Pawel Jaroszynski ha le idee chiare sul finale di stagione. Il jolly polacco, tornato nella scorsa finestra di calciomercato dal Pescara, è una delle rivelazioni della Salernitana targata Fabrizio Castori. Da quando è arrivato si è sempre distinto per rendimento e ora, dopo dodici partite senza sconfitte, vuole vivere un finale di stagione da assoluto protagonista al pari dei compagni di squadra.
“Abbiamo acquisito fiducia, lavoriamo molto sulla fase difensiva. Ho parlato col mio connazionale Jagiello a fine partita col Brescia: mi ha detto che siamo veramente fastidiosi ed è dura segnare contro di noi. Quando non prendi gol, ci prendi gusto e vuoi continuare” ha dichiarato Jaro in una intervista realizzata da Alfonso Maria Avagliano sulle colonne de Il Mattino. “Puntiamo a vincere ogni partita, poi vedremo dove arriveremo. Siamo un gruppo spettacolare, sempre unito, cattivo, aggressivo, con una mentalità forte. Il futuro è nelle nostre mani, abbiamo molti scontri diretti. Se li vincessimo, faremmo un miracolo. Abbiamo già dimostrato di essere ambiziosi, ma solo stando sempre sul pezzo raggiungeremo la Serie A” ha detto l’ex Chievo il quale ha raccontato del post partita di Claudio Lotito dopo il pareggio a reti bianche col Cosenza: “Era arrabbiato come tutti, ma quel che ha detto resta tra noi. Ci sono episodi che cambiano la storia delle partite: se avessimo segnato i rigori, avremmo avuto 6 punti in più. Dobbiamo avere la mente fredda nelle prossime occasioni”.
Jaroszynski ha parlato della personale evoluzione tattica da Ventura a Castori: “Con Ventura ero a mio agio da centrale di sinistra. Adesso mi va bene fare il quinto con le caratteristiche che vuole Castori: mi piace correre, lottare, fare la guerra sportiva contro gli avversari. Siamo tanti e ci sono altri ragazzi che possono entrare e fare la differenza. Bisogna dare il massimo ed essere concentrati sul presente, senza guardare alle gare successive. Questo sprint finale darà a tutti occasione di dimostrare che siamo veramente forti. Se tutti mirano a un unico obiettivo, è più facile giocare, indipendentemente da chi lo fa”.
Impossibile non parlare del deludente finale dello scorso campionato: “Purtroppo abbiamo regalato delle partite nel finale. Anche nella prima fase del campionato perdemmo qualche punto di troppo. Futuro? Purtroppo il riscatto era fissato ad una cifra molto alta, per cui sono rientrato alla base. La Salernitana non mi ha richiamato, così sono andato in prestito al Pescara. Per fortuna sono tornato dopo 6 mesi. Mi ha chiamato il direttore. ‘C’è la possibilità di giocare di nuovo a Salern0: ho detto subito sì, non ci ho pensato un attimo”. Un confronto tra Ventura e Castori: “È difficile parlare degli allenatori (ride, nda). Sono entrambi bravi, ma hanno mentalità diverse”.
Dopo la sosta, la Salernitana sarà di scena sul campo del Lecce: “Non guardo ai singoli, ma al collettivo. Tutti sappiamo che Coda, Stepinski e tanti altri sono forti. Il Lecce è temibile, ma dobbiamo continuare a proporre il nostro calcio come sempre. Siamo forti anche noi quando giochiamo compatti e determinati. Ricalcando la stessa prestazione fatta col Brescia sono sicuro che potremo portare a casa i tre punti. La sosta? Non vedo grandi differenze. Ma avevamo bisogno di un po’ di tempo libero per stare con la famiglia. Giochiamo praticamente ogni tre giorni da quando è iniziato il campionato, serviva qualche ora di relax”.
Jaroszynski ha anche ripercorso alcune tappe della sua infanzia, scandita sempre dalla passione per il calcio: “Mio padre Piotr ha giocato fino alla massima serie polacca. In Polonia diciamo che ‘sono entrato nelle sue scarpe’, perché ha smesso (nel 2006, nda) e dopo poco ho iniziato io. Mio fratello minore, Jakub, milita in categorie inferiori. Spero possa arrivare più in alto. Salerno posso definirla la mia seconda casa. Mi piacerebbe rimanere, ma non dipende tutto da me. Ho un altro anno di contratto col Genoa. Stiamo benissimo in città, anche se a causa del Covid la vita è veramente dura. Noi calciatori e le nostre famiglie dobbiamo stare ancora più attenti a non contagiarci: da inizio anno siamo chiusi in casa, non possiamo vedere amici in strada e nei negozi si va solo per l’essenziale. Spero finisca presto questo periodo”.
Quest’anno sta pesando l’assenza dei tifosi sugli spalti: “Sì, soprattutto con la nostra tifoseria. L’anno scorso l’ho conosciuta, ci ha dato tanti stimoli, è molto calorosa. Gli stadi sono chiusi, ma il supporto arriva lo stesso. Si sente in città che la gente è dalla nostra parte”. E sulla presenza di diversi connazionali in rosa: “Ci siamo integrati bene, ci capiamo anche senza parole con tutti. Siamo una grande famiglia. Conoscevo già Kupisz, pur non avendoci giocato mai insieme, e anche tanti ragazzi dell’anno scorso. Non è stato un problema reinserirmi”.
A proposito di connazionali, Jaroszynski si recò in ospedale dopo il malore accusato da Dziczek ad Ascoli: “Non è stato facile guardare un amico cadere e non riuscire ad alzarsi. Fu traumatico, ero quasi in lacrime. In ambulanza provai a parlargli tanto. Ci sentiamo tutti i giorni, voglio tirargli su il morale: non dev’essere triste, ma pensare solo a star bene”.
E sulla possibilità di vestire la maglia della Nazionale: “Magari! Ho giocato con l’U21, solo una volta sono stato convocato nella maggiore, ma senza presenze. Quando vedevo Dzcizek partire per difendere i colori della Polonia un po’ avevo il magone. Il nuovo CT è Paulo Sousa: io devo dimostrare il mio valore a Salerno, poi sarà lui a decidere”. Intanto è vicina quota 100 presenze nel calcio italiano: “Non sapevo di averne così tante. Sono cresciuto sotto tutti punti di vista. Qui è nata mia figlia, ho fatto importanti passi della carriera e spero di chiuderla in Italia, non vorrei andare altrove. I sogni nel cassetto? La Serie A con la Salernitana e poi la Nazionale”.
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