Favo a R.Alfa: “Lotito non piace perché non è del territorio. La Curva vuole calcio propositivo”

Nel 1995 la Salernitana per la prima volta nella sua storia vinse fuori casa contro l’Ascoli. Finì 2-0 per i granata, in campo per i bianconeri c’era anche l’ex Massimiliano Favo. Il mediano napoletano ora ha smesso, l’anno scorso ha allenato la Paganese e adesso è a caccia di una panchina. A distanza di anni Favo non ha dimenticato quella partita, per lui particolare perché la sua prima vera esperienza tra i professionisti fu in proprio in granata, nel lontano 1987: “Segnò Strada dopo un autogol – ricorda Favo a Radio Alfa – Era una Salernitana esprimeva un calcio zemaniano, poi Delio Rossi è cambiato. Noi attraversavamo un periodo difficile, era l’Ascoli di Bierhoff e l’anno prima aveva sfiorato la promozione. Purtroppo il presidente ci lasciò a dicembre per un tumore e ci furono ripercussioni che portarono l’Ascoli alle soglie di un fallimento. Giocammo comunque la finale dell’Anglo-Italiano. Alla fine andò male la stagione, la Salernitana invece sfiorò la promozione in massima serie”.

Doppio ex della sfida di sabato, Favo sarà spettatore interessato di Ascoli-Salernitana: “Sono due grandissime piazze, che hanno una passione e un attaccamento verso la maglia devastante. Vivono per il calcio. Paradossalmente ad Ascoli, nonostante sia una città piccola, è ancora più marcato l’affetto verso la squadra. L’Ascoli ha giocato in Serie A per tanti anni grazie alla capacità dei presidenti. Salerno invece è la seconda piazza più importante della Campania e come tifoseria è pari a quella del Napoli. Hanno tanto affetto verso la squadra e purtroppo stanno vivendo un periodo negativo con il presidente Lotito. Questa situazione sta togliendo qualcosa dal punto di vista delle energie nervose alla piazza e alla squadra”.

Per Favo il calcio è cambiato nel corso degli anni, diventando sempre di più “un fenomeno sociale”. Il tutto spiega le divergenze che possono nascere tra una piazza e il presidente della squadra della città: “Sono stato capitano a Palermo e anche lì non se la passano bene con Zamparini. Palermo e Salerno sono piazze che hanno vissuto calcio vero e si ritrovano ad avere a che fare con presidenti che non sono del territorio. Questo significa che i patron la mattina non vanno al bar a tastare l’umore della piazza e ciò li rende distanti. Il tifoso medio pensa che chi viene da fuori lo faccia per affari e non per amore e quando le cose vanno male escono fuori le problematiche. Il calcio non è più quello di una volta, ora si sta in poltrona e non allo stadio. Il pallone è molto più social, sempre più legato al discorso televisivo soprattutto per un fatto economico”.

Oggi la Salernitana si ritrova a vivere una crisi anche sportiva, con i risultati che non arrivano e i playoff sempre più distanti: “I numeri parlano chiaro, la Salernitana fa pochi gol. È evidente che Gregucci saprà come uscirne, ma posso dire che in certe piazze serve calcio spettacolare e propositivo e quindi a volte bisogna assecondare gli umori di chi ha vissuto stagioni memorabili. Se ci sono gli interpreti, Gregucci li metterà in campo. Certi calciatori come Rosina possono fare la differenza in qualsiasi momento”.

Anche se in Serie B c’è sempre meno qualità: “Ero a vedere Perugia-Palermo, ho visto una B molto fisica. Pochissima tecnica e in campo c’era una delle favorite. Forse solo Brescia, Lecce e Cittadella vincono attraverso il gioco, tutte le altre puntano sui muscoli”.