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Salerno e i giovani, il talento fa la differenza: André erede della dinastia d’oro

Salerno non è piazza per i giovani, un ritornello spesso abusato in ambito calcistico. Concetto mutuabile ed applicabile soprattutto nel contesto generale, troppo spesso i figli di questa città sono costretti ad inseguire e realizzare altrove sogni e desideri. Salerno è stata la piazza che ha accompagnato i primi passi calcistici di Fresi e Iuliano, che ha lanciato in grande stile Di Vaio, Gattuso, Vannucchi e Di Michele. Ragazzi che l’Arechi ha forgiato uomini pronti per il calcio che conta.

Salerno non è piazza per i giovani. Ma soltanto se non hanno talento e personalità. Perché la passione della tifoseria granata è perfetta per esaltare l’estro di chi ha mezzi tecnici importanti e sfrontatezza per mostrarli in campo, senza paura di sbagliare. Emblematico è il caso di Andrè Anderson, trequartista brasiliano classe ‘99 che Lotito ha spedito in prestito alla Salernitana per farsi le ossa. L’ex Santos è probabilmente la migliore risposta a chi (ingiustamente) ritiene Salerno una piazza divora-giovani: Anderson è stato aspettato, anche a lungo considerata l’eccessiva parsimonia di Colantuono nel gettarlo nella mischia. Già nei pochi scampoli all’esordio a Venezia il brasiliano aveva lasciato intravedere il suo bagaglio tecnico. Gregucci gli ha dato fiducia ed il campo gli ha dato ragione. La capacità di Anderson nel cucire il gioco e legare i reparti è spesso risultata fondamentale per una squadra che ha a lungo accusato problemi di sterilità offensiva. Diciannove anni compiuti lo scorso settembre, Andrè gioca con la personalità di un veterano e la tranquillità di chi – consapevole dei propri mezzi – deve soltanto preoccuparsi di metterli in mostra. Senza paura di sbagliare, senza pensare alle critiche. Perché il calcio resta in primis un gioco ed un divertimento. Soprattutto per chi lo pratica.

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