In conferenza Morgan De Sanctis ha anche fatto un excursus sulla sua annata e in particolare su momenti difficili e complicati da vivere e gestire, ma anche su momenti belli: “Ci sono stati due momenti brutti nella stagione. Il primo è la sconfitta di Bergamo. Una pagina brutta, la più brutta della storia granata in A. Non dovevamo produrla ma quella partita ha introdotto dentro tutti noi il senso della responsabilità e la voglia di rivalsa per toglierci altre soddisfazioni e portare di nuovo in alto la Salernitana. Il momento più bello è stato la partita del ritorno. C’entra il fatto che in quella partita abbiamo avuto la certezza della salvezza. In questi dodici mesi penso di aver tenuto la barra dritta anche in situazioni in cui non condividevo al cento per cento le decisioni del club. Una volta mi sono sentito debole, quando la società ha deciso di andare in ritiro in Turchia. Non c’è nulla di polemico ma devo dirlo. La Salernitana non doveva andare lì, il sottoscritto aveva ripetutamente detto che non era adeguato. L’unico tesserato della Salernitana che era stato lì per due anni era il sottoscritto, nessuno più di me poteva capirlo. Lì non avremmo guadagnato nulla dal punto di vista della possibilità di lavorare bene rispetto al restare in sede e poi è stato un ritiro costato qualche soldino. Non c’entra il rendimento post sosta. Io lì per un attimo ho pensato che le cose mi stessero sfuggendo di mano ma lì ho avuto opportunità di chiarire alcune cose col presidente e ripartire ancora più forte. Quell’episodio mi ha reso più credibile e forte agli occhi della proprietà“.
Querelle Verdi
Nel mese di gennaio la Salernitana ha provato a riprendere Simone Verdi, ma l’operazione è praticamente saltata sul gong: “Verdi è un altro caso, dopo la Turchia, in cui ho dovuto fare un fortissimo esercizio di silenzio anche dopo l’agghiacciante intervista del suo agente, Orgnoni. Simone è un giocatore forte ma in quel momento non serviva alla Salernitana perché c’erano altri giocatori forti con le stesse caratteristiche – ha spiegato De Sanctis -. Nell’ultimo giorno di mercato il presidente per generosità, voglia di rendere felice anche la piazza, sotto anche un esercizio di pressione bipartisan, Torino e Verona, mi ha chiesto di negoziare l’arrivo di Verdi. Questa cosa è stata circoscritta alle ultime 3 ore di mercato, andava avanti da qualche mese ma vedeva nel sottoscritto e in Nicola l’idea che non andava a completare cose che immaginavamo di completare. Nelle ultime 3 ore di mercato abbiamo prima dovuto trovare la quadratura di numeri anche importanti, poi c’è stato un ritardo tecnico dovuto non alla mia incapacità di mandare e-mail, un inghippo di ritardi, non era una cosa che si poteva orchestrare. Purtroppo è stata fatta fuori tempo massimo e la Lega non ha fatto passare il tesseramento nonostante le giustificazioni portate dal nostro studio legale. Tengo a riconoscere il valore assoluto di Verdi ma non serviva alla Salernitana”.
L’eredità di Sabatini
Il dirigente abruzzese ha fatto una riflessione anche sulla sua persona, con un riferimento piccato all’ex ds granata Sabatini: “Mi sento diverso da quando sono arrivato, più preparato e più completo anche nella prospettiva di ricominciare o di non smettere mai di programmare il futuro della Salernitana. In questi giorni l’anno scorso stringevo la mano a Iervolino. L’eredità era pesante, ho avuto il privilegio di essere un giocatore di Sabatini alla Roma, capisco quanto lui fosse entrato nella testa e nel cuore dell’ambiente. Forse devo ambire anch’io a raccontarmi in maniera energica, filosofica, un po’ istrionica. Non so quanto tempo lavorerò qui: magari resto trent’anni o vado via prima. Di certo quando lascerò la Salernitana non sarò così presente e influente all’interno dell’ambiente Salernitana. Penso che sia doveroso come forma di rispetto verso chi arriverà al mio posto condizionare il meno possibile le opinioni di chi poi effettivamente arriva. Durante la mia carriera da giocatore e nella mia vita non ho mai sofferto di sudditanza psicologica, tuttavia sono stato consapevole dei miei mezzi e dei miei limiti ed ero profondamente convinto di essere la persona più adatta a sostituire Walter. Sentivo una serie di sentimenti positivi e giuste congiunture che avrebbero permesso di fare un ottimo lavoro considerando anche le grandi ambizioni del presidente e la sua forza finanziaria. Ci sono state tante difficoltà, come è normale durante la stagione”.
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