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#NonTiScordarDiMe. Adeleke tra luci e ombre: “A Salerno non avevano capito il mio ruolo. Problema razzismo in Italia”

Solamente 9 partite con la Salernitana, ma Seyi Adeleke ha vinto il campionato di Lega Pro Seconda Divisione con la maglia della Bersagliera. Adesso il classe 1991 è lontano dal mondo del calcio, vive in Nigeria ed ha smesso dopo le esperienze in Australia per poter tornare a casa. L’ex centrocampista ha raccontato l’inizio della sua carriera:  “Ero in Nigeria con un’accademia che si chiama “Flying Sports Accademy”, nella citta di Festac Town. In quest’accademia eravamo tanti giocatori giovani, ogni tre mesi facevamo una sorta di prova. Un agente veniva dall’Italia per vedere chi era pronto al grande salto, così è cambiata la mia vita“.

Il nigeriano ha parlato dell’inizio della sua carriera in Italia alla Lazio: “I biancocelesti mi hanno fatto un’offerta all’inizio della mia carriera portandomi dalla Nigeria alla Italia, solo dopo vidi che le cose non andavano bene. Nel 2009 con Ballardini mi allenavo sempre con la prima squadra. Il mister aveva notato la mia forza, purtroppo c’erano giocatori come Manfredini o Zarate, io mi allenavo sempre con giocatori molto forti. Durante quel periodo ho avuto tanti consigli. Con la Primavera avevo fatto una grande stagione, purtroppo non ho avuto il giusto procuratore. Io sono sempre stato umile rispettando tutto e tutti, poi nel calcio non sempre chi ha talento riesce ad emergere, se non hai un agente che parla per te sempre, alla fine ti trattano come un pacco: davanti, dietro o fuori. Tare cercava di aiutarmi tanto, ma alla fine mi mandavano ovunque e questa cosa pur non volendola fare, la dovevo fare. Se il mio procuratore fosse stato forte, sarei potuto arrivare in prima squadra“.

L’ex ippocampo ha raccontato della sua vita a Roma e delle problematiche avute nel corso dell’esperienza nel settore giovanile biancoceleste: “Quando mi presero dalla Nigeria, la Lazio prese il mio cartellino dal mio agente. Io presi 5000 euro, potevo solamente mangiare, dormire ed allenarmi. Io ho avuto il minimo federale fino a quando sono andato via dalla Lazio, per il mio cartellino hanno pagato solamente i miei agenti. Solamente dopo ho saputo che hanno pagato 80-90mila euro, niente è arrivato a mia madre in Nigeria. La Lazio pagava i miei studi, fatti dentro Formello. Come si pronunciavano i numeri, i verbi soprattutto collegati al mondo del calcio. I documenti, però, ancora non arrivavano. Non volevo quello stato, perché non era buono per la mia carriera. Alla fine ho deciso di andare via dalla Lazio perché non ero felice. Mi hanno tagliato le gambe, il mio problema è stato con i documenti. Alla fine ho pagato un avvocato per riceverli, ma dissero che erano cambiate le regole. Senza permesso di soggiorno era sempre un problema. Il problema è che gli agenti bianchi pensano solamente ai soldi, non s’interessano del bene dei ragazzi”.

Secondo Adeleke, nel Bel Paese c’è una piaga che non è ancora scomparsa: “In Italia c’è un problema enorme di razzismo, io non posso cambiare questa cosa. Vedi come le diverse società rovinano quasi tutti i giocatori africani, quando tu non fai quello che vuole la società: vedi Lookman”.

Dopo l’esperienza nella Primavera della Lazio, Adeleke ha giocato in prestito alla Pergolette prima e poi alla Salernitana: “Sono andato in prestito al Pergrocrema, poi in ritiro a Cadore. Quando sono andato alla Salernitana, mi hanno preso sempre come extracomunitario. Sono tanto legato all’ippocampo. I tifosi dei granata sono come i tifosi della Lazio. Mi hanno trattato molto bene, all’inizio c’erano alcuni problemi per lo scarso minutaggio e per il mio ruolo nel campo. C’erano alcuni allenatori che non capivano bene dove mettermi per fare bene. Ho iniziato la mia carriera come terzino sinistro alla Lazio, ma io sono un centrocampista. Quando tu stai in una squadra devi capire che devi fare quello che chiede l’allenatore, sennò vai in panchina ed il valore va giù. La tifoseria granata capì che non ero un terzino sinistra solamente quando Mancini s’infortunò ed ebbi la mia possibilità. I tifosi scoprirono solamente in quel momento che Adeleke era un centrocampista”.

Il nigeriano ha speso parole al miele per la tifoseria della Bersagliera, ma si voluto è togliere qualche sassolino dalle scarpe con la gestione tecnica: “Perrone veniva anche lui dalla Lazio, mi ha visto anche lui nella Primavera. Lui sapeva che ero un centrocampista o un’ala sinistra. La tifoseria ha visto le mia qualità e ha iniziato a darmi supporto, ho ricevuto complimenti umani e professionali. All’inizio mi hanno etichettato come scarso, poi si sono dispiaciuti capendo che ero un altro giocatore. Galderisi fece interviste che non mi stavano bene, non è normale che si parla di un giocatore della squadra come scarso. Quando vivevo in albergo allo stadio Novotel, alcuni tifosi mi hanno dato molta forza e mi davano anche molti consigli, da questo rispetto ho capito che Salerno è una piazza che vive di calcio, qualsiasi giocatore che verrà alla Salernitana dovrà capire che bisogna dare tutto e quando dai tutto i tifosi sono sempre alle tue spalle. Per me Salerno è casa, ho fatto vedere il mio valore e sono orgoglioso di aver indossato la maglia granata. In futuro lo dirò anche a mio figlio di aver giocato a Salerno. Tornerei volentieri, anche a Pergocrema, qui mi hanno trattato molto bene“.

Oggi Adeleke vive in Nigeria e gestisce un suo business nel paese africano: “Il calcio è una passione che avevo da bambino, quando ho giocato l’ho fatto con il cuore, mai per prendere solamente i soldi. Dopo, però, i giocatori capiscono che il calcio non è un gioco, ma è qualcosa che devi fare tenendo in mente che bisogna dare tutto capendo anche cosa fare dopo. Un calciatore deve investire bene per non avere problemi“.

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