Nessun dubbio per il Giudice Sportivo. Nel pomeriggio di ieri Gerardo Mastrandrea ha disposto il 3-0 a tavolino per Udinese-Salernitana e un punto di penalizzazione in classifica ai granata. La squadra di Colantuono non si presentò alla Dacia Arena, lo scorso 21 dicembre, poiché bloccata dall’ASL di Salerno per le positività nel gruppo. I legali di fiducia di Danilo Iervolino, Sica e Fimmanò, sono già al lavoro per presentare ricorso (entro tre giorni). Dopo la mancata disputa del match la Salernitana aveva presentato preannuncio di reclamo per il riconoscimento della “causa di forza maggiore”; cause che il Giudice non ha riconosciuto. La Salernitana insomma non avrebbe fatto il massimo per superare gli impedimenti posti dall’ASL. “La pronuncia del Giudice Sportivo non mette in dubbio la terzietà e la neutralità dell’ASL – ha dichiarato a Il Mattino Arcangelo Saggese Tozzi, responsabile Covid ASL Salerno -. Noi dobbiamo occuparci della salute pubblica e quindi siamo intervenuti sulle singole persone, disponendone isolamento o quarantena dei contatti stretti. Non abbiamo detto alla Salernitana di non giocare perché non è nelle nostre facoltà. Abbiamo detto che quelle persone, che di professione fanno i giocatori, non potevano scendere in campo, dal momento che erano bloccate a casa. Se poi la Salernitana poteva o meno scendere in campo con altri calciatori, non tocca a noi stabilirlo”. La vicenda Udinese-Salernitana ricorda molto quella relativa a Juventus-Napoli dello scorso campionato. La Salernitana impugnerà la decisione presentando ricorso alla Corte d’Appello Federale. In caso di ulteriore bocciatura, si passerebbe al Collegio di Garanzia del Coni che lo scorso anno diede ragione al club partenopeo.
Il caso Juventus-Napoli del 2020
Il 3 dicembre 2020, alla vigilia della sfida di Torino contro la Juventus, l’ASL napoletana, dopo le positività di Elmas, Zielinski e di un membro dello staff, dispone 14 giorni di isolamento fiduciario per il gruppo squadra Napoli. Le Lega Serie A conferma però la programmazione del match, le norme infatti prevedono che se una squadra ha almeno 13 giocatori negativi e dunque disponibili (compreso un portiere) e non si presenta, rimedierà una sconfitta a tavolino per 3-0.
Il giorno dopo la terna arbitrale e la Juventus (come annunciato) si presentano all’Allianz. Tramite i suoi legali, il Napoli fa sapere che ha avuto scambio di carte con l’Azienda Sanitaria Locale. Il Giudice Sportivo mantiene la partita “sub iudice” per avviare un supplemento d’indagine e il 14 ottobre assegna il 3-0 a tavolino ai bianconeri e il punto di penalizzazione in classifica al Napoli. Nelle motivazioni del Giudice si legge: “Gli atti delle Aziende sanitarie delineano un quadro che non appare al Giudice affatto incompatibile con l’applicazione delle norme specifiche dell’apposito Protocollo sanitario FIGC e quindi con la possibilità di disputare l’incontro di calcio programmato a Torino”. Insomma secondo Mastrandrea non sussistevano cause di forza maggiore, l’ASL non aveva impedito al Napoli di partire per il Piemonte; addirittura, sempre secondo il Giudice, il club azzurro aveva rinunciato alla partenza ancor prima dei chiarimenti dell’Azienda Sanitaria Locale. Il Napoli annuncia quindi il ricorso alla Corte federale d’Appello, il secondo grado della giustizia sportiva, e poi eventualmente al Collegio di Garanzia del Coni.
Il Napoli prepara quindi ricorso in Appello basato soprattutto sul carteggio con l’ASL 2 cittadina, che raccomandava l’isolamento fiduciario, allegando, per dimostrare l’organizzazione della trasferta, video della rifinitura prepartita e la prenotazione dei test anti-Covid il giorno del match. Il 10 novembre la Corte d’Appello Federale respinge il ricorso del Napoli, confermando il 3-0 a tavolino per la Juve (che non aveva intenzione di opporsi alla decisione, qualunque essa fosse stata). Queste le motivazioni: “Contrariamente a quanto sostenuto in ricorso, la Società ricorrente non si è trovata affatto nella impossibilità oggettiva di disputare il predetto incontro, avendo, invece, indirizzato, in modo volontario e preordinato, la propria condotta nei giorni antecedenti all’incontro nel senso di non disputare lo stesso, con palese violazione dei fondamentali principi sui quali si basa l’ordinamento sportivo, ovvero la lealtà, la correttezza e la probità. Il fine ultimo dell’ordinamento sportivo è quello di valorizzare il merito sportivo, la lealtà, la probità e il sano agonismo. Tale principio non risulta essere stato rispettato, nel caso di specie, dalla Società ricorrente, il cui comportamento nei giorni antecedenti Juventus-Napoli, risulta teso a precostituirsi, per così dire, un ‘alibi’ per non giocare quella partita. La mancata disputa non è dipesa da una causa di forza maggiore bensì da una scelta volontaria, se non addirittura preordinata. Ne è prova il contenuto della documentazione, a iniziare dalla nota della ASL Napoli 1 inviata al Responsabile sanitario del Napoli il 2 ottobre 2020. Ciò che emerge è la preordinata volontà del Napoli di non disputare la gara. Questa Corte non può esimersi dall’evidenziare che il comportamento tenuto dal Napoli non risulta neanche rispettoso delle altre società di Serie A, che in situazioni del tutto analoghe hanno, regolarmente, disputato gli incontri che le vedevano impegnate”. Il club di De Laurentiis annuncia subito ricorso al Collegio di Garanzia del Coni, chiedendo l’annullamento della decisione della Corte Sportiva d’Appello e di ordinare alla Lega e alla Figc la disputa della gara e la verifica dell’illeggittimità del mancato riconoscimento della cause di forza maggiore. Il 22 dicembre arriva l’annullamento del 3-0 a tavolino per la Juve e la cancellazione del punto di penalizzazione agli azzurri.
Le analogie
Insomma nel caso della Salernitana il Giudice sostiene che il club granata non abbia messo in pratica le cautele che le avrebbero consentito di spostarsi in totale sicurezza; non si denota inoltre un atteggiamento propenso ad effetturare la trasferta, facendo passare il provvedimento dell’ASL quasi come auspicato. Nel caso del Napoli, secondo il Giudice non sussistevano cause di forza maggiore, successivamente, secondo la Corte d’Appello, pare ci sia stata una volontà di non giocare la partita contro la Juve, prendendo come alibi la decisione dell’Azienda Sanitaria Locale. Così sulle colonne de Il Mattino di oggi, il legale Eduardo Chiacchio: “La sentenza di primo grado è molto simile a quella di Juventus-Napoli. A mio avviso ci sono i presupposti per una riforma e quindi un ribaltamento in secondo grado”.
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