Cola… più frizzante. Dallo sfiatato primo tempo contro l’Empoli, alla reazione caratteriale di Venezia che dà slancio alla sua Salernitana. Proprio come l’allenatore si era augurato alla vigilia della trasferta in Laguna. Da ieri, anche il lavoro di Stefano Colantuono può scorrere con un minimo di serenità in più rispetto al turbolento atterraggio: la sostituzione di Castori con tanto di veleni, la situazione horror di classifica e l’approccio contro i toscani, poi trasformatosi in sconfitta all’esordio bis, non avevano certo messo il trainer di Anzio nella migliore condizione. Il successo nell’infrasettimanale distende i nervi di un gruppo che sembravano molto tesi. Bene così.
Serenità e un pizzico di buona sorte
Tutto migliore, adesso, anche se gli ostacoli all’orizzonte sono quasi insormontabili, prima il Napoli e poi la Lazio. “Con un po’ più di fortuna, questa squadra può dire la sua per l’obiettivo che si propone di raggiungere”. L’ha avuta al Penzo, meritandosela, grazie all’uscita a farfalle di Romero che si è inserita nei meccanismo propiziatorio del gol di Schiavone. In un campionato c’è anche questo, a compensazione magari di altri episodi in cui la sorte aveva girato le spalle. E c’è la mano di un tecnico. Quella di Castori si era vista in un certo modo, sulla compattezza e la voglia di non mollare, macchiata da diversi errori episodici che hanno tolto qualche punticino per strada alla Salernitana contro Bologna e Atalanta su tutte. Al Penzo, Colantuono è stato bravo a riprendere il carattere della squadra, facendo leva però su ingredienti diversi, come la voglia di rivalsa di Zortea e Bonazzoli, ad esempio, che col precedente allenatore non avevano grosso spazio. Chiaramente occorre stare sempre sul pezzo, vale per tutti. Tre anni fa la Salernitana di Colantuono arrivò a battere il Verona stra-favorito all’Arechi, fino a raggiungere la terza piazza del campionato di B: fece sognare la Serie A, poi s’afflosciò e andò a finire come tutti ricordano. Niente illusioni, concentrazione massima sempre.
Difesa a tre-difesa a quattro
Il mister ex Perugia ha anche avuto l’apprezzabile umiltà di tornare sui suoi passi: appurato il fallimentare ritorno alle difesa a tre già durante Salernitana-Empoli, ha riportato la difesa a quattro che Castori aveva lasciato, abbandonando a sua volta l’iniziale proposito di retroguardia a tre. Che, attenzione, non è detto non possa tornare anche con Colantuono. Contro l’Empoli, infatti, la negativissima prestazione difensiva è stata data anche da una coincidenza di fattori (l’impiego simultaneo di Aya e Jaroszynski, arrugginiti e lontani da tempo dai campi e probabilmente non prontissimi per un campionato di Serie A da protagonisti, insieme a uno Strandberg leader ma fiaccato da una settimana praticamente senza allenamenti in gruppo, a causa di un affaticamento). Se “la Salernitana non ha fatto male in precedenza con la difesa a tre”, come lo stesso Colantuono ha dichiarato, è anche perché c’erano Gyomber e Gagliolo ai lati di Strandberg. Insomma, non è da escludere che, cambiando interpreti, il trainer possa riprovarci più in là.
L’equilibrio 4-3-1-2
Al momento, però, l’equilibrio trovato è sul 4-3-1-2. Gyomber è in condizioni precarie ma dovrebbe farcela e giocherà dall’inizio anche contro il Napoli, anche se Gagliolo scalpita. Serve contrastare Osimhen, potente e veloce. Una missione difficilissima per chiunque. L’unico cambio in formazione potrebbe essere in mediana, dove il gol ha galvanizzato Schiavone, che sogna la maglia da titolare magari in luogo di un Kastanos risultato spento a Venezia. In avanti, Bonazzoli e Djuric viaggiano verso la conferma con Ribéry che stringerà ancora una volta i denti e sarà cucitore di gioco ed eleganza, trascinatore granata.
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