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Dia, lavoro personalizzato: obiettivo panchina al Castellani, la società spera di chiudere il cerchio

Boulaye sì, Boulaye no. Il dubbio resterà almeno fino a domani, relativamente alla partita di Empoli. Il caso che riguarda il calciatore si è certamente un po’ sgonfiato dopo il suo ritorno ma non sembra essersi affatto chiuso del tutto. La sensazione è che lo sarà solo quando Dia scenderà in campo. Servono ancora pazienza, mediazione, attesa, fortuna, collaborazione di tutte le componenti.

Per bocca dell’allenatore, l’attaccante senegalese non è stato convocato in occasione di Salernitana-Frosinone per proseguire un suo programma di allenamenti, dato che ne aveva sostenuti soltanto tre con i compagni dopo il suo rientro in ritardo in Italia nelle ultime tre settimane. Un ragionamento tutto sommato comprensibile, per evitare infortuni, che ha portato alla decisione di mettere il calciatore nelle mani dei preparatori atletici per allenamenti individuali fin da venerdì: oggi dovrebbe essere l’ultima seduta personalizzata e l’obiettivo è quello di inserire domani l’ex Villarreal in gruppo. Se i piani venissero rispettati, Dia partirebbe per Empoli martedì e il giorno dopo si accomoderebbe in panchina con la prospettiva eventualmente di entrare a partita in corso. Viceversa, il suo inserimento in distinta sarebbe ulteriormente rinviato alla gara interna contro l’Inter. Che rappresenta una sorta di deadline secondo la società perché se dovessero continuare bizze, problemi fisici, fattori extracalcio e via discorrendo, la Salernitana dovrebbe correre ai ripari ingaggiando uno svincolato. Sul mercato dei senza contratto, va detto, non c’è molto ed è anche per questo che il club punta ad avere presto il senegalese, per poi regolarsi a gennaio in base a quello che succederà (a prescindere dalla cessione di Dia, ci sarà o non ci sarà, il club dovrà fare innesti anche in avanti).

Ripercorrendo rapidamente le tappe, non si tratta certo di un mero recupero da un problema fisico. C’è un problema più profondo che la società, con le dichiarazioni di Maurizio Milan (“Non nego che ci sono stati dei momenti di nervosismo che tra persone intelligenti poi sono stati limati”, disse un paio di giorni prima di riabbracciare il giocatore, al tempo rimasto in Francia dopo il viaggio in Nazionale), ha in qualche modo confermato. Le “incomprensioni dovute anche a un fatto culturale, quando ci sono più persone che parlano lingue diverse” devono cessare definitivamente. Il via libera sarà solo quando la maglia numero dieci sarà annunciata sul tabellone delle formazioni o delle sostituzioni. I comportamenti pre-Lecce, la mancata convocazione, la conferenza del direttore sportivo che non fece alcun riferimento a problemi fisici ma alla “suscettibilità del calciatore”, poi la Nazionale senegalese e la nota dell’infortunio (“Lesione del retto femorale, due settimane di stop”) che a Salerno non è stato invece riscontrato ai controlli, il suo rientro con cinque giorni di ritardo a Salerno per “problemi personali” che evidentemente hanno poi richiamato altri tipi di incertezze. Dia non s’è fatto mancare niente. Anzi, no: gli è mancato solo il campo, la partita. Non allenarsi, non vivere lo spogliatoio alla lunga nuoce non solo alla squadra ma anche allo stesso atleta, a cui converrebbe tornare presto quello ammirato l’anno scorso anche solo per dimostrare che quei 16 gol in A non sono stati un caso ad eventuali compratori. Nelle ultime settimane De Sanctis ha interagito spesso con i procuratori di Dia (Vasilyev è stato diggì dell’ex portiere quando era al Monaco, nda) ma Iervolino no. Si conta di avere il giocatore presto in campo senza ulteriori discussioni. Si aspetta un segnale dal ragazzo affinché possa mettersi a disposizione dopo questo mini-programma di lavoro personalizzato. Sousa ne saprà evidentemente gestire il minutaggio.

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