Era il 24 febbraio del 1982 quando Angelo Adamo Gregucci disputava la sua prima partita nel calcio dei grandi. La maglia, quella del Taranto. Il teatro, lo stadio Donato Vestuti di Salerno con avversaria… la Salernitana: i rossoblu persero ai calci di rigore (5-4) dopo lo 0-0 dei supplementari. Si trattava della gara di ritorno degli ottavi di finale della Coppa Italia di Serie C. Sono trascorsi trentasette anni da quel giorno che – neppure diciottenne – lo lanciò da roccioso difensore che avrebbe poi vestito le casacche di Alessandria, Lazio, Torino e Reggiana. Ne è passata di acqua sotto i ponti ma, evidentemente, la città campana è un po’ nel suo destino. A Verona ha collezionato la sua panchina numero sessanta col cavalluccio, alla terza avventura che – nonostante tutto – non avvicina le 125 partite alla guida del Vicenza, sua avventura più prolifica da allenatore. Sono 386 le sue panchine da tecnico di una prima squadra professionistica.
Il mister di San Giorgio Jonico è a un bivio, però. Se nel 2004/05 riuscì a conquistare una buona salvezza con la Salernitana di Aliberti – poi estromessa a fine stagione dal torneo e successivamente fallita – e nel 2013/14 conquistò il trofeo (effimero?) della Coppa Italia di Serie C con i granata già del duo romano Lotito-Mezzaroma, per la corrente stagione non può fallire. C’è il centenario, la piazza si aspetta tanto ed è molto delusa – risultati e prestazioni alla mano – del rendimento finora ottenuto dalla sua Salernitana. Il “galleggiamento” che non piace a nessuno, insomma, rischia di impossessarsi anche del tecnico ex vice di Roberto Mancini. Che, frattanto, è stato silenziato dalla società nelle conferenze stampa post-partita: gli è concesso parlare solo in mix zone con le emittenti esclusiviste. Al Bentegodi, all’uscita dallo stadio, ha risposto col silenzio a chi gli ha fato notare la gravità della cosa che gli impedisce anche di poter rispondere a più domande e poter, dunque, spiegare a chi legge, ascolta e guarda da casa, eventuali sostituzioni incomprese, decisioni tattiche che possono aver lasciato perplesso chi è chiamato a commentare, raccontare o, semplicemente, tifare. Dagli spalti, così come dal divano. Chi ha avuto modo di lavorare con Gregucci ha spesso raccontato di un motivatore, tecnico preparato e di carattere. Onesto, aggiungiamo noi che abbiamo avuto modo di conoscerlo in precedenti esperienze salernitane. La speranza è che si possa tornare al più presto ad una situazione di normalità post-partita. Magari, chissà, anche grazie al suo aiuto e alla sua spinta, alla sua voglia (se c’è) di confrontarsi, spiegare, parlare con tutti. Come aveva sempre fatto in precedenza.
Quattro sconfitte, tre vittorie e due pareggi. Questo il bilancio finora ottenuto nel corrente campionato, da quando è subentrato a Colantuono. Non poche le scelte decisive, non pochi i segnali di fumo inviati con esclusioni tecniche e “no comment” rilasciati nei (rari) momenti di microfoni accesi al suo cospetto. Non poche anche le decisioni assunte in panchina che, di contro, hanno fatto un po’ storcere il muso alla piazza, relativamente all’impiego di questo o quel calciatore, alle sostituzioni, alla gestione, ai moduli. È calcio anche questo. Aspettando fiduciosi di tornare a colloquiare in sala stampa con lui – la partita in casa contribuirà certamente ad ammorbidire la società sulla sgradevole decisione di non spedirlo in conferenza ad Ascoli e Verona – non si può non ricordare che mancano dodici partite alla fine della stagione regolare, con la Salernitana attualmente decima e a 2 punti dall’ottavo posto che varrebbe i playoff. L’ottava o settima piazza darebbero sì l’accesso agli spareggi promozione ma costringerebbero la Salernitana a giocare una gara secca in trasferta. Proprio come accadde (infelicemente) in Lega Pro al Matusa di Frosinone nel 2014, con Gregucci in panchina. Serve, allora, una netta accelerata, un’inversione di tendenza che finora non c’è stata in una stagione – al momento – perfettamente in linea con la mediocrità delle due precedenti. A giugno, il 10, il mister compirà 55 anni e nove giorni più tardi la Salernitana festeggerà il secolo di vita. L’uomo è artefice del proprio destino: se Salerno, in un modo o nell’altro, è in quello dell’ex stopper laziale, sembra proprio giunto il momento di dimostrarlo. Con tutte le sue forze.
TABELLINO – SALERNITANA-TARANTO 0-0 (5-4 dcr) – Coppa Italia Serie C 1981/82
SALERNITANA: Marconcini; Chirco, Mattolini, Falco, Leccese, Mariani, Vulpiani, Chiancone, Burla, Di Venere (81′ Di Lucia), Ferrari (91′ Zaccaro). All: Matté.
TARANTO: M. Rossi, Caricola, Canzi, Idini, Gregucci, Scoppa, Cassano (82′ Colucci), Di Stefano, Fabbri, Glerean, R. Rossi. All: Carrano.
Arbitro: Romacci di Latina
Sequenza rigori: Chiancone (S) gol, Idini (T) gol, Mattolini (S) gol, Di Stefano (T) gol, Di Lucia (S) gol, Fabbri (T) gol, Zaccaro (S) gol, Glerean (T) gol, Mariani (S) gol, R. Rossi (T) sbagliato.
Pubblicando il commento, dichiario di aver letto accuratamente il regolamento e di accettarlo per intero, assumendomi la piena responsabilità di ciò che scrivo. Presto il mio consenso al trattamento dei dati personali, ai sensi del d.lgs. N. 196/2003. La mia identificazione, in caso di violazione delle regole e di eventuali responsabilità civili e penali, avverrà tramite indirizzo IP e non tramite nick o indirizzo email sottoscritto.