani la Salernitana giocherà col lutto al braccio: “L’ho vissuto, ero davanti alla tv quando faceva tripletta all’Ajax, ho i suoi gol negli occhi. Sono amico di Rivera, ogni tanto parlavamo di lui. Mi ricorda la mia gioventù e un calcio che amavo e che non c’è più”.

 

 

 

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