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Martusciello è pronto: “Orgoglioso di essere qui. Voglio una squadra con personalità”

Per Giovanni Martusciello sarà la prima esperienza da prima guida tecnica. Il tecnico ischitano è carico ed euforico per iniziare la sua esperienza a Salerno: “Ho cavalcato questa situazione a mio avviso straordinaria per il valore di questa squadra. La piazza parla da sola, non devo fare alcun inno al seguitemi, l’unica cosa che posso dire è che lavorerò affinché la Salernitana possa divertire la gente facendo risultati – ha detto l’ex vice di Maurizio Sarri -. Sono maledettamente orgoglioso di essere qui a Salerno. Si cresce tutti, quell’esperienza di Empoli mi ha fatto crescere, non devo commettere quegli errori dati dall’inesperienza. Ero pronto, ero in una piazza dove sono nato calcisticamente, era una squadra particolare e non sono riuscito a mantenere la categoria all’ultima giornata, in questi 4-5 anni ho imparato che non conta solo l’aspetto tecnico tattico, c’è anche una gestione della comunicazione, alcuni errori li ho commessi, non mi vergogno a dirlo, anche nella gestione ordinaria dei giocatori. Il direttore sicuramente mi darà una mano a non commettere errori, siamo tutti sulla stessa barca, ho bisogno di aiuto, do aiuto tramite le conoscenze che ho imparato. Ho guadagnato autostima e capacità di dire “io lo faccio”. Questa piazza è meravigliosa ma delicata. Ringrazio il presidente e mi metto in gioco in un qualcosa in cui siamo tutti complici. Mi auguro che si sia intrapreso il percorso giusto”.

Il tecnico ha poi spiegato che vuole una squadra propositiva e con personalità: “Non sono preoccupato, non voglio sembrare presuntuoso, se perdo tempo a preoccuparmi di ciò che può accadere… mi perdo. Sono nelle braccia di Petrachi. La voglia è maggiore della preoccupazione. Il 7 c’è il raduno, 8 e 9 le visite mediche e partiamo il 9 per il ritiro. Giocare all’Arechi è pesante, se aggiungiamo l’obbligo di vincere diventa complicato. Mettere dei paletti è sbagliato. Non ci conviene, faremo tutto per vincere quante più partite è possibile e portare tanta gente allo stadio, per fare in modo che l’amore sia ricompensato. Siamo in uno stato embrionale e dobbiamo mettere quel mattoncino in più ogni giorno per affrontare la montagna del campo di gioco e renderla discesa.

Tra serie A e B c’è tanta differenza ma il calcio resta quello, la squadra deve avere conoscenza di cosa fare in campo, del dinamismo superiore rispetto alla serie A, dell’avversario. Scegliere giocatori prevalentemente fisici non penso sia giusto. Chi sa giocare a calcio, lo sa fare soprattutto nel casino. Nel centrocampo attuale, che è il reparto che sposta la condizione di palleggio, se si riesce a trattenerli motivati in B, si parte da qualcosa di importante ma dipende dalle motivazioni che fanno la differenza in ogni categoria. Con la Lazio abbiamo perso qui, eravamo più forti ma evidentemente la Salernitana quel giorno aveva più motivazioni. C’è bisogno di instaurare personalità di palleggio e del fare la partita. Il pubblico spinge e se spinge bisogna reggere l’urto. Non lo si fa mandando a quel paese ma con la consapevolezza di saper palleggiare. I giocatori fermi non giocano a calcio, possono fare gli scacchi. Devono pedalare”.

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