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Dino Zoff racconta Gregucci: “Difensore e combattente, gli auguro il meglio. Calcio italiano da rifondare”

Leggenda senza tempo, la coppa del Mondo alzata nel 1982 ha reso Dino Zoff immortale. Lo storico portiere d’Italia ha lasciato il calcio nel 2005, salvando da allenatore la Fiorentina in Serie A. Nella sua carriera da mister, oltre ad aver condotto la Nazionale fino all’ultimo atto della sfortunata finale degli Europei del 2000, Zoff ha anche guidato la Lazio in tre occasioni. Tra il 1991 e il 1993 nei suoi biancocelesti giocavano anche Angelo Gregucci e Giovanni Stroppa, oggi allenatori di Salernitana e Crotone avversari domenica prossima all’Arechi: “Seguo ancora il campionato di B nonostante le difficoltà televisive – ha detto Zoff ai microfoni di Radio Alfa – Gregucci e Stroppa erano agli antipodi come giocatori: il primo era un combattente difensore, l’altro un artista in attacco. Entrambi avranno smussato le proprie caratteristiche e stanno facendo bene. Quest’anno Gregucci aveva iniziato bene anche se ora sta attraversando qualche problemino. Angelo è una persona a modo, così anche Stroppa: sono stati professionisti esemplari e hanno fatto bene come calciatori. Gli auguro di fare altrettanto come allenatori”.

Per scegliere la Salernitana Gregucci ha dovuto rinunciare al suo posto nello staff del ct Mancini. Abbandonano così un’esperienza che Zoff conosce molto bene: “La categoria è certamente un passo indietro ma come ruolo è un passo avanti – il commento dell’ex portiere della Juve –  La responsabilità della gestione è più soddisfacente, richiede più impegno e qualche rischio in più”.

Oggi Gregucci lotta per portare la Salernitana in Serie A, anche se poi ci sarebbero problemi di multiproprietà. Intanto Lotito si gode il derby vinto e le due squadre nelle prime due divisioni nazionali sfruttando l’Arechi anche come terreno per far crescere i prospetti biancocelesti più interessanti: “Lotito ha fatto particolarmente bene alla Lazio, ha sempre tenuto la squadra nelle zone alte. È logico che una proprietà non può avere due squadre nello stesso campionato. Il passaggio dei giovani calciatori da una all’altra squadra è naturale, Salerno merita tanto perché ha entusiasmo ma logicamente si mandano a fare esperienza nella squadra più piccola e quelli che sono bravi vanno nella squadra principale. Se ci sono dei giovani interessanti anche a Salerno possono venir fuori, giocare e farsi vedere. E magari rimanere”.

Il calcio italiano non sta certamente attraversando il suo momento più felice. La Nazionale non è riuscita a disputare i mondiali di Russia, la Serie B è stata costretta a ridurre il numero delle partecipanti e soprattutto in Serie C si sta assistendo a uno scempio sportivo. Ultimo caso quello del Pro Piacenza. Il pallone dello stivale è sempre più bucato e il calcio del nostro paese sta toccando il fondo: “Ho paura che sarà anche difficile risalire se non si prendono adeguate decisioni. Tante squadre non reggono a livello professionistico e quindi i fallimenti sono la conseguenza. Le serie inferiori devono tornare a un semi professionismo con minor spese e l’eliminazione di tante situazioni per chi non riesce a portare avanti un campionato. Anche la Serie B ha i suoi problemi, vedo gli spalti sempre vuoti”.

Ultimamente anche all’Arechi si scorgono vuoti in tribuna. A Via Allende Zoff ha guidato la Nazionale nel 1998, in occasione dell’amichevole Italia-Spagna 2-2: “Ricordo quella partita, eravamo venuti in seguito alla tragedia di Sarno. È stato piacevole, la Nazionale attira sempre ed è un piacere dare soddisfazioni a quelle città che non spesso hanno la possibilità di vederla dal vivo”.

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