Connect with us

News

Salernitana senza marcia e fuori giri a Pescara: così è dura

L’ultima di campionato, quello regolare, si chiude all’inglese. Il Pescara “trotterellando” supera una Salernitana nuova nella conduzione tecnica e vecchia nelle gambe e nella testa. Perentorio 4-3-3 per gli uomini di Pillon con il classe 2000 Bettella (scuola Atalanta e pagato non a caso 7milioni di euro) a dominare in difesa, affiancato dal navigato Scognamiglio; l’esperto Balzano a destra e l’esordiente Pinto basso sulla fascia mancina. Pillon sistema il capitano Brugman in cabina di regia, con Memushaj e Crecco a fargli da dioscuri. In avanti Mancosu è il riferimento centrale sostenuto da un solido Marras a destra e dallo scatenato Sottil (giovane di prospettiva di prima fascia) abile nel cambio di passo che, grazie anche ad una buona tecnica di base, gli consente di creare facilmente le superiorità.
Il neo allenatore granata, Leonardo Menechini, conferma le indiscrezioni della vigilia schierando la squadra con il 4-2-3-1. Una linea a quattro quasi obbligata dalle condizioni fisiche degli uomini a disposizione in rosa: i due terzini Casasola e Lopez appaiono inadeguati per condizione psicofisica e per incapacità tattica a interpretare il ruolo in fase di non possesso. Poi tanti giocatori (altri 6) che corrono a vuoto, tristemente spenti nell’animo e attratti per l’inerzia della partita, sempre e solo da una palla fortunatamente lenta nella circolazione e deficitaria nelle verticalizzazioni.
Immaginate una macchina a folle, con il conducente che schiaccia di continuo e ripetutamente il piede sull’acceleratore: un continuo fuori giri.
Una squadra capace di perdere misure e campo, spesso in inferiorità numerica o al massimo in parità a centrocampo tra le linee e in fascia con l’inserimento di Crecco e Memushaj, aiutata e tenuta in partita solo dal “sottoritmo” del gioco, dettato sicuramente dal valore del risultato (solo fino al 78’esimo purtroppo).
Un appena sufficiente Odjer, accompagnato e abbandonato da giocatori privi di iniziative e inconsapevolmente predestinati a meritare quello che raccolgono da tre mesi a questa parte. Lo spento Di Tacchio, i due nebbiosi Anderson, il presuntuoso Jallow, l’isolato Djuric, i subentrati e improduttivi Rosina, Mazzarani e Calaiò. Tutti rinsaldati da un unico filo conduttore: il desiderio di lasciarsi tutto e subito alle spalle e scappare via.
Il Pescara non dà l’impressione di voler accelerare, la Salernitana si adegua e la partita, a parte alcune fiammate locali, scivola fredda sotto ritmo e senza foga agonistica. Menechini accetta, lo testimoniano i cambi in corso d’opera, il risultato minimo e comprende che non può ottenere di più dalla squadra.
I suoi uomini giocatori, subentrati compresi, non danno mai l’impressione (almeno quella) di inseguire un qualcosa che resta solo nelle intenzioni della vigilia: sono tre mesi che si attende “la partita della vita” e senza accorgersene si sono disegnati e cuciti un bel vestitino, più nero che grigio, adatto per essere indossato ad un triste e dannato commiato, strameritato e a lungo perseguito.

1 Commento

1 Commento

  1. Luca Cogliandro

    12/05/2019 at 21:37

    Complimenti all’articolista, una ricostruzione magistrale

Pubblicando il commento, dichiario di aver letto accuratamente il regolamento e di accettarlo per intero, assumendomi la piena responsabilità di ciò che scrivo. Presto il mio consenso al trattamento dei dati personali, ai sensi del d.lgs. N. 196/2003. La mia identificazione, in caso di violazione delle regole e di eventuali responsabilità civili e penali, avverrà tramite indirizzo IP e non tramite nick o indirizzo email sottoscritto.

La tua opinione conta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.





Advertisement

Seguici su Facebook

Advertisement

Altre news in News