Un trittico decisivo. Atalanta, Verona e Sassuolo, tre partite in una settimana che diranno tanto sul futuro della Salernitana, ultima senza punti a braccetto proprio con l’Hellas e con ben 11 gol subiti in tre partite (solo 2 quelli fatti, di cui uno su rigore). Non sarà ultimatum vero e proprio, però per dare solidità alla panchina granata servirà un’inversione di rotta in questi impegni ravvicinati, pena il ricorso alla valutazione di una nuova guida tecnica.
Il generale
In qualche modo, le partite ravvicinate giungono in soccorso di Fabrizio Castori, al pari della visita settimanale del generale Marchetti che – dopo aver apposto l’autografo sul contratto con il nuovo main sponsor – ha voluto trasmettere fiducia e carica a staff tecnico e squadra. Sabato pare farà altrettanto all’Arechi. Giocare ogni tre giorni permetterà a chi è ancora in ritardo di condizione di allenarsi… giocando e crescere fisicamente (ma dovranno arrivare i punti) e soprattutto di allontanare lo spettro – ammesso che ci sia mai stato – di un sostituto: difficile immaginare cambi in panca quando si gioca ogni tre giorni, ma non impossibile se la Salernitana non dovesse fornire risposte incoraggianti dopo la scoppola di Torino.
La piazza esigente
Salerno ha imparato a conoscere Fabrizio Castori sia per le modalità con cui interpreta il calcio e schiera le sue squadre, sia a livello caratteriale. Ma la piazza è sempre la stessa, le esigenze tante e le polemiche sempre dietro l’angolo. Più di un tifoso ha chiesto subito la testa dell’allenatore, nell’imitazione di quanto fatto da Verona e Cagliari: via Di Francesco e Semplici dopo sole tre partite. Non è sempre così… semplice. Che il 3-5-2 del tecnico marchigiano predichi essenzialmente difesa, compattezza e ripartenze buttandosi negli spazi, attaccando la profondità e appoggiandosi ai centimetri del centravanti, è cosa nota anche ai muri. Per una squadra impostata in questo modo sarebbe difficile, oltre che rischioso, effettuare un gioco più propositivo. Non ci sono gli uomini, non ci sono le caratteristiche per farlo. Per gli elementi ingaggiati, infatti, sembra quasi che questa rosa possa essere allenata solo da un tecnico come Castori: la famosa qualità che manca, finirebbe col mettere in difficoltà un allenatore dal credo diverso. In attesa del miglior Ribéry, insomma, le soluzioni sembrano due per l’immediato trittico: insistere con il 3-5-2 su cui si è lavorato finora, prendendo la settimana ulteriore di tempo per affinare i concetti (e soprattutto intese, visto che molti elementi sono arrivati in ritardo), oppure provare qualche variazione sul tema gettando nella mischia il francese dal primo minuto (3-4-1-2) anche senza avere i 90′ nelle gambe. Una soluzione che sembra stuzzicare particolarmente lo staff tecnico in queste ore. In attesa di Salernitana-Atalanta, il disfattismo e il “tutto all’aria” serve a ben poco.
Già tempo di processi?
Rewind, possibilmente con oggettività. Il cavalluccio ha disputato un’ottima prestazione a Bologna, dove è caduto solo per due peccati di leggerezza difensiva; contro la Roma ha tenuto stoicamente per tutto il primo tempo al cospetto di una squadra molto più forte, salvo poi sbracarsi malamente nel secondo. L’unico, vero (e pesante, mortificante) incidente completo – per prestazione, concentrazione e ovviamente passivo – si è verificato a Torino. Un preoccupante campanello d’allarme, una regressione senza alcun dubbio. Ma davvero tale da dover frettolosamente invocare un ribaltone, “perché la serie A è cosa diversa dalla B”? Sarà vero, però determinate affermazioni sul non gioco, sull’inadeguatezza erano spuntate anche all’inizio della scorsa stagione. Se si è deciso di andare avanti con Castori, si sapeva a quale tipo di calcio ispirarsi, a quale spettacolo andare incontro, a quale gioco giocare. Quello della lotta, della sofferenza, delle unghie e della corsa a tremila. Insomma, un gioco da neopromossa. Nel 1998 la propositiva Salernitana di Delio Rossi, armata di 4-3-3 e brio sulle ali dell’entusiasmo, conquistò solo un punto nelle prime sei partite. Eppure attaccava tanto, piaceva sicuramente di più.
La scossa
Equilibrio, non ci stancheremo mai di ripeterlo, soprattutto dopo tre turni. Ovvio, se i risultati continuassero a non arrivare, la scossa in qualche modo bisognerebbe pur darla. Per ora Castori deve pensare anche cambiare qualcosa e provare soluzioni diverse, che consentano di accrescere la pericolosità offensiva della Salernitana, troppo dipendente da situazioni su palla inattiva o ripartenze (spesso sbagliate) per cercare la via del gol e, nel contempo, fragile lì dietro. L’allenatore marchigiano, artefice di un vero e proprio miracolo sportivo l’anno scorso, non è certo uno sprovveduto, né autolesionista. Non è neppure la perfezione, anzi: a Torino, ci ha messo del suo a nostro giudizio nell’impostazione soprattutto dei cambi. Prima offeso, poi osannato, ora di nuovo bistrattato: farà anche parte del gioco, ma ci vuole coerenza. L’unico risultato che Castori in carriera non ha ancora raggiunto è la salvezza in Serie A e farà di tutto per arrivarci. Non basta l’impegno, però: se non arrivassero i risultati nel trittico decisivo, sarebbe inevitabile un tentativo di inversione a U.
I ritardi e le soluzioni
C’è da aggiungere anche che la squadra è stata completata a fine agosto. Simy è arrivato quarantotto ore prima della trasferta di Bologna senza aver fatto un ritiro precampionato e sta ancora pagando il ritardo di condizione, Gagliolo (peggiore in campo all’Olimpico Grande Torino) ha sposato Salerno solo all’ultimo giorno di mercato; noti anche tempi e status di forma di un Ribéry bisognoso di un paio di settimane almeno per essere realmente al top. E poi Lassana Coulibaly che continua ad essere poco brillante (reduce anche lui da un’estate senza preparazione), per non parlare di Kechrida, ancora acerbo per il calcio italiano di massima serie. Con l’Atalanta potrebbe esserci una chance per Zortea, di proprietà proprio dei bergamaschi e voglioso di dimostrare il suo valore. Sabato sarà un’altra sfida impari, la sconfitta è da mettere assolutamente in preventivo: posto che, se accadesse, occorrerebbe esaminare le modalità e le proporzioni, a chi gioverebbe urlare al “vavattenne” quando tre giorni dopo ci sarà una partita alla portata e da vincere a tutti i costi? Lucidità, fiducia (a tempo, certamente) e spirito critico. Tre partite per capire se la Salernitana avrà ammortizzato l’atterraggio con il pianeta Serie A, tre partite per capire se Castori – costretto, come è giusto, perennemente a dimostrare – potrà rimanere ancora il condottiero della Salernitana.
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