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Fusco, cuore granata: “Sogno di allenare la Salernitana un giorno. Le notti insonni al pensiero di marcare Ronaldo…”

“Sto in famiglia e provo a tenermi aggiornato, guardando dei video che l’associazione allenatori ci fornisce. Personalmente sono scettico sul ritorno in campo. Se si dovesse riuscire solo le società di Serie A sarebbero in grado di rispettare le giuste precauzioni per l’attività agonistica. In B molte società non riuscirebbero, per quelle di C e D sarebbe impossibile”. La vive così la quarantena Luca Fusco, intervenuto in diretta ieri sera sul nostro profilo Instagram.

L’ex capitano della Salernitana ha dato vita a una interessante digressione nel ripercorrere a 360 gradi la sua lunga avventura col cavalluccio sul petto: “Ho esordito il 25 settembre del 1998 in Salernitana-Andria, 1-1. Ero giovanissimo, dopo le giovanili in granata ero andato alla Cavese e tornavo dal prestito. Feci una prova in ritiro e per fortuna convinsi mister Rossi a inserirmi in rosa. L’esordio ovviamente ti resta nel cuore, ma ricordo tantissime altre partite. La seconda la giocai contro il Cagliari in casa e vincemmo 1-0, con gol di Tosto. Ovviamente poi l’esordio in Serie A all’Olimpico contro la Roma, la vittoria in casa con l’Inter. Quando Oddo mi disse che dovevo marcare Ronaldo, non dormii la notte. Anche la vittoria contro il Pescara, nel 2007/08, che sancì il ritorno in cadetteria è un bel ricordo”. A Salerno una promozione in Serie A e una in Serie B, il classe ’77 racconta tanti episodi particolari: “A Roma fui espulso, ma in maniera esagerata. Peccato, stavamo vincendo 0-1, con gol di Song. I tifosi della Salernitana si sentivano tantissimo all’Olimpico, erano in 15mila e ci davano una spinta impressionante. A San Siro, contro il Milan, Delio Rossi mi diede Maldini da marcare sui calci piazzati. Lo tenevo per la maglia, ero talmente in trance agonistica che non mi accorsi che il gioco era fermo e lui mi disse ‘ora puoi mollarmi però, il gioco è fermo’. Mi ricordo prima del derby con il Napoli, l’anno dopo in B, c’erano stati incidenti. Un ragazzo fu accoltellato e venne fatto entrare negli spogliatoi per essere curato. Perdeva sangue, ma pensava comunque alla partita e mi chiedeva di vincere. Lo rassicurai e vincemmo 3-1, ero arrabbiato nei confronti di chi aveva fatto quel gesto ignobile nei suoi confronti. A Salerno tornai per la prima volta da avversario nel 2003/04, emotivamente non fu facile. Non riuscii a fare a meno di salutare tutti gli amici che avevo lasciato”.

Da salernitano vincere con il cavalluccio, per Fusco, ha avuto un sapore decisamente diverso: “Ho vinto in tante piazze come Cava, Messina, Genova, Messina, Pagani. Vincere a Salerno però è diverso, hai una maggiore emotività, un maggior trasporto nell’indossare la maglia della squadra della tua città. È tutto più amplificato sia nella gioia che nel dolore, le vittorie sono state bellissime, i momenti difficili più duri”. Recordman di presenze nella storia della bersagliera e anche capitano, nella stagione 2007/08: “È stato un onore, ma anche un onere portare la fascia. Essere leader nella tua città non è semplice, hai responsabilità maggiori e ciò può farti cadere più facilmente in errore. Il paragone con Breda non sussiste, Roberto mi ha aiutato tanto e lo stimo molto. È stato un grande capitano”. L’intenzione di giocare per più anni con la Salernitana c’era ovviamente tutta: “Ero partito con l’idea di diventare una bandiera, la gente mi voleva bene e io davo tutto per la maglia. Molto spesso però la permanenza non dipende sempre e solo da noi calciatori. Fui costretto ad andare via sotto la presidenza Aliberti per esigenze societatarie di fare cassa. Ho avuto la possibilità di andare in club importanti, ero giovane e nel giro della Nazionale U21. Mi volevano la Juve e il Napoli, ma non me la sentì di accettare. A Salerno stavo bene e mi sentivo importante. Una piazza così per tifo non ha eguali in Italia”. Nella sua carriera quindi l’ex genoano non avrebbe cambiato nulla, ma individua due momenti negativi: “Non ho molti rimpianti per le scelte che ho fatto, sicuramente l’infortunio patito a Messina in A fu un brutto colpo. Come la retrocessione con la Salernitana in C1 nell’era Lombardi, nella stagione 2009/10. Personalmente fu un campionato deludente, dove non feci bene; poi c’erano tanti problemi societari che influirono”.

L’ex centrale racconta anche qualche aneddoto da calciatore e le sfide a tanti grandi campioni: “Ero molto ansioso prima delle partite, era una mia prerogativa. Era però una cosa costruttiva perché capivo che ero pronto a scendere in campo, provavo anche a trasferirla ai compagni. La mattina della gara mi alzavo presto, magari facevo una passeggiata, mangiavo poco perché avevo lo stomaco chiuso, facevo stretching. Mi proiettavo alla partita. Ho sfidato tanti grandi giocatori ma Batistuta mi ha impressionato, più di tutti, per fisicità e tecnica. Era difficilissimo da marcare. Era bello scambiare le maglie con i campioni a fine partita, ho conservate quelle di Totti, Ronaldo, Bergomi, Gattuso, Asprilla, Del Piero. A Messina ho giocato con Storari, Di Napoli, Zoro, Amoruso, Zampagna, Sosa, Rezaei, con il quale mi trovavo molto bene a fare reparto. Anche a Salerno ho trovato giocatori del calibro di Fresi, Di Vaio, Di Michele, Vannucchi, ancora Di Napoli. Per un difensore poi era normale avere un rapporto speciale con i portieri. In granata ho legato molto con Balli, Polito, Botticella, Pinna. Uno di quelli che mi ha più impressionato era Fabrizio Lorieri, fenomeno tra i pali. Anche con gli allenatori non ho avuto conflitti. Sono legato a Mutti, Brini, Grassadonia, con il quale ho lavorato; a mister Rossi devo molto, mi ha lanciato giovanissimo”. Fusco chiude con una considerazione sulla Salernitana attuale e non nascondendo un suo desiderio futuro per la sua carriera, agli albori, da allenatore: “Ho fiducia in questa Salernitana e non credo che la società non voglia andare in A, è solida e ha grandi potenzialità per puntare in alto. Il mio sogno è ovviamente allenare la Salernitana, non so se lo realizzerò, ma sarebbe l’ideale per chiudere il cerchio. Ho appena cominciato, devo migliorare e sto studiando per questo”.

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