Krzysztof Piatek da ex alla Scala del calcio. La punta attualmente in granata ha collezionato 36 presenze e 13 gol in massima serie con il Milan, tra gennaio 2019 e gennaio 2020. Dopo l’esplosione in rossoblù a Genova, gli occhi della dirigenza rossonera si erano soffermati proprio sull’attaccante polacco, che, però, ha reso al di sotto delle aspettative. Un investimento da 35 milioni di euro più bonus che ha prodotto una minusvalenza: a inizio 2020, infatti, il Milan lo cedeva all’Herta Berlino per 24 milioni. Proprio dal club tedesco è attualmente in prestito alla corte di Paulo Sousa, che lo ha schierato titolare in tutte e tre le gare del nuovo corso tecnico (Lazio, Monza e Samp). L’attaccante sta vivendo il suo più lungo stop realizzativo da quando milita nei top cinque campionati europei (2018/19): 12 presenze di fila a secco.
Aspettative
“Ora valgo 38 milioni, ma la prossima volta che cambierò club vorrei valerne 60-70. Devo essere ambizioso, mi impegnerò per questo”, commentava Piatek ai microfoni della tv polacca all’indomani dello sbarco in rossonero. Che coincise con uno dei periodi no della storia recente del Diavolo. L’avvicendamento in panchina di tre tecnici (Gattuso, Giampaolo e Pioli) non aiutò di certo la punta che tanto bene aveva fatto al Genoa con 19 centri in 21 presenze. Le stesse che il polacco ha totalizzato fino ad ora in granata (ma con 3 reti). Da lì, il valore di mercato della punta ha iniziato lentamente a calare e il destino non è stato così clemente come sperava nell’intervista alla tv polacca.
Polveri bagnate
Il pistolero polacco scalpita per tornare a “sparare”. Ci è andato vicino nelle ultime gare. Il digiuno dal gol dura dal 5 novembre scorso, quando all’Arechi faceva visita la Cremonese. Con la Salernitana in rete contro Juve e Verona, Piatek sembra essere ripiombato nella sterilità che lo aveva condotto lontano da Milano nel 2020. Esperienza sulla quale è tornato tempo dopo ai microfoni di DAZN, non senza un briciolo di rammarico: “I primi sette mesi ha funzionato tutto. Ho fatto tanti gol con Gattuso, poi è arrivato mister Giampaolo che ha cambiato modulo e idea. Era un sistema dove i calciatori non hanno giocato nel proprio ruolo, io ho giocato con Castillejo come attaccante e Suso trequartista, queste non sono le loro posizioni. E niente, in due mesi ho sbagliato io, ha sbagliato la squadra, è stato difficile”. A detta del numero 99, il calo di rendimento si consumò a causa del mancato feeling con Giampaolo: “Avevo bisogno di tempo per giocare con questo sistema perché era la prima volta che giocavo con il trequartista e le due punte. Anche io devo capire cosa non ha funzionato. Ma penso che entrambi avessimo bisogno di tempo, due mesi sono pochi”.
Maledizione nueve
Raccontandosi ai microfoni di DAZN, l’ex Milan ironizzava così sul cambio di numero in rossonero: “Quando sono arrivato al Milan volevo prendere subito il primo giorno la maglia numero 9, ma Gattuso e la società mi hanno detto di prendere la 19 o un altro numero, ma non la 9 perché la dovevo conquistare. Dopo sei mesi ho preso la 9 e ho fatto pochi gol e tutti i tifosi dicevano “perché hai cambiato numero?”. Soltanto Olivier Giroud ha spezzato il tabù della numero nove rossonera, che durava dal post-Inzaghi. Pato, Matri, Fernando Torres, Destro, Higuain tra gli altri sono finiti “vittime” della maledizione. All’arrivo in rossonero, la 9 era occupata proprio da Higuain e Piatek optò per la 19. Risultato? Media di un gol su due partite in campionato. Presa la nueve, il minutaggio si allungò decisamente: un centro ogni 269 minuti sul rettangolo verde per la punta di Dzierżoniów. A proposito di maledizioni, non a caso, Piatek ritroverà i colori rossoneri (da diffidato) nel tentativo di interrompere il digiuno record. Ma a San Siro sarà chiamato anche ad esorcizzarne un’altra, quella… “granata”. Dall’inizio dello scorso campionato, infatti, la Salernitana ha perso tutte le tre gare disputate al Meazza, con un punteggio complessivo di 9-0; in nessuno stadio i granata hanno subito più gol in trasferta nel periodo.
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