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Spadafora e il rientro in campo: “Dubbi sul 3 maggio, sicuramente tutti a porte chiuse”

Il numero uno della Figc Gabriele Gravina confida nel ritorno in campo nel mese di maggio, l’obiettivo è concludere il campionato. In attesa di conoscere l’evoluzione del Coronavirus che può sempre alterare i piani, il calcio italiano si prepara a organizzare la fine dei tornei anche se la prima data indicata, quella del 3 maggio, resta molto ottimistica. Anche il ministro per le politiche giovanili e lo sport Vincenzo Spadafora considera il 3 maggio “ipotesi dubbiosa”, aggiungendo che “in ogni caso si ripartirà a porte chiuse”.

Intervenuto in collegamento a Chi l’ha visto su Rai 3, Spadafora ha commentato l’evolversi della situazione confidando che “il mondo del calcio si muovi con tutta la cautela necessaria”. “Le previsioni che facevano pensare di poter riprendere a fine aprile o ai primi di maggio le competizioni sportive credo siano state troppo ottimistiche vista l’evoluzione dell’emergenza sanitaria. Sono molto dubbioso rispetto all’ipotesi del 3 maggio – ha detto Spadafora –
Di sicuro posso dire che, qualora ci saranno le condizioni per riprendere le manifestazioni sportive, certamente si ripartirà a porte chiuse. Non è pensabile diversamente, ma ho anche qualche dubbio rispetto alla data del 3 maggio. Questa emergenza sanitaria purtroppo evolve di continuo e gli stessi scienziati non hanno certezze sulla sua evoluzione: dobbiamo adattare molto spesso le nostre decisioni rispetto all’epidemia“.

La priorità è concludere i tornei, per Spadafora: “La scelta finale spetterà alla Figc, ma è difficile che si possa riprendere a inizio maggio. Se poi la Federcalcio deciderà di posticipare le partite nei mesi estivi, ho letto anche forse a luglio e ad agosto, vedremo, ma oggi la situazione è complicata. Del resto il mondo del calcio ci ha messo un po’ di tempo in più per capire l’emergenza e ora immagino che si muoverà con tutta la cautela necessaria. Sono contrario assolutamente in chi, in modo superficiale, decide di svolgere attività motoria mettendo a rischio sé stessi e gli altri. Abbiamo lasciato questa opportunità per un motivo serio, perchè ci sono persone che hanno patologie importanti per cui è fondamentale, a volte indispensabile, fare camminate o correre. Ma parliamo di un numero molto limitato di persone. La cosa migliore in questo momento è non muoversi da casa. Tutti dobbiamo dare il buon esempio”.

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