SEPE 7. Esce coraggiosamente fuori area per anticipare Arnautovic lanciato a rete in avvio, poco dopo pecca in reattività su una conclusione non irresistibile di Sansone. Sul finire di tempo è monumentale sullo stesso 10 felsineo. Nella ripresa evita il raddoppio distendendosi bene su Soriano: un intervento che sarà poi decisivo ai fini del pareggio finale.
BRONN 6. Il ronzio di Sansone è fastidioso e un paio di volte se lo perde. Non ha grandi proprietà tecniche: nel suo essere estremamente scolastico, fa quel che deve senza rischiare, con estrema decisione. (dal 32′ st VALENCIA 6. Fa l’esterno d’attacco in un tridente che punta a rimediare alla sconfitta. Gioca largo a sinistra, troppo: è ‘pollo’ nel finire intrappolato dalle maglie rossoblù, però non si dà per vinto e cerca sempre di arrivare al pallone. Va incoraggiato).
GYOMBER 6. Il giudizio risente del penalty che ha sulla coscienza. Arnautovic è cliente tostissimo, lui non si accontenta di limitarlo e punta a sovrastarlo. Nella prima frazione ci riesce, nel secondo tempo no. Vanifica una prima parte di gara dalle letture perfette con l’ingenuo intervento da rigore su Sansone.
FAZIO 6,5. Eleganza ed esperienza. Deve metterci il senso della posizione contro Arnautovic e in linea di massima va così. Due nei, però. Tradito dalla velocità di Sansone al 24′ e dall’austriaco che lo disorienta col corpo e gli sfugge a metà ripresa, graziando la porta granata in posizione favorevole. Nel finale di partita difende con i denti il punto.
MAZZOCCHI 7. Torna sulla sua corsia, quella di destra, dopo tre partite di sacrificio a sinistra. Quando aziona il motore e piomba sul pallone, diventa suo. Punto. Guadagna una quantità industriale di calci d’angolo, arpiona tutto e corre. Nel secondo tempo passa a sinistra quasi subito. Il tunnel su De Silvestri avrebbe meritato maggior fortuna, magari con un servizio al rimorchio che era però chiuso. Chiude da braccetto destro, esegue senza mai finire realmente la benzina.
VILHENA 6. Dovrebbe inserirsi molto di più negli spazi, come chiede Nicola, ma non ce l’ha nelle corde, per stessa ammissione del tecnico. Combina al limite dell’area, si sgancia all’indietro per ricevere, copre dove serve nella prima mezzora, dopodiché evapora in fase offensiva. L’ammonizione di frustrazione a 9′ dalla fine è emblematica. Chiude da esterno della mediana a quattro, senza affondare.
MAGGIORE 6,5. Ancora sacrificio da regista. Lo aveva fatto bene contro la Sampdoria e continua a farlo con spirito di servizio, più da frangiflutti (ordinatissimo) che da costruttore di gioco vero e proprio. Inevitabilmente snaturato, le sue caratteristiche sono di incursore; quando – raramente – s’incunea negli spazi prova a far male. Nel finale cerca la conclusione al volo: colpisce Botheim, peccato.
L. COULIBALY 7,5. Irrinunciabile il suo ruggito. Alla vigilia si pensava potesse usufruire di un turno di riposo. Fondamentale nel tirare fuori palloni dalle sabbie mobili e nel trasformare le azioni da difensive in offensive. Muscoli, ma anche impegno nel cercare l’ultimo passaggio. Incontenibile soprattutto nella sterzata che al 22′ significa palla gol sul vassoio d’oro per Dia, ma anche nelle accelerazioni che dà sul centro-destra nel secondo tempo. Un po’ di stanchezza lo condanna all’imprecisione in momenti topici al limite dell’area avversaria, ma è indiscutibilmente il migliore in campo dei suoi.
BRADARIC 5. L’esordio dal primo minuto in gare ufficiali con il cavalluccio sul petto è timido, come i 45′ di Udine. Affonda poco, mai un cross pericoloso in area. Si perde De Silvestri a inizio ripresa. Male. (dall’8′ st CANDREVA 7. Si piazza a destra e migliora la pulizia dei servizi “in the box” del predecessore, senza però trovare maglie gialle utili. La sua capacità di tenere palla e tenere la corsia in ordine è fondamentale. Dal suo tiro nasce il pareggio di Dia).
BONAZZOLI 5,5. Azzanna subito il primo pallone vagante sulla destra e concorre ad incamerare il corner numero uno della gara. Voglioso, genuinamente sfrontato nella fucilata che quasi disorienta Skorupski al 10′. Inizia ad esagerare a metà prima frazione e perde lucidità, sbagliando ripetutamente appoggi o rifiniture. (dal 18′ st BOTHEIM 5,5. L’impegno non manca, l’intesa con Dia sì. Medel lo imbavaglia con pochi patemi).
DIA 7. Chiariamolo subito: era difficile ripetersi dopo quattro giorni in termini di intensità della prestazione. E infatti non ci riesce sotto questo profilo. Il voto è per l’abilità nel farsi trovare al posto giusto nel momento giusto, dopo una partita con parecchi errori, per regalare un prezioso punto ai suoi. Impegna Skorupski con un colpo di testa… dalla distanza dopo 7′, però in seguito cicca clamorosamente a porta semi-sguarnita e poi effettua un retropassaggio suicida medicato dalla paratona di Sepe su Sansone. Cerca di venire incontro, non molla, lavora di sponda per quanto può, ma non è la sua serata. Si sbatte e corre, questo è indubbio; nella ripresa provoca pure in successione i gialli nei confronti di Medel e De Silvestri, alternando errori a cose buone. Quella più bella è la spaccata sulla respinta di Skorupski che dona l’1-1.
ALL: NICOLA 6,5. Per un tempo è una super Salernitana, nel secondo è per larghi tratti piattume negli ultimi venti metri, penetrabilità difensiva e calo atletico, però anche cuore e voglia di non mollare mai. Insomma, se la squadra non esce dalla partita ed esce col punticino dal Dall’Ara è merito del carattere che il trainer contribuisce a dare sempre e comunque. Conferma in blocco i mediani e lascia fuori Candreva per preservarlo, dopo il colpo alla caviglia rimediato contro la Samp. La Salernitana gioca, in alcuni casi eccede in sicurezza, ma macina chilometri ed ara vaste fette di campo nella prima mezzora. Poi, arriva un calo fisico che porta il Bologna ad alzare il baricentro nel quarto d’ora che precede l’intervallo, quando Mihajlovic cambia i due esterni e inserisce Soriano per Vignato. La differenza si sente: Bologna più brioso, l’ippocampo si schiaccia e non riesce a ripartire mai. Calo evidente della squadra campana. Gli inserimenti di Candreva prima e poi di Botheim non sortiscono gli effetti sperati ed allora nell’ultimo quarto d’ora si gioca la carta 3-4-3: Mazzocchi fa il centrale di destra, Bronn va fuori e Vilhena va largo a sinistra con l’inserimento di Valencia in avanti. Una mossa anche azzardata – come il fatto di giocarsi solo tre cambi in altrettanti slot – ma che alla fine paga.
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