Tre punti in sei gare, appena uno nelle ultime quattro. E quel tremendo sospetto, da settimane palesatosi a tal punto da divenire quasi certezza, di un giocattolo oramai lentamente sgretolatisi. La Salernitana cade ad Empoli e resta pericolosamente in zona rossa. Più della classifica deficitaria, di un attacco abulico, di una mediana inconsistente e di una difesa a dir poco ballerina, a preoccupare la tifoseria granata è la mancanza di connessione – per usare un eufemismo – tra tecnico/squadra e proprietà/dirigenza. Due universi quasi paralleli. Non da oggi, in verità.
Riecheggiano forti le parole ripetutamente pronunciate in estate da Paulo Sousa. Frasi che ora assumono le sembianze di un grido d’allarme. Ripetutamente quanto colpevolmente inascoltate da Iervolino e De Sanctis. C’è chi rimprovera a Sousa la franchezza fin troppo estrema nell’aver sottolineato a microfoni aperti le lacune dell’organico. Atteggiamento che potrebbe anche essere interpretato come una forma di autotutela. Ma che in ogni caso non lo esenta da responsabilità per alcune discutibili scelte tattiche.
Lo status di intoccabile velocemente rimosso, sulla graticola ci finisce anche Sousa. La Salernitana di Empoli è stata brutta ben oltre i propri limiti tecnici. Il tecnico lusitano al momento non rischia l’esonero, ma una nuova battuta d’arresto contro la lanciatissima Inter aprirebbe riflessioni in seno alla proprietà e dirigenza. Riflessioni che dovrebbero auspicabilmente sorgere su scelte e tempistiche del mercato estivo, su chi le ha volute e chi le ha indirizzate. Ancor prima di chi le ha solamente subite.
vincenzo
27/09/2023 at 21:54
Le colpe sono di tutti nessuno escluso anche e soprattutto del presidente che ha avallato tutte le decisioni