Il maestro Ventura, pacato come sempre. Vince, perde o pareggia, la sostanza per l’allenatore della Salernitana non cambia: in questo momento del campionato il risultato è secondario, conta la prestazione e l’atteggiamento. Contro il Trapani erano arrivati tre punti e pochi sorrisi, stasera invece un punto e qualche convinzione in più. Perché la Salernitana ha giocato male nel primo tempo, ma nel secondo si è vista la reazione di una squadra che voleva vincere la partita e voleva arrivare al successo attraverso il gioco. Quello che chiede Ventura: “Ho detto ai giocatori che ero più soddisfatto del secondo tempo di stasera che della vittoria di tre giorni fa perché nei secondi 45 minuti abbiamo giocato con intensità mettendo il Chievo in difficoltà – ha detto il tecnico granata in sala stampa – Loro avevano anche un giorno in più di riposo e infatti nella prima mezz’ora la gamba era totalmente diversa. In più non c’era serenità. Dopo il pareggio si è tolta un po’ di ansia. Purtroppo sono sempre gli stessi a giocare, ma sono soddisfatto perché ho capito che i miei ragazzi se vogliono possono. Devono prendere coscienza, oggi abbiamo fatto un piccolo passo avanti rispetto a Trapani. Siamo a due punti dalla vetta dopo cinque partite, avrei messo la firma a inizio campionato. Il secondo tempo di stasera deve dare ai calciatori serenità”.
Quindi l’analisi della partita: “Il Chievo era estremamente aggressivo, ci voleva forse un pizzico di personalità in più. Siamo andati in difficoltà all’inizio perché non trovavamo la soluzione giusta, poi l’episodio del rigore ci ha permesso di giocare meglio nel secondo tempo e infatti il Chievo non ha mai superato il centrocampo. Poi naturalmente loro si sono chiusi in area di rigore e noi potevamo sfondare solo con traversoni. Fatica a segnare? Stasera in parte è vero, ma va analizzato un contesto diverso. Due mesi e mezzo fa questa squadra si salvava ai rigori ai playout, la serenità va riacquistata piano piano attraverso risultati e prestazioni. Bisogna dare tempo a questa squadra, la più giovane del campionato. La crescita deve essere graduale, non si può pensare di avere tutto e subito. Sono contento perché di fronte alle difficoltà del primo tempo ho visto la reazione di una squadra che voleva vincere con raziocinio. Jallow? Ha avuto un problema al ginocchio, c’era il rischio di un piccolo intervento che è stato scongiurato. Sta facendo terapia, ora vediamo di capire i tempi di recupero. Mi auguro di riaverlo dopo la sosta”.
Gestione particolare della partita di Ventura, un solo cambio arrivato al 44’ del secondo tempo. Forse nel momento di maggior spinta servivano forze fresche, ma la panchina cortissima non ha aiutato. E inoltre: “Questa squadra quando ha i suoi riferimenti sa sviluppare, infatti abbiamo spinto di più 11 contro 11 che 10 contro 10. Diventava obiettivamente difficile cambiare qualcosa, volevo fare un cambio prima dell’espulsione, poi 10 contro 10 non aveva senso perché le due punte non le potevo toccare e il nostro fraseggio serviva per andare sugli esterni. Ho fatto scaldare Lopez perché entrambi gli esterni erano in difficoltà, ma sono considerazioni facili con il senno di poi”.
Ventura ritorna sulla reazione della sua squadra, sottolineando che la Salernitana che vuole è quella del secondo tempo: “Con l’episodio la squadra è cambiata perché quell’episodio dà serenità. Nel primo tempo nessuno si prendeva la responsabilità del passaggio, dopo l’1-1 ci siamo sciolti. Abbiamo quindi iniziato a giocare e siamo diventati padroni del campo, è la conferma che i ragazzi stanno lavorando per diventare una squadra completa. Se parti per costruire una casa è evidente che servono le fondamenta, ma se le fondamenta non sono solide non serve comprare le finestre anti rumore. Si cresce step by step, abbiamo margini inimmaginabili di miglioramento. Faccio i complimenti a Di Tacchio perché quando è partito in ritiro era un giocatore completamente diverso. Ha fatto un lavoro incredibile su sé stesso per migliorare, poi abbiamo preso un calciatore di ruolo per quel ruolo (Dziczek, ndr), ma bisogna dargli tempo”.
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