Non c’è dubbio che la piazza di Salerno ora sia preoccupata, con l’andamento delle prime 14 giornate di campionato che a qualcuno, tolte alcune partite d’inizio stagione, ricorda più una prosecuzione di quella scorsa. Preoccupazione sì, però non può essere già catastrofe. Ci vuole lucidità, anche se è difficile mantenere l’equilibrio con tutta la delusione che c’è in corpo.
La Salernitana è obbligata a vincere con la Carrarese e a cambiare registro, però ha bisogno di una serie di cose. Di una vicinanza maggiore della proprietà come prima cosa, affinché possa ricrearsi quella struttura fisiologica che vede l’occhio del padrone ingrassare il cavallo. La cura dimagrante, anche di punti, a cui si è sottoposta la Bersagliera in questi mesi rischia di provocare un pericoloso cortocircuito. Per evitarlo, dopo aver già cambiato un allenatore, anzi due perché Sottil aveva firmato in estate ed era stato ufficializzato prima di andare su Martusciello, non ci si deve lasciar abbandonare alla tentazione di rivoluzionare ancora e mettere tutti sulla graticola. Fare quadrato tutti: proprietà, dirigenza, direttore sportivo e ora Colantuono, tutte scelte condivise. Petrachi è diesse non per auto-nomina, Colantuono allenatore per lo stesso motivo e Milan ad perché uomo di fiducia di Iervolino. C’è un unico orticello da coltivare che si chiama Salernitana e mettere in discussione ora ogni singola componente, almeno fino al mercato di gennaio, sarebbe deleterio e minerebbe ancora di più i residui di serenità di un gruppo che, nonostante tutto, non sembra essere spaccato o andare a vento come succedeva tristemente l’anno scorso.
Stando a quel che raccogliamo in queste ore, Petrachi guarda avanti con la schiena dritta e cerca di trovare le migliori soluzioni per venire fuori da questa crisi insieme a Colantuono e con la carta bianca della proprietà sulle azioni da fare, come il ventilato mini-ritiro che da domani potrebbe prendere forma in città con allenamenti comunque al Mary Rosy. Il botta e risposta di due settimane fa a distanza sarebbe rimasto tale: ieri al Mapei il direttore e Milan hanno seguito la partita fianco a fianco nella postazione riservata e adesso devono lavorare per invertire la tendenza. Già in estate il direttore sportivo ha bonificato la rosa guadagnando applausi con mezzi ridotti a disposizione, effettuando una gestione non paragonabile a quella del Sassuolo che ha potuto permettersi il lusso di trattenere i big con una proprietà solida, che non è andata in spending review, che non era retrocessa a febbraio come la Salernitana e ha una piazza più che tranquilla e che non mette pressione anche quando le cose vanno male. A Salerno è diverso e si deve avere la giusta freddezza per evidenziare le differenze di contesto, cassa, ambiente, rosa uscente dalla scorsa stagione piena di spine e quant’altro.
Busso è presidente da organigramma, ha provato anche ad essere presente in più di un’occasione, però chi apre il portafoglio è Iervolino, il patron, sempre chiamato in causa giustamente dalla tifoseria che ora vuole certezze. Proprio nei momenti di difficoltà la via deve essere indicata da chi è al timone, al quale però serve lucidità sulle scelte future, le ambizioni e i piani da attuare. Una cosa è certa: la Salernitana non può permettersi di stazionare nei bassifondi e rischiare la retrocessione. Bisogna fare quadrato e non pensare che la soluzione più efficace sia sempre disfare, seguire la strada tracciata e crederci fornendo a chi opera i migliori mezzi per portare a termine tutto. Milan e Petrachi sono i delegati di Iervolino a fare ciò e devono proseguire dando risposte, al di là delle influenze di avvelenatori di pozzi, degli istigatori di professione o delle parole in libertà che si leggono sui social. Il malcontento della piazza, sempre da esprimere civilmente come sta accadendo, non deve essere trasformato in benzina sul fuoco perché ci vuole poco per catapultarsi in una situazione ancora più difficile. Se si va al tutti contro tutti, come qualcuno autolesionisticamente vorrebbe forse, si finisce ancora prima di iniziare a combattere. Benevento, Spal, Crotone devono insegnare qualcosa con i loro doppi salti all’indietro, ma deve insegnare qualcosa anche lo Spezia che l’anno scorso ha rischiato e si è compattata strada facendo trovando una salvezza e ripartendo l’anno dopo con forza. Per quello che può fare (ed è tantissimo) l’ambiente deve trovare la forza di costruire qualcosa, anche se poco ed anche attraverso i modi giusti e decisi ma intelligenti, e non continuare a distruggere per la rabbia che non porta a niente. Ma serve anche un segnale forte dall’alto. Arriverà?
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