Leonardo Menichini resta una figura centrale nella storia recente della Salernitana. A lui sono legate pagine importanti della storia recente del club, come la promozione in Serie B nella stagione 2014/2015 – vissuta con un testa a testa col Benevento – e la salvezza conquistata nei play-out del 2019. L’ex tecnico granata, che ad inizio mese è stato esonerato dal Pontedera, è tornato a parlare dell’attuale momento della squadra con lo sguardo lucido di chi conosce profondamente la piazza, analizzando come il rendimento della Salernitana sia sostanzialmente in linea con le aspettative, soprattutto se si considera il contesto ambientale: “Lo giudico buono. Conosco Salerno e la passione che anima questa piazza, questo modo viscerale di vivere il calcio. Chi arriva qui deve sapere che si pretende sempre di vincere e di stare nelle posizioni di vertice. Basta qualche risultato negativo o una prestazione al di sotto delle potenzialità perché scattino le critiche e questo può rappresentare una difficoltà per qualsiasi allenatore. Detto ciò, la Salernitana è ancora in linea con i suoi obiettivi: c’è la possibilità di raggiungere la vetta e molto dipenderà anche dal mercato. Benevento, Catania e aggiungerei anche il Cosenza sono squadre di assoluto valore: ognuna di queste può ambire alla vittoria del campionato”. Menico conosce bene il girone C, avendolo vissuto, dal 2021 al 2024, da allenatore di Monterosi e Turris.
Sulle caratteristiche necessarie per conquistare la promozione, Menichini sottolinea l’importanza dell’unità d’intenti: “Non esiste una ricetta unica. Serve un bel gruppo e uno spirito forte tra società, squadra e tifosi. Le critiche vanno lasciate alla fine, quando l’arbitro fischia. Durante la gara bisogna sostenere i giocatori, perché sentono tantissimo il pubblico. Se ai primi errori iniziano i mugugni, anche chi ha qualità rischia di rendere meno. Serve grande sostegno da parte dell’ambiente e i giocatori devono essere bravi a trascinare questa passione popolare. Solo così si può ambire al massimo che una piazza come Salerno richiede”.
Sul peso del mercato di gennaio, l’ex tecnico granata richiama alla concretezza e alla conoscenza della categoria: “Può cambiare molto, ma non è semplice. Chi ha buoni giocatori tende a tenerli. Bisogna rinforzare la squadra con attenzione, puntando su calciatori che siano già in attività. Chi arriva dopo mesi di inattività ha bisogno di tempo per ritrovare la condizione. Conta anche il momento dell’arrivo, chi arriva il 31 gennaio ha meno tempo per incidere. Servono giocatori motivati, che conoscano la Serie C, perché non tutti riescono a calarsi in una realtà complicata come questa, anche se sono bravi”.
Sulla profondità della rosa e sull’importanza dei ricambi, l’allenatore evidenzia un equilibrio fondamentale: “Avere possibilità di scelta, soprattutto di livello, è determinante. Quando fai un cambio e non perdi qualità, anzi aggiungi valore, è un grande vantaggio. Avere troppi giocatori può essere controproducente, ma un gruppo ben costruito, con alternative affidabili, è essenziale. Tra infortuni, squalifiche e imprevisti, servono ricambi capaci di entrare e spaccare la partita”.
Con uno sguardo al passato e al duello con il Benevento nella stagione della promozione, Menichini rievoca uno dei momenti simbolo della sua esperienza: “Fu un vero braccio di ferro. C’erano squadre fortissime come Juve Stabia, Lecce, Casertana, ma con il Benevento fu una lotta continua. Non posso dimenticare Salernitana-Benevento all’Arechi davanti a 22.000 persone: vincemmo 2-0, fu una partita straordinaria. Quello scontro diretto fu decisivo, sia per i punti che per il morale. La cornice di pubblico fu fantastica, come solo Salerno sa fare. Questa passione immensa trasmessa ai giocatori fu fondamentale per raggiungere l’obiettivo”.
Sulla pressione ambientale e sulla personalità necessaria per giocare a Salerno, l’ex granata chiude con un messaggio chiaro: “La passione e la pressione a volte possono frenare qualcuno, perché la responsabilità è enorme. Io dicevo sempre ai giocatori di pensare solo al campo, al resto ci avrebbe pensato il tempo. Servono personalità, coraggio e anche un pizzico di incoscienza: non si possono fare calcoli. Bisogna dare tutto. Quando lo fai, la gente ti apprezza sempre, qualunque sia il risultato”.