L’incontro in città con gli amici di sempre, qualche pranzo improvvisato e un piccolo corteo “di accompagnamento”. Il triangolare tra Bari, Reggina e Salernitana, organizzato dalla società granata allo stadio Arechi in occasione dei 100 anni della Salernitana e in onore del Siberiano, Carmine Rinaldi è andato in scena in un caldo primo agosto, che ha il retrogusto di vacanze, ma soprattutto di prove, verifiche, riflessioni.
Ed è proprio il ricordo del Siberiano che avrebbe dovuto fare da guida questa sera, ma l’insegnamento di tifoso modello è stato “spazzato” via in una manciata di secondi. Forse non avrebbe voluto così. Le voci che si sono unite non portavano ad unica “melodia”. Nella “sua” Curva Sud ha regnato il senso del disorientamento. Il suo spirito di sacrificio, la sua passione incondizionata, il suo essere razionalmente ancorato ad una vera e propria fede sono rimasti stella polare solo di chi ha realmente “militato” tra quelle fila tanti anni fa: che siano stati gloriosi e non, fortunati e sfortunati, di gioia e dolore, ma pur sempre colorati di granata. Ed è proprio la famiglia di Carmine Rinaldi a ricevere un riconoscimento durante le prime battute del match tra Salernitana, Bari e Reggina. Presenti infatti il fratello Enzo, la sorella Luigina, la moglie Barbara e la figlia Eliana, che hanno ricevuto una targa in memoria di Carmine, che ha lasciato un vuoto incolmabile e un ricordo indelebile nel cuore dei salernitani. Da un lato – sul rettangolo verde – la prima prova vera e propria di mister Ventura (a tratti deludente), che all’Arechi questa sera ha testato la “sua” squadra, dopo l’esperienza e la preparazione in ritiro in quel di San Gregorio Magno, in attesa però che il suo undici sia davvero completo.
Dall’altro lato il vero e proprio test che si è tenuto sugli spalti e fuori dall’impianto di via Allende. Tre tifoserie unite l’una all’altra tramite un gemellaggio che va avanti da anni, come anelli di un’unica catena, tra solidarietà e sciarpe scambiate, tra qualche amicizia appena nata, qualcuna rinnovata. Quell’anello che è parso però quasi rimodellato in Curva Sud Siberiano. Un’annunciata comunione di intenti e pace fatta o – almeno – ritrovata tra le righe, nei giorni scorsi, in teoria. In teoria perché in pratica la torcida granata non ha dato segno di unità. Due gruppi, cori diversi. Un “work in progress” probabilmente, una scelta (chissà) o una prova non superata. Certo, la sensazione è che quella profonda ferita (spaccatura) con cui ci si era lasciati tra maggio e giugno non accenna proprio a risanarsi. Unica nota “dolce” è stata proprio l’omaggio al salernitano Vincenzo Dolce, il campione d’oro, che da quegli spalti ha spesso tifato per la squadra del cuore.
Gli stessi spalti che sono stati “colorati” da due striscioni in suo onore, dopo la conquista del gradino più alto del podio ai mondiali di pallanuoto qualche giorno fa. Ma l’aria che si è respirata non è stata della migliori. La Salernitana avrà – sicuramente – un nuovo volto, in tutto e per tutto. Il pubblico di Salerno ha risposto presente – o quasi – nonostante il periodo estivo e di ferie e nonostante i dubbi, le incertezze, i troppi punti interrogativi. Una tiepidissima partecipazione (4068 spettatori all’Arechi), la voglia di ricominciare, la curiosità di capire quale sarà il destino di questa squadra, ma soprattutto il voler cominciare a tracciare qualche linea per il campionato che comincerà, a breve, in una calda giornata di quasi fine agosto. Intanto all’assenza dei patron Lotito e Mezzaroma risponde un parterre d’eccezione per la “compagine pugliese”: sulle poltrone rosse il presidente del Bari Luigi De Laurentis, accompagnato da papà Aurelio: “Vengo a tifare per mio figlio – ha scherzato il numero uno del Napoli – Lotito non c’è? Peccato”. Ed è stato un peccato non aver potuto assistere anche ad una grande festa in una notte di mezza estate. Perché probabilmente – questa sera – tra gli impreparati ci sono tutti (o quasi). Tifosi e calciatori – dunque – rimandati davvero a settembre.
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