Connect with us

Editoriale

Quegli inutili tiri al bersaglio e un campionato da “aggredire”: Salernitana, hai le carte in regola!

Salernitana e Catania con l’outsider Benevento. Probabilmente è ancora presto per dire che la lotta sarà a due per la vittoria del campionato, ma le sensazioni sono queste: due piazze grandi e passionali, deluse, con proprietà solide alle spalle e due squadre forti, che si equivalgono, con giocatori giovani e di prospettiva, gente di categoria e qualche elemento di categoria superiore a impreziosire l’organico. Nonostante qualcuno vuol continuare a vedere l’erba del vicino sempre più verde, l’organico della Bersagliera sembra sulla carta assolutamente alla pari con quello degli etnei, un filo superiore a quello del Benevento. Non è una squadra ammazza-campionato, i più esigenti perdoneranno, ma la storia dell’inferno della terza serie è piena di esempi di spese folli, nomi altisonanti e grandi delusioni a fine stagione, anche a Salerno: chi ha i capelli bianchi ricorda i due tentativi di Soglia nelle estati 1987 e 1988 con blocchi di acquistoni e giocatori quotati e il campionato vinto dal Licata a sorpresa, poi l’anno dopo dal solido Cagliari di Ranieri.

Normalità, equilibrio e positività: senza questi elementi non si va da nessuna parte, pur con in corpo la rabbia per le due retrocessioni consecutive. Ma più si passa il tempo a piagnucolare, come ha confessato di aver fatto Iervolino, sbagliando, più il tempo si perde. Con il reset totale e l’acquisto di 21 giocatori tutti di categoria, molti anche superiore, un direttore sportivo esperto e con gli occhi aperti a 360 gradi su tutta l’area sportiva, la Salernitana ha fatto quello che doveva, al netto di qualche uscita evitabile e di pancia che dovrà essere in futuro evitata. La gente ha risposto: quasi 5000 abbonamenti in un momento storico del genere sono tanta roba, anche se ancora la metà di Catania, ma le partite si vincono soprattutto in campo. La risposta della tifoseria è fondamentale per accompagnare questi ragazzi allenati da un tecnico affamato e a loro volta affamati, che non hanno nessuna colpa se due anni fa si giocava contro Roma, Milan e Juventus ed ora si riceve il Sorrento o la seconda squadra dell’Atalanta. È Serie C, se lo mettano in testa tutti: giocatori, dirigenti, “addetti ai lavori” veri o autoproclamati, commentatori vari, esperti o sedicenti tali, tifosi di ogni latitudine amanti dei fumosi social ricchi di profili senza identità oppure amanti più dei fatti e degli spalti.

Salernitana e Catania, un dualismo nato dall’estate con calciatori cercati dall’una e dall’altra squadra, soffiati all’una e all’altra squadra, passati dall’una all’altra squadra. Il Catania ha giocatori di categoria abituati ai vertici della C, altri che hanno calcato palcoscenici pure superiori (Casasola, Cicerelli, Di Tacchio che però spegne 36 candeline e non è più un giovincello, lo hanno fatto principalmente con la maglia granata ma non solo), elementi che in B non sono riusciti a esplodere e cercano un secondo tram per tornarci come Lunetta o Aloi, l’usato sicuro in avanti con Forte e Caturano. Perché mai la Salernitana dovrebbe essere da meno con Golemic, Coppolaro, Capomaggio, Varone, Ferrari e tanti ragazzi che hanno vinto già campionati come Villa, Ferraris, Liguori? Secondo alcuni, non c’è stato il super colpo, il bomberone alla Di Napoli per poter dire che sicuro si vince. Detto che nessuno può dirlo, molti dimenticano che questo giocatore forse c’è ed è stato preso prima ancora del ritiro estivo. Nel 2007 Di Napoli arrivava dal Messina a 33 anni con un biglietto da visita di 213 partite e 51 gol in Serie A, 43 gol in B, 10 in C. Inglese si presenta a 33 anni pure lui, forse con qualche golletto in meno ma comunque con 38 gol in 150 presenze in A (praticamente una media gol identica nel massimo campionato a quella di Re Artù, calcolatrice alla mano), 16 in B e 39 in C. Per quale motivo dovrebbe essere così lontano dall’idea del superbomber di garanzia? I misteri del “sì però” che a Salerno non saranno mai risolti, un tiro al bersaglio che ha francamente stancato. Potrebbe esserci soltanto una perplessità fisica sulla tenuta del giocatore. Anche Di Napoli l’anno prima di venire a Salerno, a Messina aveva fatto qualche pit stop in infermeria, totalizzando solo 22 partite. Inglese finora è parso in buona forma ed è destinato a crescere. Il paragone Inglese-Di Napoli è solo un esempio: sono due giocatori con caratteristiche diverse ma che hanno comunque il gol nel sangue. Un esempio che serve a smascherare chi si ostina a ritenere – tanto per alzare polvere inutile – che non ci sia stato il super colpo in attacco. Significa non capire di calcio.

Il dualismo che si preannuncia ricorda quello con il Benevento del campionato 2014-2015, risolto poi con il sorpasso decisivo proprio nello scontro diretto all’Arechi. Il Benevento quell’anno aveva i volponi Lucioni e Scognamiglio in difesa, quest’ultimo soffiato alla Salernitana proprio al fotofinish con il giocatore che era in viaggio per Salerno e poi ebbe la telefonata di Vigorito che lo invitò nel Sannio a firmare in bianco, mettendo lui la cifra, il talento di categoria superiore Gaetano D’Agostino in regia e poi De Falco, Marotta, Eusepi, il salernitano Mazzeo che era sentenza in area di rigore e in panchina quel Fabio Brini che sei anni prima aveva vinto il campionato di C proprio a Salerno. La Salernitana rispondeva con un esonero di Somma all’inizio della stagione, un Menichini arrivato con i tifosi in mezza contestazione, altrettanti volponi come Lanzaro, Pestrin, un attaccante di classe come Calil (che comunque non aveva mai raggiunto la doppia cifra con continuità, ci era riuscito solo a Crotone in B due anni prima), l’estro di Gabionetta e il puntello di gennaio a centrocampo Moro che fu decisivo. Facendo il paragone tra i due organici, forse quello attuale potrebbe essere addirittura superiore a quello che ha vinto l’ultima volta la C, fatta eccezione per una verifica importante che andrà fatta tra i pali: nel 2014 Gori era totale garanzia e tolse spesso le castagne dal fuoco a una Salernitana che non esprimeva calcio champagne, come spesso succede in C e come forse succederà anche quest’anno. Antonio Donnarumma viene da un periodo di inattività e va testato: al momento non ha fatto parate decisive ma prenderà anche lui questa opportunità come un modo per dire “ci sono anche io”.

Positività e carica, per chi ama davvero questi colori, al di là del ruolo che occupa, oggettività e fiducia per chi come noi li racconta. La sosta è utile per far inserire i nuovi acquisti e, dopo l’antipasto della Coppa Italia andata male e del riscatto nelle prime due giornate, la partita con il Sorrento segnerà il vero inizio della stagione da vivere tutta d’un fiato. Il Catania ieri ha fatto tre su tre e allunga. Salernitana, rispondi!

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *





Advertisement

Seguici su Facebook

Advertisement

More in Editoriale