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Lettera di Casciello: “Iervolino, svolta di civiltà dopo un decennio urticante. Manifesti Fabiani: che vergogna!”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera scritta da Enzo Casciello, già caposervizio del Mattino ed ex responsabile della comunicazione della Salernitana, al nostro direttore, Alfonso Maria Avagliano.

Caro direttore,

Esco dal letargo in cui da un po’ mi sono rifugiato per un fugace brindisi al nuovo corso della Salernitana. L’avvento di Danilo Iervolino al comando del club ha il gustoso sapore di una svolta epocale. Rompe col recente passato, così come pretendevano i regolamenti e le insofferenze della gente. Segna una linea di demarcazione con la “desalernitanizzazione” instaurata da Claudio Lotito. Sul decennio appena archiviato un giudizio storico attendibile potrà essere emesso tra qualche tempo. Al momento si sa che è stato vincente ma non ha saputo accarezzare dolcemente la pelle dei salernitani. Lo definirei urticante. Chissà se a Formello avranno l’onestà di riconoscere che sul piano dei rapporti con la città si poteva e si doveva fare meglio.

Danilo Iervolino, dunque e finalmente

Al primo impatto ha sfoggiato tutta la giovanile effervescenza che ne ha già fatto un imprenditore di successo e pertanto molto apprezzato. Il calcio è una giungla di trabocchetti, dovrà districarsi con la massima attenzione. I numeri non gli mancano, vedremo se saranno sufficienti per fronteggiare l’angosciante emergenza del momento. Su di lui vengono catapultate le speranze di salvezza da parte della tifoseria. La fiducia serpeggia e fermiamoci qui.
Nel dettagliato programma esposto senza imbarazzi da Iervolino non mancano gli spunti suggestivi. Li abbiamo subito mandati giù a memoria. Io ne colgo uno di straordinaria importanza e di intelligente innovazione. Mi riferisco al suo auspicio di essere affiancato da una tifoseria che abbandoni gli abusati e deleteri schemi del contrasto e delle offese. Iervolino ha parlato dei tifosi del Verona, che andrebbero ospitati divorando una buona pizza. Il suo è un passaggio di grande civiltà.
Come sai, caro direttore, da anni mi batto perché la tifoseria salernitana sia la prima – in Italia, in Europa e nel mondo – a bandire per sempre atteggiamenti riprovevoli. Darebbe un segnale straordinario, disegnando finalmente una pista di buon senso che le farebbe onore e raccoglierebbe unanimi consensi. Invocai questa nuova rotta all’indomani della tragedia del treno di ritorno da Piacenza. Da quel grande dolore – scrissi e dissi – si doveva uscire con lampi di generale distensione negli stadi. L’ho ribadito all’indomani della recente promozione, un’occasione giusta, sull’onda dell’entusiasmo, per dire che Salerno e i salernitani sono capaci di impartire una sensazionale lezione di civiltà. Il contributo che il nostro nuovo presidente può dare a questa campagna d’amore sarà preziosissimo. Facciamo salvo ogni sano e divertente sfottò e pacche sulle spalle per tutti.

Dai ragazzi che ce la si può fare

Potrebbero farcela anche quei cani sciolti che hanno inteso festeggiare l’uscita di scena di Angelo Fabiani in modo indecoroso. Senza peli sulla lingua dico che quei manifesti listati a lutto sono una vergogna. Il problema non è se Fabiani sia bravo oppure no, onesto o disonesto, bianco o nero e via discorrendo. Sottolineando sommessamente che nessuno a Salerno ha vinto più di lui e che Iervolino trova una società abbastanza sana partecipante alla serie A perché il trust decisivo è una creatura… beh, sappiamo di chi, manifesto la mia profonda indignazione di salernitano che sa che la stragrande maggioranza dei suoi concittadini è ispirata da sentimenti contrastanti con quelli degli ideatori-autori di quella nefandezza. La morte è… la morte. Lasciamola da parte, specie ora che il mondo è quasi in ginocchio per la pandemia che l’affligge. Ricordo alla pattuglia di presunti goliardici, che in realtà non meritano la minima attenuante, come e quante volte il cuore di Salerno ha saputo battere con fierezza: nel ricordo di Giuseppe Plaitano, nella solidarietà agli alluvionati di Sarno, nelle lacrime per i quattro “angeli del treno” e per i tanti giovani che se ne sono andati avvolti in una bandiera granata. Che si alzino gli occhi al cielo per scorgere il volto del Siberiano: approverebbe, l’indimenticato Carmine, un gesto di inaudita vigliaccheria?

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